Fuori dal Circolo Pickwick

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Si strofinò gli occhi per l’ultima volta con un fazzoletto bianco di raso e non le rimase alcun segno di arrossamento sul volto. Nessuno si era accorto che per un istante il suo cuore era tornato a scalciarle tumultuoso nel petto.
Tornò in salotto senza dire una parola con un sorriso sfavillante come quello delle pubblicità. Anche oggi riceveva gli ospiti di uno dei tanti aperitivi che era solita organizzare ogni settimana, ma questa sera si sentiva completamente diversa: le ore non passavano più e lei era incastrata in quel vestito così rosso, così seducente e così strabiliante che le donava un aspetto fuori dal comune, pareva una regina in mezzo alla folla. Da quando si era sposata, però non le rimaneva che l’apparenza, dentro di sé sospirava incessantemente un sibilo artico.
Tutto quello che desiderava in quel momento era rimanere immobile stesa nel letto coi capelli sciolti sul cuscino e respirare il profumo del bucato appena fatto. E, invece no, si guardò per un secondo e scrutandosi meglio si sentì barricata in quell’abito da sera che la stringeva fino al petto: non erano curve quelle disegnate sul suo corpo, ma montagne di dolore da attraversare.

Si vedeva riflessa nella vetrinetta in cui erano gelosamente custoditi gli amari da servire a fine pasto, e forse sì, era ancora bella da togliere il respiro, ma sicuramente quell’ologramma non la rappresentava più. Così diversa, così forte e padrona di sé con lui vicino, quell’uomo che le aveva permesso di diventare qualcuno nella scala sociale, glielo dicevano tutti, conoscenti, amici e parenti, ma il fatto che tutti concordasse su ciò, non la rassicurava minimamente. Si era assentata un quarto d’ora per andare a piangere alla toilette e nessuno si era domandato dove fosse finita o le aveva chiesto : «Tutto bene?» e si sa il trucco fa miracoli, ma le rughe sul viso non si possono coprire. Catapultata nella società dell’indifferenza, dove quei pochi, sporadici gesti erano più una forma, che una vera presa di coscienza dell’altro, si sentì abbandonata a se stessa, naufraga in un oceano di disperazione in cui l’etichetta era l’unico porto sicuro.

Quella sera i suoi occhi avevano incontrato un viso nuovo tra le argenterie di famiglia e il simposio della polvere bianca, non era stato lei ad invitarlo, ma appena si mosse lei capì perfettamente di chi si trattava: era quell’uomo, quell’unico uomo che l’aveva amata veramente per ciò che era. Non poteva essere un déjà vu- ripeteva tra sé e sé – quell’incontro era reale, ma allo stesso tempo inspiegabile. Il panico la divorava, si sentiva le gote avvampare e la sensazione di aver imboccato la strada sbagliata si faceva via via più ossessiva. Se aveva, dunque, errato – pensò – era effimero quel sentimento che era convinta di provare per il marito e per quella vita priva di imprevisti, calcolata fino al minimo dettaglio.

Quando lui le si avvicinò all’inizio non si accorse nemmeno di averla davanti, le passò accanto, ma nel darle la mano sentì come una scossa elettrica scuotergli le membra, lo stesso che provò lei, che già, invece, aveva intuito cosa sarebbe successo e in silenzio aveva atteso quel momento, per anni. Si era stupito nel vederla moglie, donna, compagna di un uomo che mai si sarebbe aspettato potesse intrattenere una relazione con una persona simile. «Al diavolo i convenevoli» pensavano entrambi. Erano gli unici a conoscersi realmente in quella stanza, non c’era nulla che li poteva arrestare dal parlare senza filtri, come dieci anni prima, dieci anni di mutismo, di inosservanza, ma non di dimenticanza. Un oblio lunghissimo e insperato aveva avvolto le loro vite, trattenendoli spesso in rapporti precostruiti, ma mai come adesso sentivano il bisogno di arrendersi ad una parola dolce, misericordiosa, umana.

E all’improvviso, accorciando le distanze, la cinse là dove il vestito le premeva sui fianchi, abbracciandola come nessuno da anni, nemmeno il marito, aveva più fatto. Sbalordita, ma compiaciuta, si sentiva addosso lo sguardo di quei curiosi che già malignamente, scambiandosi confidenze nell’orecchio, non vedevano l’ora di sparlarle alle spalle. Non era mai stata così felice di portare l’attenzione su di sé, uscendo per la prima volta e definitivamente da quel circolo di piccoli borghesi finti arricchiti che compravano a rate il loro telefonino di ultima generazione da settecento euro.

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