Giornalismo pro-Silvio, da Barbara D’Urso alla cicca della Bocassini

Molti intellettuali dalle pagine di svariati giornali, di qualunque colore e registro, hanno già parlato di “Post-Berlusconismo”. Genericamente è stato inteso come la fine dell’era comunicativa berlusconiana, della fine del fango che imperversava nella tv e con essa la cultura trash dominante degli ultimi anni. La fine del Grande Fratello è stata salutata come un momento di ritrovata civiltà, ma in realtà è soltanto merito di Facebook che è diventato il vero medium del voyeurismo (“cazzo ce ne facciamo delle telecamere, stanno le foto del profilo” cit. chiunque). Il post-silvio è stato colorito anche da accostamenti a Renzi (era lui il vero “post” dato che il PDL balla/ballava nel regno del caos), che dopo il picco di popolarità per le primarie ha lasciato gli schermi per poter tornare a Firenze per farsi contestare e per ricevere la solidarietà del PDL.

Negli ultimi giorni pare invece che il Berlusconismo comunicativo sia tornato con una certa violenza. Le strategie comunicative del Silvio non sono cambiate e lui ha recuperato cinque punti percentuali in cinque giorni di tv. Anzi il suo mostrarsi sprezzante e il suo linguaggio (in senso ampio) non sono cambiati e per quanto riguarda l’aspetto trash del suo comparire in televisione la sua costanza è impressionante. Questa costanza è ormai un brand consolidato e potrebbe essere vincente.

Il suo primo spazio infatti è stato quello riservato all’entertainment journalism della reginetta Barbara D’Urso, la quale pochi minuti prima aveva come ospite in studio Michele Misseri. La transizione Misseri–Berlusconi non è stata casuale, ma una mossa ben studiata per poter raggiungere un certo tipo di pubblico: il pubblico voyeurista che guarda l’omicida contadinotto che balbetta, un po’ ridicolo e un po’ inquietante (no sul serio, una volta il voyeurismo era solo una forma per trovare piacere erotico, ora ci farebbe votare Hitler).

Nemmeno il suo linguaggio è cambiato molto, tra raccontini e risate ci si potrebbe scrivere per settimane. Ad esempio questo l’ho trovato particolarmente esilarante: «E’ ufficiale, mi sono fidanzato. Finalmente ora mi sento meno solo. Ci sono 49 anni di divario d’età tra me e lei, ha 28 anni, si chiama Francesca. E’ una ragazza bella di fuori e ancora più bella dentro, di principi morali solidissimi, mi sta molto vicino, mi vuole molto bene e io la ricambio». Fermiamoci un attimo, a chi si rivolge con l’espressione “ora mi sento meno solo” mentre parla da una trasmissione che assume toni familistici domenicali? L’abbiamo capito tutti. Cerca la commozione da parte di chi invece dall’altra parte dello schermo e degli allori è solo davvero. “Vergognoso” è poco.

Lo rivediamo poi a Porta a Porta e l’intervistatore stavolta è “l’autorevole” Vespa – altro pubblico, altra fetta di elettorato rispetto alla “vicina di casa” Barbara D’Urso – al quale dichiara che  gli italiani hanno bisogno di lui e quindi non si astiene quando sente «il dovere di prestare il soccorso a chi ha bisogno». Il buon vecchio crocerossino, che ben conosciamo dai tempi dello «Scendo in campo per il bene dell’Italia», ha quindi espresso di nuovo se stesso nella figura del “Salvatore”, di quello unto dal Signore, talmente unto che ha chiesto alla chiesa di ricordarsi cosa ha fatto per lei.

Ci ritroviamo poi di fronte ad un altro ritorno al passato. Non so se tutti ricordano il caso Mesiano, il magistrato che ha condannato nel 2010 il gruppo Fininvest a risarcire Carlo De Benedetti per circa 750 milioni di euro. Mesiano fu sbattuto in televisione da un servizio su Canale 5 in cui se ne denunciavano le stravaganze: addirittura va dal barbiere ogni tanto e indossa calzini turchesi. La cosa più grave della faccenda, dopo averlo ridicolizzato e averne creato una macchietta Alleniana, è stata la riflessione sulla promozione avuta dal csm dopo la condanna a Fininvest: «qualcosa non quadra» si disse, ma in realtà si è trattato semplicemente uno scatto di carriera per anzianità.

Dalle pagine di “Chi” – testata gossippara del Cavaliere che come direttore ha un certo Signorini – si è consumato un attacco dello stesso identico taglio a Ilda Bocassini, il magistrato che rappresenta l’accusa all’interno del caso Ruby. Le dinamiche sono più o meno le stesse, viene presa di mira la figura del magistrato tirando in ballo sciarpa e guanti da trecento euro (come se a qualcuno gliene potesse fregare qualcosa) e il fatto che addirittura si permette di buttare una sigaretta a terra. La foto proposta da “Chi” riporta un cerchio rosso intorno alla mano della Pm incriminata: bastava farlo poco più su quel cerchio, alla testa, e si sarebbe trasformato in una minaccia di stampo mafioso.

Siamo di fronte ad una corazzata finalizzata alla nostra confusione. Indignarci perché il ministro Bocassini butta una sigaretta a terra mentre il Fiscal Compact comprimerà non solo il nostro potere d’acquisto, ma anche la nostra semplice possibilità di poterle pagare queste tasse, fa di noi dei perfetti qualunquisti. Altro che Grillo.

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