Francesco Motta ci racconta “La fine dei Vent’anni”

Tutte le foto sono di Simone de Feo

Cosa vuole dire La fine dei vent’anni? Principalmente il passaggio da un’età più spensierata ad un’altra fatta di responsabilità e complicazioni. Ma la vera metafora di questo disco è il passaggio e il cambiamento di una carriera musicale che si trova in una fase di transizione dove l’artista si pone delle domande e racconta il suo passato tra ricordi di famiglia e la mancanza degli amici.

Sabato 16 Aprile a Roma ho avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con Francesco Motta prima del suo concerto al Quirinetta. Impostando l’intervista come disco raccontato e partendo da alcuni frasi delle dieci canzoni ho dato l’input all’artista di potersi muovere come meglio credeva per raccontarci questo bellissimo disco.

Ecco com’è andata.

 

E le mani più grandi dei tuoi sogni dispersi dentro casse di vuoti milioni di versi

Qui c’è un errore madornale (ride), è bellissimo che l’ho visto l’altro giorno (ndr – si riferisce al testo riportato in maniera errata nella raccolta dei testi delle sue canzoni). In realtà è dentro cassetti vuoti milioni di versi… è una delle poche canzoni che fa parte del passaggio dal prima al dopo. Questa frase rappresenta l’inizio, dove ho deciso veramente di mettermi a lavorare sodo e di avere “cassetti vuoti” con tantissime parole che ho scartato…poi quella parte si riferisce in particolar modo ad un periodo della mia vita in cui ho capito delle “cose” che non c’è nemmeno bisogno di starle a spiegare….le ho dette così.

 

Di alzarmi non ho voglia oggi non combatto con nessuno

Il momento della fine dei vent’anni secondo me è un periodo dove hai da una parte un’energia incredibile ma dall’altra parte ti sei veramente rotto i coglioni di combattere, e questa frase rappresenta quel momento li.

 

E tutte quelle rughe sono schiaffi della mante sono strade senza un senso che non portano mai a niente

Quando ti dicono è bello invecchiare, in realtà, quelle rughe non le vedi come bellezza ma quando sei giovane le vedi come sbagli del viso…cosa che poi cambia fortunatamente.

Sai sognare per gioco e sei bella davvero

Questa canzone è dedicata ad un trans e sognare per gioco vuol dire anche scegliere di farlo. Per quanto riguarda sei bella davvero, io e Riccardo (Sinigallia) ci siamo emozionati ad immaginare un transgender ed un’altra persona che dice sei bella davvero e non sei bella e basta ed è quel davvero che andrebbe sottolineato però difficile farlo nelle canzoni… ci abbiamo provato……la musica sottolinea delle cose ben precise

 

Io che avevo sete la mia tranquillità l’ho cercata l’ho presa in mano e me la son bevuta

È quello (ride), parla di un momento della mia vita in cui avevo un malattia sociologica dell’uscire di casa, di fare tardi e ovviamente quella sete li comporta di bersi una grossa dose di tranquillità che scema piano piano.

 

Ma dipende principalmente da Roma?

Si dipende da Roma, è un indole che ho sempre avuto ma Roma mel’ha fatta vedere in faccia

 

 

Mio padre era comunista e adesso colleziona cose strane

 Ornitorinchi di peluche, cucciolo dei sette nani, presepi in miniatura, accendini, palle di neve ed era comunista e forse lo è ancora adesso. È un canzone basata sui ricordi del passato e sguardo verso un nuovo presente.

 

In questa canzone (Prenditi quello che vuoi) più che soffermarmi sull’unica frase che ripeti per tutto il brano, prenditi quello che vuoi poi lo dimenticherai, volevo capire il motivo di questa scelta

 Non c’è bisogno di dire altro, ognuno può vederci quello che vuole. Potrei dirtelo un altro milione di volte anzi te lo ripeto anche adesso….Prenditi quello che vuoi

 

Mi suonano alla porta non trovo la mia faccia gli occhi sono strade che riportano al presente

 Questa canzone l’ho scritta insieme ad Alessandro Losi del Pan del Diavolo

 

Dal punto di vista prettamente sonoro c’è un collante con Roma Stasera.

 Non c’è un vero collante, mi è piaciuto soprattutto il mantra che si è venuto a creare in queste due canzoni

 

Conservi ricordi per farci un incendio ti sei abituata alla perplessità

 La canzone parla principalmente di una maternità. Mi piace tantissimo che un uomo cerchi di rendersi conto delle sensazioni che una donna prova in quel momento li, è impossibile, però bisognerebbe porci il problema che alla donna succede proprio quella cosa. È stata una prova immaginifica di capire questa situazione.

 

Non possiamo riparare sono finti gli argomenti la testa sulle spalle le spalle sopra i denti, fragile è una colpa è una ferita aperta

 La testa sulle spalle le spalle sopra i denti nel senso che la testa sulle spalle è come dire “cazzo cel’ho fatta” ma poi ti accorgi di essere stato completamente rivoluzionato dalla fine di un rapporto. Fragile è una colpa è una ferita aperta nel senso che la fragilità spesso per chi è lo è rappresenta una colpa, un non sentirsi adatti alle situazioni, non è che prima di una conversazione gli dici guarda sono fragile stai attenta. Chi è fragile lo sente come  fosse una colpa.

 

 

 

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