Nella cornice di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, in esposizione fino al 28 giugno, una mostra fotografica che ripercorre la carriera del Thin White Duke attraverso gli scatti di Masayoshi Sukita.
Avete presente l’iconica fotografia in bianco e nero della copertina di Heroes? E l’immagine di Bowie con quella sorta di kimono oversize del periodo Ziggy Stardust? Dietro a questi scatti, che sono ormai entrati nella storia dell’iconografia musicale, c’è Masayoshi Sukita, il fotografo giapponese che forse più di tutti ha saputo immortalare le mille personalità di David Bowie. Sukita e Bowie si conobbero nel 1972. Il fotografo si trovava a Londra per ritrarre Marc Bolan, idolo di quei primi anni ’70 in cui il pubblico era rimasto orfano degli appena sciolti Beatles. Gli scatti a Bolan, con i riccioli selvaggi (a cui farà riferimento Bowie nel pezzo Lady Stardust) e il sorriso beffardo, aprono la mostra. Quando Sukita, che aveva iniziato la sua carriera come fotografo di moda, vide il poster di un concerto che Bowie stava per tenere alla Royal Festival Hall di Londra, rimase folgorato: il cantante appariva su sfondo nero con una gamba alzata in pieno stile rock ‘n’ roll. Sukita decise di andare al concerto, dove Bowie apparve insieme a Lou Reed (Bowie produrrà il secondo album da solista dell’ex Velvet Underground, Transformer). L’energia della serata segnò il fotografo per sempre:
“Vedere Bowie sul palco mi ha rivelato il suo genio creativo. Ho guardato Bowie esibirsi con Lou Reed ed era così potente. Era diverso dalle altre rockstar, aveva qualcosa di speciale che sapevo di dover fotografare” (da Heroes -Bowie by Sukita di Vittoria Mainoldi)
Sukita entrò in contatto con Bowie tramite la stylist Yasuko Takahashi, collaboratrice di Kansai Yamamoto, il designer dietro ai costumi di Ziggy Stardust ritratti nelle foto della mostra. Fin dal primo shooting, tra i due si instaurò un rapporto di scambio creativo e culturale che durerà fino alla scomparsa del cantante nel 2016. Le foto nella prima sala sono quelle leggendarie del periodo Ziggy Stardust in cui Bowie appare come una figura androgina dai capelli rosso acceso, immortalato con il celebre costume d’ispirazione giapponese disegnato da Yamamoto. In un’altra foto Bowie indossa una tuta dalle tinte psichedeliche, in quella accanto un abito dai sapori orientali. Il cantante ha sempre amato il Giappone e in particolare la tradizione teatrale del paese. Berlino è l’altro luogo fondamentale nella carriera dell’artista inglese. Nel 1975, Bowie si era trasferito a Los Angeles per girare il film di Nicolas Roeg The Man Who Fell to Earth e della città del cinema aveva conosciuto tutti gli eccessi e bizzarrie. Il cantante viveva secondo una dieta a base di peperoni, latte e cocaina e si interessava all’occulto. Arrivò persino a far esorcizzare la piscina della sua casa di Bel Air, perché convinto di essere perseguitato da forze diaboliche. Quando Bowie rivide la foto dei Grammy Awards del ’75, in cui appariva in versione scheletrica accanto a John Lennon e Yoko Ono, decise che era il momento di lasciare la città degli angeli.
Bowie scelse Berlino, dove andò a vivere insieme ad Iggy Pop, in cerca di redenzione dalla droga e da sé stesso. Il cantante ricorderà infatti la parentesi a Los Angeles e dell’album Station to Station come il momento più oscuro della sua vita. A Berlino, Bowie trovò nuova ispirazione nel Krautrock e nella musica elettronica che stava prendendo sempre più campo in quegli anni. Nella città divisa dal muro, il cantante produsse una delle sue canzoni più belle, Heroes, che è entrata nel nostro immaginario anche grazie all’iconica foto dell’album realizzata da Sukita. Lo shooting da cui fu scelta la cover del secondo album della trilogia berlinese, ebbe luogo durante il tour in Giappone in supporto a The Idiot di Iggy Pop, di cui Bowie era produttore e autore di alcuni brani. Durante la sessione, il cantante, memore del suo passato con Lindsay Kemp, assunse pose da mimo. Il risultato è quello che ormai tutti conosciamo. Nelle foto di Sukita appare anche Iggy Pop: l’ex cantante degli Stooges è ritratto in un’inedita versione giacca e cravatta e con Bowie in alcuni momenti di pausa dalla promozione di The Idiot.
L’ultima sala è quella del Bowie più recente. Spogliati gli abiti di Ziggy Stardust, del Thin White Duke e del periodo berlinese, con l’album Let’s Dance arrivò la fama mondiale. Per tutta la sua lunga carriera, Bowie continuò a farsi ritrarre da Sukita: uno degli shooting più belli è quello a Kyoto del 1980. Le immagini lo dipingono mentre è intento a chiamare qualcuno da una cabina telefonica, nel comune gesto di ordinare del cibo da un banchetto lungo la strada o di spostarsi in metropolitana. Sono momenti intimi, in cui anche solo per un attimo, riusciamo ad andare oltre David Bowie la rockstar, intravedendo David Jones, l’uomo.
Le 90 foto che compongono Heroes: Bowie by Sukita ripercorrono la vita e carriera di Bowie attraverso la fotocamera di uno dei più celebri ritrattisti del rock ‘n’ roll. Dopo il successo di David Bowie Is realizzata dal Victoria & Albert Museum (e passata anche dal MAMbo di Bologna), la mostra è un altro tassello che va ad aggiungersi alla sterminata eredità lasciataci dal più grande trasformista che il mondo musicale abbia mai conosciuto.