Grimes ha fatto capolino in Italia solo nel 2012, per un’apertura a Neon Indian al Circolo degli Artisti di Roma che in pochi ricorderanno. A distanza di quattro anni, un nuovo album, innumerevoli successi e infinite comparsate, torna l’annuncio di una sua data, questa volta decisamente più attesa.
L’occasione si è presentata in vista della prima edizione del Festival Moderno (ospitato dal Circolo Magnolia in una delle zone poco amene di Milano lo scorso 7 luglio), la cui line up è stata studiata con grande coerenza e attenzione, di modo che la proposta artistica d’insieme risultasse allo stesso tempo variegata e completa. Tra i degni di menzione, oltre alle giovani e nostrane Giungla e LIM, si sono distinti senza dubbio Blood Orange, Mykki Blanco, Mura Masa e una briosa Kero Kero Bonito.
Le loro performance, alternate su palchi diversi e variamente distribuiti nell’area, hanno arricchito di molto la resa finale del festival, facendolo diventare un momento di ampio respiro musicale e attirando uno sguardo più attento sulla produzione estera di progetti che sono già stati ampiamente confermati. In particolare, si è parlato molto di Blood Orange, la cui abilità compositiva è stata recentemente avvicinata a quella del Kendrick Lamar di To Pimp A Butterfly e al D’Angelo di Black Messiah.
È piuttosto certo, però, che la folla riunitasi al buio di una venue apparentemente improvvisata fosse attratta più che altro dalla dinoccolata musicista canadese di cui si è tanto parlato nell’ultimo anno.
Grimes ci ha fatto aspettare non più di quindici minuti prima di attaccare con Realiti, uno dei pezzi di maggiore successo di Art Angels e l’unico che l’artista ha deciso di non produrre, mixandolo su Ableton per conto suo. Una volta appropriatasi del palco con l’inseparabile crew al seguito, ci ha fatto ballare (e litigare fra noi) con Flesh without blood, Venus Fly, World Princess Part II, Scream, eseguita insieme alla diversamente gigantica Aristophanes, e un paio di pezzi storici, Vanessa e Genesis, personalmente i più apprezzati dell’intero show. A chiudere è stata quella che lei stessa ha definito «the most fun track of the record», Kill V Maim, con cui la dolce Claire, che continuava a chiedersi se capissimo o meno l’inglese mentre presentava le sue canzoni, ha salutato la scena milanese.
Del Festival Moderno si può dire che sia stata un’esperienza positiva con un buon margine di miglioramento in previsione di eventuali edizioni future. Un festival che è riuscito a convogliare fenomeni di interesse – con un’attenzione particolare a Grimes, e del suo lavoro si è parlato così tanto nell’ultimo anno – i cui percorsi sono già osservabili e, a volte, addirittura invidiabili. È bello vedere l’approdo di progetti validi da oltremare sulle nostre terre, che, sempre più in fermento, hanno comunque bisogno di confrontarsi continuamente con i prodotti e le richieste delle tendenze internazionali.
Fotografie di Alessia Naccarato