Il secolo sta cambiando i suoi connotati, si è già vista la battaglia portata avanti da musicisti come David Byrne e Thom Yorke contro il servizio di streaming musicale Spotify, e stavolta anche gli scrittori scendono in campo contro il colosso di Jeff Bezos Amazon. La protesta contro Amazon parte da lontano, e riguarda lo scontro con l’editore Hachette sul prezzo degli e-book. Amazon viene accusata da Hachette di voler applicare uno sconto troppo grande per le vendite, cosa che ovviamente riduce i ricavi dell’editore, e ha deciso di non rinegoziare il prezzo di vendita dei suoi libri sul mercato. Questo ha causato una speciale ritorsione di Amazon nei confronti del catalogo di Hachette: ritardi nelle consegne per i suoi libri, prezzo volutamente mantenuto alto, e non reperibilità di alcuni titoli. Lo scorso 10 Agosto una lettera pubblicata sul New York Times firmata da oltre 900 scrittori capitanati da Douglas Preston (che pubblica con Hachette) ha dato viva voce allo scontro anche al ruolo dello scrittore: in questa vecchia storiaccia infatti erano fino ad allora presenti solo il colosso della distribuzione Amazon e l’editoria.
Adesso si aggiungono alla protesta contro Amazon altri 300 scrittori che lamentano le tattiche da strozzinaggio di Bezos e Co.: nomi come Philip Roth, Milan Kundera, Orhan Pamuk, Salman Rushdie, chiedono che Amazon venga messa sotto inchiesta per i suoi comportamenti che somigliano tanto a una ritorsione e danneggiano il mercato editoriale intero, nonché la scrittura. L’agente letterario americano Andrew Wylie (che ha curato nomi come Roth, Bolano, Calvino) ha detto: ”Se Amazon non viene fermato, è la fine della cultura letteraria americana”.