Flowers Festival, il racconto di due giorni di festa: Max Gazzé + Goran Bregovic

Day #7: Bandakadabra + Goran Bregovic + Dj Shantel

Più ci si avvicina a Collegno e più la strada si trasforma in un mercato a cielo aperto. Roulotte, gonne lunghe, trecce. I Bambini giocano a palla per strada e dal finestrino di una Mercedes anni ’80, quattro incisivi dorati ti abbagliano.
L’atmosfera ricorda un film di Emir Kusturica, o forse è solo la strada di provincia accompagnata dall’ultimo disco di Goran Bregovic a fare questo effetto.

Arrivati al parco della Certosa i Bandakadabra hanno già iniziato a riscaldare il pubblico con i loro diciassette elementi. La banda torinese, che vanta collaborazioni con Roy Paci, Marta sui Tubi e Fabio Barovero, presenta un repertorio balcanico che accompagna le prime timide danze del pubblico e quella sensazione di trovarsi dall’altra parte dell’Adriatico comincia a riaffiorare.

Finita la performance, una breve pausa, giusto il tempo di una birra e subito, tre uomini con vestiti tradizionali dell’est Europa impugnano gli ottoni e iniziano a suonare una fanfara in mezzo al pubblico.

Si avvicinano al palco lanciando occhiate ammiccanti alle ragazze torinesi, mentre gli altri componenti della Weddings and Funerals Orchestra preparano gli spartiti.
Goran Bregovic, vestito con il suo solito completo bianco, saluta il pubblico e, alle parole “chi non diventa pazzo non è normale!” l’atmosfera si scalda.

Le note sincopate di Gas Gas hanno un effetto incontrollabile sul pubblico, che, dimenticandosi del caldo e delle zanzare, inizia a saltare. Persone di ogni età si lasciano trasportare dai ritmi balcanici e, chi con passi di liscio, chi con passi più improvvisati e scoordinati, seguono i tempi dispari dell’orchestra.

Si alternano brani del nuovo disco a qualche classico, ma il ritmo è sempre frenetico. Gli unici momenti di riposo sono una versione a cappella del canto popolare Ederlizi interpretata dalle simpatiche coriste bulgare – le zie che tutti hanno sempre sognato – e da un’onirica In the Death Car.

Le note di questo tango cullano il pubblico e sembrano chiudere il concerto, ma, dopo un paio d’inchini, l’energia balcanica di Goran Bregovic risveglia tutti con un gran finale. Bella Ciao e a seguire l’urlo: All’attacco!. Dopo oltre due ore il concerto si chiude con Kalashnikov.

L’orchestra abbandona il palco e mentre il pubblico si avvicina all’uscita, sotto il tendone dedicato ai dj set, vengono sfrattati gli ultimi ballerini di liscio per lasciare spazio alla musica balcanica made in Francoforte di Dj Shantel. Con le note di Disco Partizani il pubblico usa le energie rimaste per fare gli ultimi salti. Poi ancora un’ora di danze più pacate e quattro chiacchiere prima di salutare gli ultimi rimasti, strizzare le magliette sudate e avviarsi malinconici verso la macchina.

Lorenzo Pasquinelli

Day #5: Dente + Max Gazzé

La quinta serata del Flowers Festival porta sul palco due cantautori nostrani cresciuti geograficamente lontani e con un approccio molto differente alla musica, ma allo stesso modo capaci di interagire con il pubblico. Si tratta di Dente e di Max Gazzè che si sono succeduti per raccontare il mondo della canzone italiana a una platea che raccoglie persone di tutte le età.

Dente come sua consuetudine comincia fin da subito a conquistarsi la fiducia di chi lo ascolta sotto palco, ma anche di chi in lontananza sorseggiando una birra fresca lo guarda con curiosità. Tra vecchie e nuove tracce ci sono parole, c’è teatro e ironia. Il frinire delle cicale, la collinetta e l’erba ancora umida rimangono in sottofondo accompagnando la chitarra solitaria di Dente, mentre è già pronto per dargli il cambio Max Gazzè, che è tornato a suonare accompagnato dalla sua band, dopo il tour insieme a Daniele Silvestri e Niccolò Fabi.

Ci mancava sentire successi come Vento d’estate, Il timido ubriaco o Cara Valentina snocciolati uno dopo l’altro in una dolce serata d’estate. La scaletta e la durata di quest’esibizione ci dimostra, che nonostante si tratti della prima tappa del tour, Max Gazzè e la sua band siano già pronti a solcare i palchi della penisola. Per più di un’ora e mezza oscilliamo, scossi dalla carica quasi elettronica di questo nuovo Gazzè che ci vizia su ogni fronte, tra qualità melodica, voce e luci che vorticano su di noi.
A sorpresa, mentre Gazzè ci saluta, impegnato a sostenere la causa dei medici di Find the Cure a cui vanno gli incassi della serata, su un altro palco vicino ai cancelli, comincia una nuova serata quella animata dai dARI. Che dire? Noi speravamo di non sentirne più parlare, ma la libertà di espressione non si può vietare.

Ilaria Del Boca

Le foto sono a cura di Maurizio Vaccariello

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