Sabato sera. Non ho visto la pioggia ma dev’esserci stata perché quando arrivo al Circolo Kessel di Cavriago ci sono pozzanghere ovunque e odore di asfalto. All’ingresso, alla fine di una scala ogni volta più lunga, ci sono i suoni di TMN ad accompagnare il mio arrivo e quello di chi si sta arrampicando fin lì. Ancora qualche minuto di riscaldamento prima di partire poi tutto si spegne, il palco cambia e davanti a noi iniziano a schiudersi file di led e neon.
Ci sono dei conigli, un robot, forse un orso, non ha importanza perché quando inizia Mr Everett tutto ha improvvisamente senso. La musica coinvolge subito e non mollerà più fino a fine serata. Il progetto bolognese è recentissimo (2015) e vuole trasportarci in una dimensione futuristica dove l’uomo e la macchina si incontrano e, dialogando, perdono i loro confini. Rupert, il cyborg, si muove, balla, canta, recita il tutto sempre in perfetta simbiosi con quello che esce dalle casse. Dalle prime note è già chiaro che questo live va oltre la musica, è una performance che racconta una storia capace di accendere la curiosità per quello che succederà l’attimo dopo. Mi giro, di fianco a me una ragazza con una maschera da coniglio cammina verso il palco, sale e inizia a cantare. Da adesso in avanti sarà un crescendo fino alla fine quando con l’ultimo suono si spegneranno anche le luci e torneremo bruscamente alla realtà con quel senso di appagamento che di solito accompagna i titoli di coda di un bel film.
Un cambio rapido poi è il momento di Machweo. Di Giorgio (il suo vero nome) ho pochi ricordi distorti che risalgono a Capodanno quando ha suonato in piazza Maggiore a Bologna e complice il vino e decisamente troppa gente non ho potuto apprezzarlo a dovere. Inizia. Quando suona sorride sempre e mi accorgo che anche tutti intorno a me fanno lo stesso tanto da farmi rispolverare in qualche conversazione l’imbarazzante presi bene. In effetti con i pezzi di Musica da Festa, il suo ultimo lavoro uscito a gennaio per Flying Kids Records riesce davvero a diffondere il mood giusto che è quel misto di chill e spensieratezza che non passa mai di moda. Il sound strizza l’occhio al passato, a una club culture dimenticata e ripresa da Machweo con nostalgia senza mai però scadere nel trash.
Con una fluidità inaspettata arriviamo al finale e il testimone passa questa volta a Godblesscomputers.
Intermezzo (a cura di Francesco Pattacini). Quella di Lorenzo Nada è una storia a cui, per un motivo o per l’altro, ci è rimasta attacata. Forse perché già da Veleno, quando era ancora acerba l’attenzione alla musica elettronica italiana, avevamo sentito qualcosa di nuovo. Sono passati tre anni e anche il numero dei live a cui abbiamo assistito sono aumentati, così come la posizione sulle line up che da apertura si sono presto (e felicemente) trasformati in main event. Quello che continua a stupirci, ed è successo anche al Kessel, è stato il fatto che nemmeno un’uscita personale come Plush & Safe, sia riuscita a normalizzare il suo processo creativo, a dargli un ordine più o meno riproponibile nelle volte successive. Ed è così che ci siamo trovati davanti a frames che conoscevamo ma rimiscelati in un modo del tutto nuovo, non per una questione di ordine di esecuzione, che hanno configurato qualcosa di diverso. È forse questa l’unica cosa che possiamo affermare, per chi non è la prima volta che sentiva Godblesscomputers, che la sua passione è sconfinata e insaziabile, e noi possiamo solo sperare che non si fermi più, per una questione egoistica, si intende, che Yuan e Closer continuano a farci vibrare proprio perché ci si sono attaccate dentro.
Quello che resta, alla fine, è il senso di leggerezza che deriva da chi fa della musica un momento di pura condivisione. L’immediatezza di suoni studiati ma di facile ascolto che arrivano, sconvolgono e passano come una pioggia estiva. Tre progetti diversi che si amalgamano tra loro alla perfezione creando un’atmosfera da festival anche in spazi ridotti. La serata del Kessel ha dimostrato la straordinaria versatilità di artisti che funzionano nei piccoli club come su palchi importanti riuscendo nel difficile compito di coinvolgere e intrattenere anche un pubblico eterogeneo.
Le foto sono a cura di Francesco Pattacini, tutti i diritti riservati