Il 17 ottobre avrà inizio la quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, evento cinematografico attesissimo nella capitale (e non solo) che negli ultimi anni si è guadagnato una sempre maggiore affluenza di pubblico. È dal 2015 ad essere sotto la direzione artistica di Antonio Monda, che ha trasformato il “festival” in una “festa”, una pura e semplice celebrazione del cinema, privata di tutti i premi e delle giurie. A fare eccezione è solo il voto del pubblico, come al Toronto International Film Festival.
La Rassegna coinvolgerà diversi spazi culturali della capitale, tra cui il MAXXI e quest’anno anche il MACRO. Il cuore pulsante rimarrà tuttavia l’Auditorium Parco della Musica, dove avranno luogo le prime, le conferenze stampa e i tradizionali ‘Incontri Ravvicinati’ con registi, artisti, sceneggiatori e stars. Quest’anno sono attesissimi dal pubblico gli incontri con Ethan Coen (giovedì 17), Bill Murray (sabato 19), che sarà premiato alla carriera da Wes Anderson, John Travolta (martedì 22) e quello con Viola Davis che chiuderà la rassegna Sabato 26.
Oltre alla selezione ufficiale, ci saranno i film selezionati dai giovanissimi di Alice nella Città, i convegni e le retrospettive.
Ora che vi abbiamo fornito tutte le informazioni di rito, che potete approfondire sul sito ufficiale della Festa del Cinema di Roma , vi lasciamo con una classifica (personalissima) dei sette film più interessanti di quest’anno.
The Irishman
Regia: Martin Scorsese. Cast: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, Ray Romano, Bobby Cannavale, Anna Paquin, Stephen Graham
Scontato? Probabilmente. È stato già detto tutto sul nuovo gangster movie di Martin Scorsese, ma al primo posto non poteva non esserci The Irishman, a detta di alcuni “il più grande capolavoro del regista”. Con con un Robert De Niro ringiovanito in CGI, e un’atmosfera alla Goodfellas, potrebbe trattarsi, per il Re della cinematic-nostalgia, della sua opera più nostalgica in assoluto. Stavolta, la nostalgia non è quella per i musical MGM da ricercarsi nella decostruzione di un genere in New York New York, o quella per Georges Melies e il cinema delle attrazioni raccontata in Hugo. Scorsese con The Irishman sembra andare a chiudere un ciclo, aperto da lui stesso, in un’operazione che è nostalgica nei confronti del suo cinema.
Honey Boy
Regia: Alma Har’el. Cast: Shia LaBeouf, Lucas Hedges, Noah Jupe, FKA twigs, Natasha Lyonne, Martin Starr
Honey Boy confonde. Alcuni parlano di un’opera innovativa, visionaria e catartica, pochi di una trovata indie. Queste opinioni così discordanti, seppur nella media decisamente positive, rendono Honey Boy la pellicola che più mi incuriosisce di questa quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Basata su una sceneggiatura originale (e autobiografica) dell’attore Shia LaBeaouf, e diretta dalla regista di cinema documentario e video arte Alma Har’el al suo primo lungometraggio di narrazione, esplora il concetto dell’immaginazione come forma di speranza e dell’arte come terapia. LaBeaouf veste i panni di suo padre per esorcizzarlo anche nella realtà, affrontando un cammino risolutivo nel tentativo di un ricongiungimento.
Motherless Brooklyn
Regia: E. Norton. Cast: E. Norton, B. Willis, W. Dafoe)
Ad aprire la Rassegna di quest’anno sarà la seconda opera alla regia di Edward Norton. Tratta dall’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, Motherless Brooklyn racconta la storia del detective Lionel Essrog, affetto da sindrome di Tourette, mentre indaga la morte del suo mentore Frank Minna. Se la storia originale era settata negli anni novanta, Norton ha deciso di retrodatarne l’adattamento agli anni cinquanta. Il risultato, dopo quasi un ventennio di lavoro (N.d.A. il The Guardian racconta che Norton ha iniziato i lavori alla fine del 1999) appare come un poliziesco dalla connotazione classica Hollywoodiana. In sottofondo al trailer, si può ascoltare Daily Battles, pezzo originale composto da Thom Yorke che, come in Suspiria (quella di Guadagnino), ha la capacità di trasformare con la musica la percezione di una scena agli occhi dello spettatore, e in questo caso attira per la discordanza con il genere filmico.
Nomad – In the footsteps of Bruce Chatwin
Regia: Werner Herzog
Un documentario in cui Werner Herzog compie un viaggio personale per raccontare la figura di Bruce Chatwin, scrittore, viaggiatore e amico, che prima di morire lo chiamò per mostrargli il suo recente film sulle tribù del Sahara. Chatwin, come dono d’addio, regalò a Herzog lo zaino che aveva portato con sé nei suoi viaggi per il mondo. Il regista indossa quello stesso zaino 30 anni dopo, e realizza un documentario che celebra la loro passione comune per la vita nomade.
Waves
Regia: Trey Edward Shults. Cast: Kelvin Harrison Jr., Taylor Russell, Sterling K. Brown
A24, casa di distribuzione indipendente attiva dal 2014, ha iniziato a produrre per il cinema nel 2016 con Moonlight, aggiudicandosi subito l’Oscar per il Miglior Film, e diventando per molti sinonimo di qualità. Waves, presentato al Toronto International Film Festival, è il terzo lungometraggio del giovanissimo Trey Edward Shults (It comes a night) e colpisce per la fotografia e la soundtrack accattivanti.
The Farewell
Regia: Lulu Wang. Cast: Zhao Shuzhen, Awkwafina, X Mayo, Lu Hong, Lin Hong, Tzi Ma
Quando Billi torna di malavoglia nella sua città natale in Cina, scopre che alla nonna Nai Nai è stata diagnosticata una malattia e restano solo poche settimane di vita. Tutti lo sanno, tranne lei. Una coproduzione USA/Cina presentata al Sundance Film Festival dove ha ottenuto un ottimo successo di critica e diverse menzioni sulla performance di Zhao Shuzhen, tra le più rispettate attrici in Cina, che debutta nel cinema Americano a 75 anni.
Judy
Regia: Rupert Goold. Cast: Renée Zellweger, Jessie Buckley, Finn Wittrock, Rufus Sewell, Michael Gambon, Richard Cordery
Molti parlano già di un’interpretazione da Oscar. Non che i premi dell’Accademy siano storicamente il risultato di uno scrutinio esclusivamente meritocratico, ma è indubbio che Renée Zellweger brilli nel trailer di Judy, l’atteso biopic su Judy Garland, diretto dal Rupert Goold di True Story, e appare completamente trasformata in un’interpretazione molto distante dalle sue precedenti performances.
Leggi qui il Programma completo della Festa del Cinema di Roma 2019