Non è la prima volta che Jim Osterberg compare in una pellicola di Jim Jarmusch.
Già in Coffee and Cigarettes era il divertente (e divertito) protagonista di uno dei capitoli del film, quello che s’intitolava Somewhere in California.
Il personaggio è sempre lo stesso.
Jim Osterberg nei film del regista di Akron (OH), può interpretare solo Iggy Pop.
Questa volta però Jarmusch scomoda sua maesta l’Iguana, perchè sia la voce narrante di un plot più lungo: vuole che gli racconti la storia furiosa degli Stooges.
Lo fa non resistendo a quella che per lui a questo punto doveva essere già stata una forte tentazione nel corso di Coffee and Cigarettes. Nella prima scena compare lo stesso egli stesso a dare il ciak prima di iniziare l’intervista:
“June 9.
We are in a undisclosed location.
We are interrogating Jim Osterberg…about the Stooges.
The greatest rock’n’roll band, ever”
E poi parte la musica.
Un post condiviso da L’indiependente (@lindiependente) in data:
La stima del regista per la band appare reale, ma non per questo ne nasconde i momenti più bui, anzi inizia subito col raccontare della tournèe di Raw Power, quella in seguito alla quale la band si disintegrò letteralmente. La droga, la follìa, l’irrazionalità spinta e la mancanza di professionalità. Non viene mai nascosto nulla e dopotutto è probabilmente quella stessa tendenza autodistruttiva il motore creativo di una band che come disse Iggy in un’intervista al Dina Shore Show ha “solo dato una mano a spazzare via gli anni 60“. Intervista riportata nel film, che grazie ad un montaggio ricco di coloratissimi spezzoni televisivi, animazioni, stralci di concerti, scorre velocissimo e riesce nella titanica impresa di non annoiare neanche il pubblico di non addetti ai lavori (non si nomina neanche una volta la parola punk).
In questo risiede la bravura (che in verità non aveva bisogno di riprove) di Jarmusch: raccontare di un gruppo rock, senza soffermarsi troppo su particolari da secchioni, ma facendo risaltare l’appassionante storia degli Stooges semplicemente evidenziando l’ironia di Iggy, o la stranezza dell’episodio di James Williamson che dopo esser stato il secondo chitarrista degli Stooges, divenne ingegnere informatico e lavorò per trent’anni nella Silicon Valley…
Nel film infatti non c’è solo Iggy (che però, ci mancherebbe, ha il ruolo di prima donna), ma compaiono anche altri elementi della band: oltre al citato Williamson, gli Ashetons (chitarrista/bassista e batterista), il sassofonista Steve Mackay, il bassista attuale Mike Watt.
Insomma Gimme Danger è un racconto corale, in cui la voce narrante principale, quella di un maturato Iggy Pop non scevra di vocine e onomatopee (una davvero esilarante quando parla del concerto in cui suonarono prima di Joe Coker), racconta, su un fiume di immagini veloce quanto le ritmiche di Fun House, di una band che a partire da un pontile di Ann Arbor è arrivata (forse tardivamente per la rabbia di qualcuno) nella Rock and Roll Hall of Fame.
Sempre rigorosamente a petto nudo.