Ci sarà parecchia gente stasera: basta osservare la lunga fila di auto parcheggiate appena lasciamo la strada principale e ci inoltriamo nelle traverse di quest’angolo di Frattamaggiore da due anni consacrato alla musica dal vivo. Fuori al Sound Music Club ci sono molti ragazzi che hanno già preso il biglietto, altri sono in fila davanti alla cassa. Piena di gente è anche già la bar room.
Entriamo nella sala live mentre Giorgio Poi ha appena iniziato a cantare di malinconie lontane: il concerto si apre con Paracadute e bastano poche note per finire immersi in atmosfere che sembrano portarci indietro nel tempo, almeno per chi è sulla trentina. La sala è invece gremita soprattutto di ragazzi ventenni che nulla o quasi sanno di lungomari spogli e desolati delle coste tirreniche, di Luca Carboni e di maglie del Bologna sette giorni su sette, di bambini già malinconici fra sole e lucertole, di jukebox cui appoggiarsi aspettando che qualcuno più grande metta un gettone, di cabine telefoniche, di videogiochi dietro al bancone del bar, di prime scoperte e altrettante delusioni.
Il progetto solista di Giorgio Poi guarda proprio a quel mondo lì, a quel cantautorato italiano a cavallo tra gli anni settanta, con alle spalle boom economico e la coda velenosa degli anni di piombo, e gli anni ottanta con il loro carico di rampantismo e disimpegno che di lì a poco avrebbe spazzato via i grandi ideali del decennio precedente.
Non si tratta però certo di un’operazione nostalgia, per quanto sia innegabile che Fa Niente, uscito per Bomba Dischi nel febbraio di quest’anno, abbia beneficiato del nuovo vento che sta radicalmente cambiando le coordinate della musica indie italiana.
Giorgio Poi è riuscito, in qualche modo, a tenere insieme il recupero della grande tradizione italiana (Battisti e Dalla su tutti) incrociandola però con un’attitudine sicuramente più moderna e legata anche alle influenze internazionali e non solo del passato. Ne è una prova immediata l’incipit di L’abbronzatura che sembra venir fuori direttamente da In Rainbows con i suoi tempi dispari. Sicuramente cifra che attraversa l’intero lavoro sospeso, tra addii del passato e un futuro mai come adesso incerto, la malinconia già nel secondo pezzo si lascia colorare da arrangiamenti esotici come raggi di sole di paesaggi tropicali che lentamente si stagliano sullo sfondo. Il finale è affidato prima a una melodia disegnata nell’aria, suonata al flauto dallo stesso Poi, quindi a una coda molto più rock grazie ai due bravi musicisti che hanno registrato l’album e lo accompagnano in tour, Matteo Domenichelli al basso e Francesco Aprili (con tanto di t-shirt con la copertina di The Epic di Kamasi Washington) alla batteria.
Giorgio annuncia un pezzo nuovo, si tratta di Il tuo vestito bianco, uno dei due brani nuovi presenti nell’edizione in vinile di Fa Niente, uscita il 6 ottobre. Il pubblico la conosce già a memoria e la canta con entusiasmo mentre, com’è nel suo stile, racconta, attraverso scene di vita quotidiana, il senso costante di spaesamento, di distanza reciproca, d’incomprensibilità che caratterizza i nostri tempi. Lo fa con un’originalità nei testi soprattutto, e rivestendo i brani con musiche che sul disco suonano fresche e leggere (nel senso migliore del termine). Nella dimensione live, invece, tutti i pezzi guadagnano in intensità virando dal pop verso territori rock anche grazie all’abilità di una band molto affiatata (Giorgio Poi non si stanca mai di elogiare, sul palco come nelle interviste, i due compagni di viaggio). La foga lascia spazio forse a qualche imprecisione ma si tratta di peccati veniali da pagare sull’altare dell’entusiasmo e dell’energia per una band cui certamente non manca la personalità.
Un inconfondibile accordo di chitarra apre Il mare d’inverno, una delle sue cover preferite. È un territorio in cui tutti sembrano muoversi a proprio agio: la voce di Giorgio sembra perfetta per l’atmosfera del pezzo, dalla seconda strofa l’ingresso di basso e batteria regala un arrangiamento che ne mette in luce un lato quasi dark e new wave, con un suono molto preciso grazie soprattutto ai colpi secchi di Domenichelli.
Acqua minerale, uno dei pezzi più amati scatena il pubblico in sala ed è seguito a ruota dalla seconda cover della serata, Ancora ancora ancora, scritta da Malgioglio e portata al successo da Mina. Nell’originale una struggente e sensuale ballata che Giorgio Poi trasforma in una ballad sicuramente più rock con la voce che sale alta e aspra mentre Aprili costruisce un sound di tocchi bassi e cupi.
Doppio Nodo mantiene inalterata la sua freschezza e il suo piglio capace di mescolare leggerezza e ballabilità. Se è vero che qui e là affiorano tutti i possibili riferimenti musicali (Ivan Graziani, in questo caso), è innegabile che Giorgio Poi riesca a dare a tutti i suoi pezzi un’identità che lo rende riconoscibile, e soprattutto possiede la grande capacità di trasformare un concerto in una grande festa.
Le foto non me le fai mai, divertissement critico sull’ossessione social, continua a mantenere vivo il clima, e se su disco si rifà a suoni sudamericani dal vivo si trasforma quasi in un pezzo big beat anni novanta, mentre i giochi di luce sul palco sembrano trasformare il concerto in una serata clubbing.
Con la felpa blu: basta un solo riconoscibilissimo verso per scatenare il boato del pubblico mentre il batterista gli chiede di tenere il tempo battendo le mani. Va detto che Tubature è un pezzo irresistibile e sorprende come questi nuovi cantautori riescano a centrare facilmente il pezzo cult, il tormentone, incontrando, incoraggiando o assecondando (e va da sé che il giudizio sull’integrità artistica dipende molto dall’aggettivo sul quale vogliamo far cadere l’accento) questo bisogno di cantabilità che sembra essere la cifra più forte del nuovo pubblico indie.
Tubature è il pezzo perfetto che racconta moltissimo di questo ragazzo, nato a Novara, cresciuto in Toscana, romano d’adozione e che ha trascorso gli ultimi anni tra Londra e Berlino. Non è immediato l’esordio solista di Giorgio Poi: c’è bisogno di tempo, di un lento corteggiamento con la sua voce così particolare, in un certo modo sgraziata, perché poi la grazia sta tutta altrove, racchiusa in una sorta di dolcezza di fondo, di delicatezza nei confronti della vita che racconta, delle paure e le incertezze che la attraversano. E poi c’è la musica e lì arriva la sorpresa perché se è vero che Poi ha pubblicato il suo esordio con Bomba Dischi (Calcutta, Pop X) etichetta regina negli ultimi due anni nel dettare una nuova leggerezza al mondo indie, è vero anche che le canzoni racchiuse in Fa Niente sono tutt’altro che semplici. Dietro la cantabilità e il motivetto accattivante (sia detto con merito) ci sono musiche e arrangiamenti tutt’altro che banali.
Giorgio Poi ringrazia sentitamente il pubblico, sottolineando che è solo la seconda volta che suona a Napoli, e che dovrebbe davvero tornarci più spesso. Del resto l’accoglienza che il pubblico gli ha riservato stasera è davvero più che calorosa.
Tocca ancora all’altro nuovo inedito, Semmai, per poi far esplodere di nuovo il pubblico con Niente di strano, il primo singolo estratto dall’album, forse il brano più calcuttiano dell’intero disco che, però, ancora una volta, sorprende per il cambio di tempo e registro. Il pubblico balla, c’è un accenno di pogo mentre il canto della folla è assordante.
Giorgio Poi saluta il pubblico che lo richiama a gran voce, altri pezzi non ci sono, e per una volta il bis è veramente tale: la scelta ricade ancora sul nuovo singolo Il tuo vestito bianco, poi è davvero tempo di abbandonare il palco.
Mentre guardiamo questi ragazzi caricare tutta l’attrezzatura sul van proviamo a immaginare il futuro di questo progetto, i margini di crescita enormi che sembra avere. Perché la sensazione è che ci sia tanto da dare, anche più di quello che abbiamo visto stasera. Molto dipenderà anche dalla direzione che prenderà la musica in Italia, ma è tardi e lasciamo in un angolo questi pensieri. È stata una bella festa, e quell’equilibrio tra malinconia e divertimento ce lo porteremo addosso per tutta la notte fino al ritorno a casa.
Scaletta:
- Paracadute
- L’abbronzatura
- Il tuo vestito nuovo
- Il mare d’inverno
- Acqua minerale
- Ancora ancora ancora
- Doppio nodo
- Le foto non me le fai mai
- Tubature
- Semmai
- Niente di strano
Encore:
- Il tuo vestito nuovo