“Evohé” è un richiamo e un’esclamazione di giubilo, in questo caso, per la poesia. Una rubrica a cura di Tania Pleitez Vela e Rocío Bolaños, uno spazio creato per esplorare poeti di diverse latitudini e generazioni, con l’obiettivo di fungere da punto d’incontro per le diverse poetiche che illuminano la marginalità.
Lorena Paris, poetessa e performer, si occupa di poesia, comunicazione e divulgazione poetica da oltre dieci anni. Ha pubblicato dieci sillogi con le Edizioni Archeoares. Ha curato e condotto, per vari anni, una rubrica di “cultura e società”, in onda su Radio Verde. Scrive recensioni e ha firmato rubriche poetiche, per Tuscia Times e Sabina Magazine.
“Come una nevicata leggera/questo silenzio così radicato/mi congiunge/al centro delle cose”, questi versi dal libro Il mio cuore è blu ci suggeriscono il senso del fare poesia di Lorena Paris, del suo sguardo che si posa sulle cose con una delicatezza che però va al fondo della realtà e ne porta alla luce il vivido caleidoscopio di colori, immagini e sentimenti che sentiamo immediatamente nostri, assieme al senso dello scorrere del tempo vissuto non come una condanna, ma come un dono. “Onoro il vero, lo curo ogni giorno” ci dice nell’incipit di un’altra poesia, onorare il vero è ciò che fa la poesia: salva le cose dall’indistinto, le riconduce alla loro precipua unicità. La poetessa onora il vero perché sa quanto la verità, nelle nostre mani, sia fragile spesso tradita, travisata. Ed è un quotidiano esercizio di cura quello che Lorena Paris opera attraverso la sua parola poetica, è ascolto delle intime vibrazioni del creato, dei sussulti del cuore, del respiro ora calmo ora inquieto delle cose che palpitano nelle contrazioni dell’esistenza.
La scrittura di Lorena Paris si muove su registri diversi poiché “La luce è dell’inverno”, raccoglie suoi haiku corredati dalle fotografie di Simona Sbrilli e note di Luca Cenisi che scrive: “lo haiku è semplicemente ciò che sta accadendo in questo luogo, in questo preciso momento”. L’haiku è quindi un più preciso e conciso attraversamento del presente e la poetessa aggiunge che per lei la poesia nasce dall’udito, dall’ascolto, gli haiku dalla vista, dall’osservazione di un fenomeno naturale o di un elemento della vita quotidiana che viene fermato sulla carta e si compenetra con il sentimento del poeta che è intessuto tra le parole che sceglie di usare per descrivere quell’attimo. Gli haiku raccolti in questo libro, così come tutte le sue poesie, sono delle vere e proprie epifanie che mostrano il mistero luminoso della realtà.
Lucianna Argentino
Va e viene il ramo
del giorno
nella luce che si posa.
Lascia il segno l’abbandono,
nella curva di un fiore.
La quiete del mio tempo cura l’asprezza
di una terra sconsacrata.
E ancora
non cade la neve.
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L’ Autunno spegne ancora
la giostra delle rondini
e il cielo resta muto.
Voli lontani,
come viaggi sospesi.
È l’alternanza del giorno
che si fa tempo estremo,
che vigila le accoglienze dei nidi vuoti.
Tornerà tutto.
Anche il cielo
delle piogge trasparenti
e delle foglie lucide. Persino.
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sera d’autunno –
un libro tra le mani,
negli occhi il mondo
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oltre il cancello
c’è l’ombra della luna –
ho i piedi nudi
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metto la spilla
che era di mia madre
l’inverno è mite
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ventaglio bianco –
la polvere del giorno
sopra le cose
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