F**k the Queen – O di come la Brexit salverà l’Unione Europea

Non posso non iniziare scrivendo nero su bianco che qui nessuno vuole fottere la Regina, il titolo vuole essere ovviamente ironico.
Ed è un argomento difficile su cui scrivere, dato che praticamente chiunque sia minimamente alfabetizzato ha già espresso la propria opinione.
Non mi resta altro da fare che esprimere quindi le mie, di opinioni, sperando possano essere uno spunto di riflessione per chi mi leggerà.

La prima considerazione è che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è una cosa buona.
E lo è soprattutto proprio per l’Unione Europea.
Dalla sua nascita, che io (e probabilmente solo io) faccio coincidere la con la creazione della Comunità del carbone e dell’acciaio, nell’ormai lontano 1951, le cose si sono evolute, ma non tanto quanto e nel modo che in molti speravano.
Si parla sempre, ed è in parte vero, della UE come di un Leviatano Hobbesiano, un gigante economico ma nano politico, che fa più danni che altro.
Ora, la “cura” per queste mancanze sono una maggior integrazione, europea ed europeista, all’interno degli Stati membri, e la nascita di quelli che molti chiamano “Stati Uniti d’Europa”.

Seconda considerazione, il Regno Unito tra pochi anni non esisterà più, o perlomeno cesserà di esistere per come lo conosciamo oggi.
I dati vengono analizzati ormai da settimane; in conclusione, la Scozia ha votato in massa per il “remain”, come anche l’Irlanda del Nord.
Quando due anni fa gli scozzesi votarono al referendum per acquisire l’indipendenza e diventare un Stato indipendente, uno dei punti a favore per rimanere sudditi di Sua Maestà era che una volta usciti il neonato Stato scozzese avrebbe dovuto rinegoziare con la UE la propria candidatura.
Una fatica inutile, che si sarebbe potuta evitare facilmente lasciando ancorata la croce di Sant’Andrea alla Union Jack. Ma ora le cose sono cambiate.
Per il futuro, quindi, aspettatevi due referendum, la nascita di un nuovo Stato, la Scozia, e di una ri-unificazione, tra Irlanda ed Irlanda del Nord, che porrà finalmente fine alla sanguinosa guerra, mai cessata, che vede coinvolti cattolici irlandesi e protestanti inglesi.
Immaginiamo quindi il “Regno Unito” formato da Inghilterra, Galles, e qualche paradiso fisca,ehm, isolotto nel mar dei Caraibi.

Terza considerazione, è ora di sentirci autenticamente europei, prima ancora che italiani, tedeschi, polacchi o francesi.
Certo, ci sono e ci saranno sempre delle differenze, ma sono proprio queste differenze a rendere l’Europa il meraviglioso Continente che è.
E se sono queste differenze a spaventarvi, credete che due americani, uno del New England e uno texano, abbiano molte cose in comune?

Quarta considerazione, gli antieuropeisti sono irrimediabilmente degli opportunisti tra i più beceri. Sto scrivendo queste righe a distanza di poche ore dalle dimissioni volontarie di Nigel Farage da leader del partito UKIP, il partito euroscettico promotore del referendum sulla Brexit.
La sua motivazione, “rivoglio la mia vita indietro”.
La verità, facilmente intuibile, è che Farage fa parte di quella cricca, ormai diventata mainstream, di politici il cui compito è esclusivamente quello di denigrare, criticare, contestare senza però mai proporre soluzioni ai problemi.
Non è un caso che il Movimento5Stelle sia, ehm, fosse, nello stesso gruppo parlamentare dello UKIP al Parlamento Europeo.

Ed è se non altro singolare, che il Movimento5Stelle, poche ore dopo la vittoria della Brexit, da fortemente antieuropeista, abbia rivisto la propria opinione, facendo dichiarare allo studente universitario fuori corso, nonché vicepresidente della Camera dei Deputati, Luigi di Maio, “Mai messo in discussione la permanenza dell’Italia nell’Unione europea”.
Se si ha un’opinione la si porta avanti, nonostante ipotetiche difficoltà future. Codardi.

Quinta considerazione; ma davvero vi state disperando per l’uscita degli inglesi dall’Europa, un popolo per il quale è normale mettere la moquette in bagno?! Ba..

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