Eyedress – Manila Ice

Dopo l’album d’esordio Shapeshifter, Eyedress torna con Manila Ice, disco uscito lo scorso 2 giugno per la Lex Records. Contiene quindici brani, tra cui numerosi feat di qualità e si dispiega per 44 minuti intensi che conducono oltre ogni aspettativa.

Da un primo ascolto risaltano fin da subito una lunga serie di sonorità psichedeliche. Il brano Manila Ice che apre l’album lo dimostra dalle note iniziali, evitando di girarci intorno come una trottola impazzita. Segue Sofia Coppola, altro esempio di come il sound dell’artista filippino si avvicini di molto a quel filone attualmente detenuto da band come i Cigarettes After Sex.

Un timbro di voce che sembra quasi cullarti nella melodia che si crea e che si stampa con forza nella mente. Ascoltiamo le chitarre, le tastiere e le batterie accennate per lasciare spazio al lamento di una voce giovane che sa inserirsi con estrema magnificenza nella dimensione che stiamo creando lentamente con i nostri pensieri, quelli che definiamo opportunamente viaggi mentali.

È la prima volta che Eyedress pubblica un disco con la label londinese e il risultato non dispiace affatto. Oltre alle sue capacità di interprete di un sentimento metropolitano ormai abbastanza diffuso, lo stesso per cui cadere nel tranello della scarsa originalità è abbastanza facile, non mancano le collaborazioni che aiutano a valorizzare l’intero album, collaborazioni che vanno da Jasmine a Prefuse 73, da Teenege Granny a Low Leaf.

L’onda psichedelica avanza dritta per la sua strada. Compone il quadro perfetto per una traiettoria sonora che ti guida oltre ogni immaginazione. Manila Ice è questo, un disco che riesce a portarti lì dove pochi riescono, e lo fa con estrema facilità, tanto da prenderti in giro senza nemmeno lasciartelo intendere. Un altro esempio può essere Third Eye Kisses, un brano dalla lentezza acuta che scava con cura la fossa dove si nascondo le nostre emozioni e le fa venire allo scoperto, prive di protezioni.

Il suono di Eyedress può far tornare alla mente quella che è stata definita come Xanax Music, ovvero una certa corrente musicale che prende spunto dallo stato che hanno gli antidepressivi sugli artisti. È tutto così calmo, fermo e allo stesso tempo burrascoso da fare ingelosire nomi come quello di Lana Del Rey – da Chris Richards del The Washington Post definita la regina di questo stile.

Quello che mi piace del musicista filippino è questa sua capacità di trasmettere noia e piacere. In alcuni brani, come Living Room – suonato con Prefuse 73 -, entra in gioco anche l’elettronica, una sfumatura che Eyedress ha saputo ben sfruttare per tutto il disco. Il contro tempo e le voci in dissolvenza costruiscono le basi di uno stato confusionale pronto ad esplodere da un momento all’altro. Per questo noia e piacere si incontrano, per questo c’è la voglia di sopperire alla disperazione e allo stesso tempo quella di cercare una via di fuga attraverso qualcosa di completamente diverso.

Per gustarsi a pieno Manila Ice basta poco. Non serve un’atmosfera estetica ben precisa. Questi quindici brani vi scivoleranno addosso come fanno le polveri sottili del traffico di una capitale asiatica qualsiasi.

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