Zadie Smith presenta la nuova raccolta di racconti Grand Union

Quasi due decadi fa, il successo di White Teeth pose inaspettatamente Zadie Smith al centro del mondo letterario. In seguito a quel sorprendente debutto, la scrittrice ha prodotto un’impressionante quantità di materiale, arrivando a essere considerata tra le migliori autrici contemporanee. A White Teeth seguirono The Autograph Man, ritratto di un individuo ossessionato dalle celebrità e On Beauty liberamente ispirato ad Howards End di EM Forster. Nel successivo NW la Smith sperimentava con la forma, echeggiando The Waves di Virginia Woolf. Swing Time, l’ultimo romanzo pubblicato, è invece un racconto ambientato tra l’Africa, New York e Londra, incentrato sull’amicizia tra due ragazze con la passione per la danza.

Zadie Smith ha un dono: quello di saper scrivere su qualsiasi argomento in maniera acuta e brillante. Non importa se un pezzo è dedicato alla critica di un film, all’identità razziale o all’analisi di un romanzo; la Smith tratta ogni tema con la stessa profondità offrendo interessanti spunti di riflessione. Ne sono esempio i due libri di saggi Changing My Mind e il recente Feel Free nel quale la scrittrice si confronta con i soggetti più disparati, da Joni Mitchell alla Brexit, dimostrando un’ammirabile ecletticità. Nell’opera di questa talentuosa scrittrice c’è anche spazio per le storie brevi: la Smith ha approcciato questa forma per la prima volta sulle pagine del New Yorker e ne pubblica ora una raccolta, Grand Union, contenente undici storie inedite.

In occasione dell’uscita di Grand Union, Zadie Smith è stata protagonista di una coinvolgente conversazione in cui ha spiegato l’origine delle storie presenti nel libro, il suo approccio alla scrittura e il rapporto con la città natale, Londra.

Sulle storie brevi

“Non è facile scrivere storie brevi se si è abituati al romanzo; io ad esempio, ho bisogno di spazio per delineare i personaggi. Non davo molta importanza alle storie brevi fino a quando non ho letto quelle americane; sono stata spinta a leggere certe storie quando mi trovavo nel Greenwich Village, dove hanno vissuto grandi autori come Grace Paley. Alcune storie brevi inglesi sono molto convenzionali, io invece, volevo divertirmi con questo genere.”

Sul proliferare dei corsi di scrittura

“La verità è che uno scrittore diventa quello che è attraverso la lettura. Io insegno scrittura creativa alla NYU e quello che cerco di fare è introdurre i miei studenti alle varie possibilità della prosa, mostrandogli prospettive diverse.”

Le storie di Grand Union

“Attraverso le storie di Grand Union volevo sottolineare la varietà che caratterizza ogni essere umano. Sono incuriosita da luoghi e persone diverse. In un certo senso cimentarmi con le storie brevi mi ha ricordato perché amo scrivere: è la possibilità di vivere esistenze diverse ad attrarmi.
Nella storia che apre il libro Dialectic, ho cercato di lasciarmi sorprendere. Volevo scrivere sulle conversazioni che abbiamo nella quotidianità, le storie che le persone si raccontano per sopravvivere. In Two Men Arrive in a Village ho tentato di rendere il racconto universale, piuttosto che legarlo ad un solo paese. Quando si parla di episodi di violenza, sono spesso gli individui maschili a essere protagonisti. Questo perché potrebbero a loro volta provenire da un background traumatico. Alla base di Kelso Deconstructed c’è un fatto realmente accaduto. È una ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Kelso Cochrane, ucciso per motivi razziali nel 1959 a Notthing Hill. Ci tenevo a far capire al lettore che gli eventi narrati erano reali.”

Lo scrittore come un musicista Jazz

“Per me la scrittura è come un concerto Jazz, c’è molta improvvisazione. Da piccola suonavo musica classica, ma eseguire lo spartito era una prigione. Amo la libertà del Jazz e in un certo senso, devo percepire una fluidità quasi musicale quando scrivo.”

Il rapporto con Londra

“Willesden (ndr – l’area nord-ovest di Londra da cui proviene Zadie Smith) era un ambiente molto divertente. Mi piace tornarci e ne sento spesso la mancanza. L’ho sempre visto come un bel posto, nella mia testa era quasi parte della campagna, mentre ora è stato inglobato nella periferia di Londra. Ho sempre pensato che fosse un posto cool.”

Vivere nel Greenwich Village

“Abito nel Greenwich Village che non è esattamente l’America, ma un luogo a parte, un’area molto gentrificata di New York. Sono contornata dalla storia letteraria; nel 1956 il Village era incredibile, James Baldwin viveva in quelle strade. Ora non è più così ed è parte di quello che sta succedendo in America, che è poi quanto avviene anche a Londra. Gli artisti ci sono ancora, ma è l’atmosfera ad essere cambiata. L’energia percepita in città come Londra e New York è molto simile, anche se Manhattan è più delirante.
Io vivo come un’estranea ovunque mi trovi, ma in un certo senso, sentirsi così è un’interessante prospettiva da cui prendere spunto per scrivere.”

Grand Union è edito in lingua inglese da Hamish Hamilton Books. Le altre opere di Zadie Smith sono pubblicate in Italia da Mondadori, Minimum Fax e Edizioni SUR.
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