Il nuovo film di Gus Van Sant e non solo: cosa è successo al Sundance Festival 2018

Nella notte di Sabato 27 Gennaio si è chiusa ufficialmente l’edizione 2018 del SUNDANCE FILM FESTIVAL: il festival più influente nel panorama internazionale della cinematografia indipendente.

La storia inizia nel lontano 1981, quando Robert Redford fonda il Sundance Institute: organizzazione no-profit strutturata per sostenere i cineasti indipendenti. Non a caso, il nome è un omaggio a Butch Cassidy & the Sundance Kid di George Roy Hill: indimenticabile pellicola del 1969, erede dello spirito antagonista del New American Cinema, protagonista la coppia Redford e Paul Newman al massimo splendore.
Dal 1984 il Sundance Institute assume la direzione del Festival di Salt Lake City, allora denominato Utah/United States Film Festival: da qui l’intuizione di spostare l’evento al mese di Gennaio e alla provincia nota come Park City, celebre località sciistica, meta dei giovani di tutta l’America.

Nel corso degli anni ’80 diventa questo il punto di riferimento per il cinema indipendente di tutto il mondo, senza distinzioni di sorta; finché nel 1991 il nome diventa ufficialmente Sundance Film Festival.

Tra gli autori che devono al Sundance il proprio esordio troveremo Kevin Smith (Clerks, In cerca di Amy, Dogma), Jim Jarmush (Stranger than Paradise, Coffee & Cigarettes, Daunbailò, Ghost Dog, Broken flowers, Only Lovers Left Alive – Solo gli amanti sopravvivono), Steven Soderbergh (Sesso bugie e videotape, Erin Brokovitch, Solaris, Ocean’s Eleven ecc.), Quentin Tarantino (e il suo fedele pupillo Robert Rodriguez).
Da 27 anni la visione e l’obiettivo di Sudance Institute e Sundance Film Festival restano riassunte in queste parole:

“We believe that a story driven by an individual, authentic voice can awaken new ideas that have the power to delight and entertain, push creative boundaries, spark new levels of empathy and understanding, and even lead to social change. We support independent storytellers and advance the impact of their work in the world.”
*Crediamo che una storia raccontata con voce personale e autentica possa risvegliare nuove idee – che hanno il potere di incantare, intrattenere, espandere i confini delle barriere creative, raggiungere nuovi livelli di empatia e comprensione, capaci perfino di innescare un cambiamento sociale.
Supportiamo gli storyteller indipendenti e l’impatto del loro lavoro nel mondo.

L’edizione 2018 ha premiato 28 nuovi titoli tra fiction e documentari.

I 4 premi principali sono stati assegnati a:
The Miseducation of Cameron Post (U.S. Dramatic)
Kailash (U.S. Documentary)
Of Fathers and Sons (World Cinema Documentary)
Butterflies (World Cinema Dramatic).

The Miseducation

The Miseducation of Cameron Post di Desiree Akhavan si presenta come un nuovo classico LGBT. La protagonista Cameron Post (Chloë Grace Moretz), infatti, è una studentessa modello, scoperta con una ragazza al Ballo di fine anno e spedita dalla famiglia in un “Conversion Therapy Center”: un campo di ri-conversione per adolescenti che presentano i pericolosi sintomi delll’omosessualità. Naturalmente, le presunte terapie avranno su di lei tutt’altro effetto: per la prima volta, infatti, si trova a conoscere altri ragazzi gay, diventando il capo di una piccola banda di reietti.
Questo coraggioso teen movie a base di liberazione è senza dubbio il film di maggior successo dell’edizione 2018 del Sundance Film Festival.

Tra i Documentari, vincono Kailash di Derek Doneen, dedicato alla vera storia di Kailash Satyarthi, attivista indiano che ha messo in salvo oltre 80.000 bambini dalle più diverse forme di schiavitù. Per i Documentari internazionali, il premio va a Of Father and Sons di Talal Derki, filmaker siriano che ha scelto di raccontare la vita dei bambini che formano la corte di Abu Osama, leader jihadista e grande stimare di Osama Bin Laden. Il film fotografa con crudo realismo la condizione di bambini senza istruzione, che non conoscono altra realtà se non lo studio del Corano e l’addestramento militare.

Of Fathers and Sons

 

Tra gli altri Award di rilievo per i film di fiction, vince il premio per la Miglior Regia nella categoria U.S. Dramatic il secondo lungometraggio di Sara Colangelo (regista italiana ormai di base a New York City). Il titolo del film è The Kindergarten Teacher: la protagonista Maggie Gyllenhaal (star simbolo del cinema indipendente americano) interpreta Lisa Spinelli, maestra d’asilo annoiata dal suo matrimonio e la sua vita a Staten Island. La sua unica fonte di gioia è il laboratorio serale di poesia che la porta ogni settimana a Lower Manhattan. Finché un giorno Lisa scopre che un bambino di soli 5 anni potrebbe essere il poeta che lei ha sempre sognato di essere: da quel momento il suo scopo diventa strappare il “suo” piccolo genio da quella vita di banalità che lei ha vissuto (anche a rischio di perdere ogni punto fermo di quella stessa vita).

Sempre nella categoria dei film drammatici vince Il Premio Speciale della Giuria il filmarker Reed Morano, regista e produttore esecutivo delle prime 3 puntate dell’acclamata serie The Handmaid’s Tale. Il suo film s’intitola I Think We’re Alone Now e presenta uno scenario post-apocalittico (che secondo la migliore tradizione sci-fi è una metafora del nostro tempo e della condizione umana in genere). L’unico sopravvissuto al mondo sembrerebbe Peter Dinklage (alias Tyrion Lannister de Il trono di spade), che ha scelto una Biblioteca pubblica come fortezza della sua solitudine, almeno finché Elle Fanning (ex enfant prodige di Somewhere, Maleficent e The Neon Demon) non fa la sua irruzione in questo mondo popolato solo di letteratura e cinema.

Tra i film internazionali, il premio va poi a Butteflies di Tolga Karaçelik: una dark comedy ambientata in Turchia, che vede 3 fratelli ritrovarsi nello sperduto villaggio natio di Hasanlar, alle prese con una realtà e un padre che hanno fatto di tutto per dimenticare.

Last but not least, citeremo almeno che al Sundance si è svolta l’anteprima mondiale del nuovo film di Gus Van Sant: Don’t Worry, He Won’t Get Far On Foot. Il film (letteralmente: “Tranquilli, a piedi non arriverà lontano”) non ha ancora un titolo né una release per l’Italia, ma è atteso il 15 Febbraio come grande apertura del Festival di Berlino.

Sappiamo anche che, con la vera storia d John Callahan, Joaquin Phoenix aggiunge un altro personaggio folgorante alla sua splendida galleria di outsider e drop-out. Il protagonista di questa strana commedia, infatti, è un uomo affamato di vita, che dopo l’ennesima notte di bagordi si ritrova coinvolto in un terribile incidente. Quando si risveglia su una sedia a rotelle, sarà proprio il suo caustico senso dell’umorismo a salvargli la vita, insieme agli amici (Jack Black, Rooney Mara e Jonah Hill) e l’intuizione di iniziare a disegnare fumetti molto sconvenienti, capaci di cogliere la bellezza nei recessi più macabri della vita di ogni giorno.

DON’T WORRY, HE WON’T GET FAR ON FOOT

 

Dopo 10 giorni e 123 anteprime, si chiude così l’edizione 2018 del Sundance Film Festival. Per la lista completa dei 28 Award assegnati agli autori, i film e i cortometraggi più innovativi del panorama indipendente, rimandiamo al sito: www.sundance.org

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