Nel labirinto sonoro di Fanali

I’m In control è il nuovo album di Fanali, in uscita per Soundinside Records. L’album, anticipato dal singolo Control con la collaborazione di Marcello Giannini, si compone di otto tracce frutto di lunghe sessioni in studio in bilico tra jazz, trip hop ed elettronica.

Il controllo può diventare un’ossessione e una gabbia. La ricerca del controllo accomuna tantissimi esseri umani, così la sensazione della sua perdita ci catapulta immediatamente in un territorio estraneo e inesplorato. La sensazione di non essere in controllo ci può paralizzare e questo succede in molti casi, ma se si guarda da un’angolazione diversa questo viaggio senza bussola si possono aprire infinite possibilità, ce lo insegnano anche i Joy Division. Da questo tipo di condizione umana e musicale nasce il nuovo disco di Fanali.

Fanali

La band nasce dall’incontro artistico tra Michele De Finis, Jonathan Maurano (già ossatura degli Epo) e Caterina Bianco nel proposito di realizzare musica per immagini, collocandosi nello stesso segmento di band come i Calibro 35, C’mon Tigre, Julie’s Haircut. Il loro primo lavoro del 2022 Shidiri Modoro si muove in quella direzione.

I’m In Control si avvale del contributo (in ordine di apparizione nella tracklist) del basso di Gabriele Lazzarotti (Daniele Silvestri, Diodato, Propaganda Orchestra), degli archi di Rodrigo D’ Erasmo (Afterhours, Diodato), dei fiati di Pietro Santangelo (Ps5, Nu Genea), del piano di Bruno Bavota e delle chitarre di Marcello Giannini (Nu Genea, Psychè).

Dal vivo Fanali ha anche sonorizzato alcuni spettacoli, fino a che nel loro modo di comporre è entrata stabilmente la voce che prima ricopriva un ruolo minore. Nell’agosto 2021 infatti producono e portano in tour le musiche per la sonorizzazione dal vivo del film sperimentale del 1929 “L’uomo con la macchina da presa” di Dziga Vertov, raccolte nel disco Man With A Movie Camera, di quello stesso anno.

Nello stesso anno prendono parte a un tributo a Lou Reed da cui nasce un tour in cui portano in giro le canzoni del leader dei Velvet Underground pubblicando singoli come All Tomorrows Party e Pale Blue Eyes.

 

Nell’ultimo disco la voce assume un ruolo più importante nelle loro canzoni, come aggiungere un ulteriore strumento agli strumenti già utilizzati. Michele e Caterina si alternano al microfono mentre l’elettronica si diffonde a macchia d’olio su tutto il disco. Immaginate di rovesciare un barattolo di musica liquida purissima, le atmosfere sono rarefatte e l’ascoltatore sembra perdersi (perdita del controllo!) in una valle nebbiosa e sdrucciolevole. Il disco dilata i sensi e sembra fluttuare a pochi metri dal suolo. Siamo sull’astronave di Fanali, un gioco di eco e richiami vocali che rimbalza da un lato all’altro della stanza mentre noi siamo al centro senza riuscire a trovare un centro di gravità. Ascoltiamo il disco e perdiamo la bussola, perdiamo il controllo. Ma è questo che deve fare la musica, rovesciare i nostri punti di riferimento, mescolare i nostri orizzonti.

La musica di Fanali si allinea a standard internazionali che rimandano a luoghi musicali come la Bristol degli anni ’90, apparentemente lontanissima da Napoli, luogo di nascita della band. Eppure un filo conduttore c’è, non solo i Massive Attack e la loro componente partenopea ma l’anima elettronica della città che specialmente negli anni 90 ha trovato molti interpreti. Fanali riprende questa tradizione e la rende attuale, portando a compimento un lavoro di ricerca sonora raffinato che sa prendersi il proprio tempo di composizione, sa lavorare di cesello fino ad avvicinarsi a canzoni che potrebbero addirittura essere portate sui migliori dancefloor.

Basta premere play e cominciare questo viaggio senza destinazione, senza direzione con pareti sinuose. Siamo nel labirinto di Fanali, perdere il controllo è l’unico modo di trovare la strada.


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