Ci sono trentanove gradi, ci sono delle regole. Si inizia.
Estate caldissima è un sussurro stremato dalle alte temperature, forse un’imprecazione a mezza bocca, sicuramente un dato di fatto che ci accompagna da più di qualche anno ormai. Estate caldissima è un romanzo sudato, colloso, bagnato dell’acqua della piscina di una casa di campagna, ma pure di quel sudore notturno che segna tutte le lenzuola e per questo sguscia via. Fermo non sta mai, questo secondo romanzo di Gabriella Dal Lago, pubblicato a giugno da 66thand2nd.
Ritiro creativo. Come il Decameron, ma senza la peste (quasi).
Nell’estate dell’anno scorso, Gian e Greta, in coppia nel lavoro e nella vita, hanno come proprio ospite, sotto lo stesso tetto della (grande) casa in campagna tutto il team creativo con cui lavorano nell’agenzia di comunicazione che hanno fondato, per un totale di sette adulti (prevalentemente millenial), un bambino (di Gian) e una gatta (di Greta). L’obiettivo di questa convivenza straordinaria è la consegna di un lavoro che pende sulle loro teste come una spada di Damocle, lo spirito – per stessa ammissione dei padroni di casa – è di boccacciana memoria. Senza la peste, ok, ma anche senza novelle raccontate a turno. Solo lavoro-lavoro-lavoro, o quasi. Ognuno di loro porta in quella casa che li vede coinquilini e colleghi ventiquattr’ore su ventiquattro per un tot di tempo, una settimana sola. Tutti insieme. In una casa unica, come ci dice Dal Lago.
Quali temperature raggiungeranno oggi le rotaie della metro di un grande centro abitato? Saranno roventi, ustionanti come la superficie del volante appena si è messo alla guida.
Se, a prima vista, Estate caldissima può sembrare un romanzo sulle agenzie di comunicazione scritto da chi questo mondo lo conosce bene perché ci lavora – e va bene così, con tutto il bagaglio che questa narrazione si porta dietro, come deadline, notifiche a tutte le ore, richieste e prove di colore per possibili loghi da inviare –, accantonando anche solo per un attimo la questione lavoro creativo e tutta l’incertezza che ne deriva, appare chiara una cosa. Questo romanzo breve, che scorre in mezzo all’afa, è anche un piccolo racconto di tutta quell’ansia generazionale che, boccheggiando, abbandona il campo di interesse di un’occupazione specifica e va a investire il futuro tutto. Lo fa dalle situazioni sentimentali di ognuno dei protagonisti fino al cambiamento climatico, che è l’attore protagonista di questo caldo caldissimo.
Una sera dopo cena hanno litigato per una cosa: lei lo ha accusato di essere insensibile rispetto al disastro climatico, lui non sa perché ma si è messo a ridere, e questa cosa l’ha fatta incazzare.
Sotto la coperta fatta di scadenze, sussurri in piena notte, discorsi che fa fatica a capire, dorme infatti Leo, otto anni, bambino invisibile con una finestra aperta sulla pancia. Parte suo malgrado di quest’insolita congrega estiva, sempre defilatissimo rispetto ai ritmi della casa, Leo ha come sua unica compagna di giochi la gatta di Greta. In tutto questo osserva, per quello che può comprendere ascolta, senza dubbio si sente molto solo, vorrebbe più attenzioni dal padre e dalla compagna, qualcun altro con cui giocare, forse si pente di essere lì, vorrebbe tornare subito dalla mamma. A un certo punto, Leo arriva a desiderare davvero di farsi invisibile.
Dentro ci troverebbero, oltre alle sue viscere, la carne, il sangue e tutti questi elementi corporei e i fluidi e la ruvidezza le morbidezze le fibre i muscoli, ci troverebbero la solitudine che sente – che sentirà – contornato da quegli adulti che non sembrano provare il minimo interesse verso di lui; la paura e insieme l’imbarazzo che registra nelle sue interazioni con Greta, che divide il suo tempo tra l’ignorarlo e il trattarlo con sufficienza.
Questo bambino silenzioso, che sembra essere conosciuto realmente bene solo dalla narratrice onnisciente che molto spesso fa capolino tra le righe del romanzo, è legato a doppio filo al futuro, il suo ed è a lui che il lettore deve prestare attenzione, riemergendo dal vociare e dai problemi di tutti loro adulti che possono interessarci, ma mai completamente.
L’estate caldissima è finita, iniziano gli anni del diluvio.
Estate caldissima di Gabriella Dal Lago è un romanzo che scivola via inquieto e febbrile, pieno di storie personali, di rimandi letterari e pop, ma che non si dimentica di una certa speranza per il futuro. Quello che rimane sarà pure amarezza, ma noi qua continuiamo a sperare nella pioggia.