“Sabato 6 Dicembre 1980, due giorni prima che John Lennon fosse ucciso chiudendo la lunga stagione degli assalti al cielo, dopo aver trovato il nome Litfiba salgono sul palco della Rokkoteca Brighton. E’ l’inizio di una storia che parte dal basso in senso stretto, da uno scantinato a pochi metri sotterranei dall’Arno, dove il gruppo è nato, ha sudato fumato provato litigato gioito in una nuvola di suono. Sfavato e felice”. Donato Zoppo
Dopo il bel libro su Ko de Mondo, la storia del primo disco dei CSI, ritorna in libreria Donato Zoppo con Eroi nel Vento (Compagnia Editoriale Aliberti), la nuova pubblicazione che racconta Desaparecido, il primo disco dei Litfiba che compie quarant’anni. Lo racconta insieme ai protagonisti in una immersione tra i solchi di quel vinile che prendeva forma tra gli umori e i colori di una Firenze di inizio anni Ottanta, talmente viva e vivace da essere ricordata come una delle capitali europee delle culture giovanili di quegli anni. Non solo musica, ma teatro sperimentale, moda, nuove forme di aggregazione, davano alla città un volto diverso, all’ombra della secolare storia scolpita nel suo skyline.
Erano soprattutto le notti a cambiare fisionomia. I grossi concerti che tornavano in Italia – a Firenze con Patti Smith e i Clash – alimentavano un respiro internazionale che la città aveva in parte nel suo dna. L’apertura di un locale come il Tenax che, insieme al Manila, si preparava a ospitare tutta l’ondata new wave mondiale, dava la possibilità a quegli adolescenti che stavano scegliendo il rock a tinte dark di sentirsi al centro del mondo, alimentando quel fuoco ardente sotto la cenere assieme ai lampi del Banana Moon e di altri club e Case del Popolo che si facevano palco, come la Rokkoteca Brighton a Settignano. Desaparecido dei Litfiba è il disco rock cantato in italiano che sarà centrale per tutta la nascente musica indipendente e alternativa, in una nuova geografia musicale che rivelava nuovi centri propulsivi, come Pordenone e Bologna, grazie al punk e alla filosofia del “fai da te”, e appunto con caratteristiche maggiormente post punk e new wave, Firenze. Quel biennio 1984/1985, vedrà a stretto giro il loro debutto e quello, alcuni mesi prima, dei Diaframma con Siberia. Due dischi apripista per l’Italia, non solo per l’abbinamento della lingua italiana a certe sonorità rock ma anche per la declinazione di certi suoni che si percepivano nell’aria e che chiedevano di essere catturati e messi sapientemente sulla ceralacca di un LP.
“Ho visto crescere quel movimento, prima sotterraneo, carbonaro, elitario, che esplose all’improvviso: migliaia di persone cominciarono a frequentare musicisti e concerti, club e cantine, negozi di dischi e piazze, notte e giorno, estate e inverno, e s’imbarcarono in viaggi logoranti ma felici”. Bruno Casini

Donato Zoppo ci porta nei luoghi dove tutto questo avviene, a un indirizzo preciso: Via De’Bardi 32, una “cantina” umida, nelle fondamenta di un antico palazzo a pochi metri dal letto dell’Arno, nel pieno centro della città. Quella diventa la casa dei Litfiba e nel tempo, una meta turistica per i viaggiatori rock che puntano l’Oltrarno per mettere una firma su quella porta e fotografarsi proprio lì davanti. Donato ci fa scendere in quella cantina, presentando i protagonisti come personaggi che, suonando il citofono e scendendo quei gradini, si presentano a uno a uno su un palcoscenico sotterraneo, inizialmente invisibile al pubblico, ma molto frequentato da musicisti e da tutte quelle figure che popolavano questo nuovo mondo sonoro in costruzione, fatto di etichette indipendenti, nuovi produttori, giovani fotografi e operatori culturali, novelli manager. Sono le voci dirette di Gianni Maroccolo, Ghigo Renzulli, Piero Pelù, Antonio Aiazzi, insieme ai ricordi di Ringo De Palma scomparso prematuramente, e ancora di Francesco Magnelli in veste di collaboratore/produttore, Alberto Pirelli discografico responsabile dell’etichetta I.R.A. Records, Bruno Casini, primo manager delle band fiorentine dell’ondata new wave, precedentemente attivo con il suo locale Banana Moon, ma ci sono anche le parole di Federico Fiumani dei Diaframma, così come di Sergio Salaorni del mitico Studio Larione 10 e Alessandro Querci dei Los Quatros Gatos che aveva Ringo De Palma alla batteria.
Con la sua scrittura Donato riesce a far diventare queste voci un coro che ci narra questa storia a partire dall’inizio, molto prima di Desaparecido, poiché la band ha già all’attivo moltissimi concerti e alcuni brani in circolazione già da qualche anno, ma non ancora un vero e proprio disco. Allo stesso tempo Donato ci rende le personalità in formazione di ragazzi che sanno dell’occasione da poter cogliere con questa registrazione. Si entra in punta di penna nelle loro ancora giovani biografie tratteggiando caratteri e psicologie che poi si manifesteranno anche artisticamente ma che molto devono, nella ricerca della compattezza, a quelle nottate trascinate fino all’alba a farsi le ossa in quella cantina, oltre che sui primi palchi e, giustamente, l’autore non evita una serie di aneddoti divertenti che meglio spiegano quella irripetibile atmosfera. Donato ci svela la dedizione di Maroccolo e Ghigo verso la musica e i propri strumenti, basso e chitarra, il loro modo di cercarsi e trovarsi anche provenendo da ascolti in parte differenti, il rapporto e il percorso di Antonio Aiazzi con le sue tastiere, l’energia, la forza e il ritmo, oltre alla simpatia, che porta in dote un batterista come Ringo De Palma, fino alla speciale presenza scenica sul palco di Pelù, che fa tesoro delle sue precedenti frequentazioni teatrali per far cambiare marcia alla figura del frontman nelle rockband nostrane; tra le righe viene fuori anche la sua capacità di comporre velocemente i testi che, specie in questo disco, ma più o meno velatamente anche in seguito, fanno dell’antimilitarismo un aspetto sempre presente e particolarmente caro al rocker fiorentino, una critica alle forme di potere che resterà nel suo modo scrivere soprattutto nei primi dischi.
Nel libro non manca, anzi per certi versi ne è il cuore, il racconto delle canzoni che compongono la tracklist, la loro genesi, le scelte, le discussioni e le intuizioni che portano al risultato definitivo. Fuori da quella cantina il cuore rock della città aspetta questo primo decisivo passo della band, che capeggiava, con i Diaframma, i Neon e Moda di Andrea Chimenti, quell’ondata new wave in lingua. E nessuno sarà deluso, anzi. Le otto tracce colpiranno subito al cuore, alcune venivano già suonate dal vivo o si trovavano in registrazioni precedenti, ma ora avevano bisogno di una veste definitiva che esprimesse un livello compositivo e di personalità ancora più alto, e allora ci si incontra giorno e notte per dare vita a Istanbul, Eroi nel Vento, Pioggia di Luce, Guerra, Tziganata, La preda, Lulù e Marlene e Desaparecido.
Nella bella prefazione di Roberto Mancinelli si rivive anche l’impatto che questo disco ha avuto su quella generazione di adolescenti rockettari in formazione, che, attenta, spulciava le riviste cartacee appena prese in edicola, che un po’ ci fa riflettere anche su come è velocemente cambiato il rapporto con la ricerca della musica da scoprire e con i diversi modi di fruizione che ci sono adesso. E’ un libro da leggere tutto d’un fiato e grazie a Donato Zoppo è possibile scendere in quella cantina a scorgere un atto fondativo dal valore duplice, sia per la forza e la bellezza del disco che ferma magicamente i suoni di quegli anni, che per la funzione che avrà come apripista del “nuovo rock italiano cantato in italiano”. Desaparecido, insieme ai successivi 17 Re e Litfiba 3, va a comporre quella Trilogia del Potere della band che dalla seconda metà degli anni Ottanta diventa un pilastro per la musica rock italiana. Il libro di Donato ci racconta questo primo passo, che a quarant’anni di distanza ha lasciato un’orma potente e precisa, un calco su cui tanti sono poi andati a misurarsi. Inizia così il volo dei Litfiba, con questo disco, e quel volo Piero se lo gode tutto, a ogni concerto.
“Torso nudo, chioma nera sulle spalle, pantaloni attillati. Incendiario. Ogni sera se lo gode tutto. Respira forte Piero, posa il microfono, guarda dritto dinanzi a sé, prende la rincorsa e spicca il salto, l’ennesimo, a volo d’angelo verso il pubblico.” Donato Zoppo