I Future Islands occupano un posto speciale nel mio cuore di ascoltatrice perché sono stati presenti in maniera inconsapevole durante alcuni dei momenti più importanti degli ultimi anni. Hanno scandito il tempo con un ritmo e delle parole incredibilmente perfette, tanto da diventare la colonna sonora definitiva di sequenze che ancora, a distanza di lustri, sono ben scolpite nella mia memoria.
Tutto ha avuto inizio il 3 marzo 2014 quando l’astronave di Samuel T. Herring e del suo equipaggio è atterrata nello studio del Late Show di David Letterman. L’impatto sul grande pubblico è stato così forte che per mesi condivisioni e commenti sono esplosi sui social e il video di questa performance è diventato improvvisamente virale. Chi non si è ritrovato a oscillare la testa sulle note di Seasons (Waiting On You) o a canticchiare nelle giornate primaverili Sun in the Morning?
Queste e altre canzoni della band di Baltimora hanno segnato una stagione felice, che pare lontana anni luce da quella che stiamo attraversando oggi tra ansie per il presente e incertezze sul futuro prossimo. Se in The Far Field era normale avventurarsi alla scoperta del mondo, dei cieli blu, dei profili dei palazzi, dei volti delle persone, in As Long As You Are (pubblicato dall’etichetta 4AD) tutto quello che prima era ordinario adesso è speciale.
Attualmente la vita di Herring è molto cambiata rispetto a quella di tre anni fa. L’amore per l’attrice svedese Julia Ragnarsson l’ha portato tra Stoccolma e un piccolo borgo vicino alla città di Kristianstad, dove ha ritrovato stabilità e fiducia nelle proprie capacità. Anche grazie a questi luoghi e all’inizio della relazione del frontman è cominciata una nuova fase per i Future Islands che insieme, nonostante latitudini diverse, hanno di nuovo chiaro l’obiettivo da raggiungere attraverso la musica.
As Long As You Are è molto diverso dall’album precedente non solo perché c’è un’effettiva distanza temporale che li separa, ma soprattutto per la modalità di creazione. The Far Field è stato realizzato sulla scia del tour mondiale di Singles, il lavoro che li ha portati all’apice del successo, e per un meccanismo perverso dell’industria discografica – ma in generale della nostra società – ha visto la luce troppo presto.
Gli undici brani che compongono questa raccolta – per essere precisi la sesta del trio americano – viaggiano, però, a una velocità differente. Non c’è fretta di arrivare a destinazione, perché la meta è partire. Sembra assurdo in un momento come questo in cui è diventato impossibile muoversi liberamente senza portare con sé un bagaglio di paure e restrizioni, ma i viaggi non sono solo quelli fisici. Da Glada a Hit the Coast ogni canzone è un inno all’emancipazione.
Brani come For Sure o Waking esaltano il concetto di lentezza e di tempo di qualità ritrovato in mezzo al caos di questi strani anni, mentre Thrill o City’s Face condannano l’egoismo della nostra civiltà. Il testo di City’s Face è un arrivederci (o forse un addio) alla vita nelle grandi metropoli, dove tutto è sempre disponibile, ma anche imprevedibile e spesso dannoso per la salute dell’uomo e degli altri esseri viventi. Tornare alla natura, abbracciarla e rispettarla è una scelta consapevole che Herring sposa in Plastic Beach, in cui l’amore è il protagonista indiscusso. A quanti sarà capitato di svegliarsi, guardarsi allo specchio e chiedersi perché andare avanti. La risposta è per amare ed essere amati. Sembra così chiaro ora che lo dice una canzone.
Tra sintetizzatori e ritmi che richiamano indubbiamente a sonorità anni ’80 Herring fa pace con sé stesso. As Long As You Are è un punto per ripartire e per dirigersi verso un futuro migliore, nonostante il mondo stia crollando sotto i nostri piedi. Anche se trascorriamo le giornate tremando abbiamo bisogno di verità. Lucida, urlata e impetuosa, Born in a War è una deflagrazione potente che ci richiama alla realtà dei fatti. Ed è proprio da qui che diventa più facile anche per chi ascolta capire che questo è un disco fatto di indulgenza prima di tutto verso noi stessi e poi nei confronti degli altri.