Flowers Festival: il riassunto in 5 ricordi

È toccato a Patti Smith il compito di far spegnere sulla prima edizione del Flowers Festival di Torino, e chi avrebbe potuto farlo meglio di una sacerdotessa. Ogni sera ha avuto dei protagonisti diversi, ed è tempo di guardarsi indietro per accorgersi di quello che ci siamo portati a casa.

La tempesta su Torino

Forse è l’età, forse sono le influenze, ma capisci che il Flowers è appena cominciato. Mani alle transenne, lasciare quello spazio vuoto davanti a loro ti sembra una cosa da evitare con tutto te stesso, chiudi gli occhi e ti lasci buttare dentro tutti quei bassi che ti fanno vibrare lo sterno, al di là dei problemi di acustica, delle casse e delle orecchie che senti già fischiare. È un cambio radicale che ti sorprende e che ti costringe a muoverti, il loro, diverso dalle precedenti esperienze per cui si erano fatti conoscere, una nuova traccia sul cammino di una delle band che forse meriterebbero più di chi è rimasto.

Bonobo

Qualsiasi sia l’approccio del pubblico, Bonobo colpisce nel segno regalando pezzi come Cirrus, The North Borders o la versione remix di Hey Now dei London Grammar in encore. Sarebbe stato interessante, per chi come noi lo ascoltava dal vivo per la prima volta, vederlo accompagnato dalla sua band, ma ci sarà tempo e ci saranno altre occasioni, questa sera torniamo a casa accompagnati dal vento, dal sorriso e dai decibel che pulsano nelle nostre orecchie fino a quando inseriamo le chiavi nella toppa, diamo un ultimo bacio a chi ci sta accanto e sprofondiamo in un letargico sonno.

Chinese Man invade Flowers Festival

Lo show comincia, le luci e le telecamere in presa diretta, il visual, l’ingresso di Youthstar e della sua voce rude, che provoca il pubblico e lo spinge a raggiungere un livello superiore, lo stesso a cui stanno assistendo.

I grandi classici

Patti Smith, Max Gazzé, Dente, Goran Bregovic, Dj Shantel, Africa Unite, sono tanti i nomi e tante le storie che hanno portato con sé, raccontandoci tanti modi di essere e di esprimersi, ognuno portandoci in un posto diverso, ognuno mostrandoci come nelle grandi differenze tutti, alla fine, si riuniscano per lo stesso motivo.

Il pubblico

 

Foto di FM – Fotografare la Musica (Tutti i diritti riservati)

Doveva essere un festival per tutti, aperto e disponibile per le differenti esigenze, così ci aveva detto ai blocchi di partenza Federico Gargarone e così è stato, con i suoi pro e i suoi contro. Erano tante le famiglie, e tutte diverse, capaci di godersi anche loro la loro parte di festa, in mezzo alla folla che ballava o più in disparte, posto ce n’era. Forse anche qui da noi, finalmente, si inizia a capire che se le responsabilità aumentano non per questo bisogna perdersi ogni cosa e basta poco per fornire la possibilità a tutti di partecipare. Ed è qualcosa di tremendamente bello, e ti fa pensare solo a cose buone. C’è poi l’altra faccia della medaglia, quella degli spazi collaterali, e delle possibilità di vivere un festival in tutte le sue potenzialità che, per favorire ogni esigenza, si è perso un po’ per strada, col rischio di trasformarsi in una di quelle feste di paese, belle sì, ma che a volte rischiano di svalutare tutto il lavoro fatto. Ma è solo il primo anno e col passare del tempo queste cose, siamo sicuri, si delineeranno da sole.

Il futuro è radioso per questo festival.

Hanno collaborato Lorenzo Pasquinelli, Giorgia Piazza, Maurizio Vaccariello,

Ilaria Del Boca, Francesco Pattacini.

 

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