Portare musica in Italia, o semplicemente farla, non è una passeggiata, creare un festival dal nulla, in una città piccola e con una cultura musicale dell’elettronica ancora legata ai soliti posti e alle solite discoteche può rischiare di essere un azzardo. L‘Eleva Festival, però, sembra essere riuscito nell’intento di portare musica di qualità, scegliendo le location giuste e facendo alcune scelte coraggiose che hanno convinto anche i più scettici. Oltre alla line up, piuttosto piena di nomi e di generi musicali, Eleva ci ha fatto credere che eventi di un certo tipo, in una città come Reggio Emilia, possano davvero vivere e che, senza problemi, ci si possa anche abituare.
Meeting #1, 31 agosto, @ Centro Loris Malaguzzi
È la prima sera e si parte presto. Alle nove già c’è qualcuno che si aggira per il bar e un dj sta già suonando. La serata è al centro internazionale Loris Malaguzzi che, probabilmente, non si è mai visto così vivo se non per delle conferenze sull’infanzia e, comunque, non con lo stesso entusiasmo. Il live mapping dei Lumière Brothers contribuisce a dare giustizia ai palazzi che circondano il palco e proiettarli direttamente nel futuro. Alle dieci salgono sul palco i Wolther Goes Stranger, progetto parallelo di Luca Mazzieri degli A Classic Education (qui la nostra intervista) che fa parte di una di quelle scelte coraggiose e che contribuiscono a rendere il programma più ricco di sfaccettature e ad attirare, oltre ai discomaniac, anche le sfere più alternative. Il concerto, inframezzato dai suoni distorti della band, dalla doppia voce metà inglese e metà italiana dei due cantanti, si fa apprezzare per la spontaneità, nonostante i problemi alla chitarra e il nervosismo che ne esce, sembra essere il miglior modo per iniziare un festival che prima delle buone orecchie richiederà molto sudore. Ai Wolther Goes Stranger, in un clima quasi intimo, scappa anche una cover riarrangiata prima di lasciare il palco ai djset. C’è ancora spazio per respirare, prima che dalla consolle parta quella che sarà la serata, probabilmente, più dance fra le tre che hanno composto il festival. Le persone si fanno più numerose, iniziano a muoversi ed Eleva può partire. Dopo la buona performance di Andrea Arcangeli & FK Anyway, che non vuole saperne lasciare il suo posto, segue Silvie Loto, come chiusura e main event della serata. L’artista italiana, forse perché chi l’ha preceduta ha saputo davvero stupire la folla, fa fatica ad ingranare ma basta poco per riprendersi il ruolo che le è stato assegnato, ma il decollo sembra essere rinviato all’appuntamento successivo, in un percorso in continuo crescendo.
Meeting #2, 4 settembre @ Ex-Centrale Elettrica
Il secondo meeting si trova nella location più estrema ed affascinante, tra quello che resta della vecchia centrale elettrica della città, a pochi passi dal centro, e il giardino che la circonda. Sembra di essere catapultati indietro nel tempo, quando da quel luogo proveniva l’energia che illuminava le case, in uno strano rapporto di continuità l’energia l’ha prodotta chi c’era, per tutta la città. Come nel primo meeting l’inizio è sempre un po’ complicato, ma la voce è girata e la gente si affolla sull’erba. Al video mapping è passato Black Elephant, alle scelte coraggiose i Dumbo Gets Mad. Dopo i dj locali di supporto tocca a loro accendere la folla, anche se il loro ottimo psychedelic funk fa fatica a scaldare chi si aspettava di sentire della musica da discoteca, tant’è che il concerto parte con alcuni ancora seduti. Basta poco, però, alla band per farli alzare e raggrupparli sotto al palco e a rendere quello che sembrava una scommessa una certezza, oltre che un valore aggiunto. Se parlo di coraggio è perché Eleva ha voluto aggiungere ad una line up puramente elettronica due band che con gli strumenti e le parole fanno musica diversa ed è raro e, a volte, sconveniente creare un festival inserendoci generi musicali che, nonostante un sintetizzatore, hanno poco o nulla a che fare. Ma quello che ci ha guadagnato in termini di qualità è fuori da ogni dubbio. È la serata più breve, a mezzanotte si stacca tutto, perché siamo in centro città e le case sono vicine, ma nessuno se ne vuole andare, ma tutto sembra fungere da warm up per il vero evento di tutto il festival, il terzo ed ultimo meeting, e accendere così i motori non è un peccato. E se ai buonissimi Dumbo Gets Mad, forse la parte migliore della serata, si sfoga la componente più clubbing del festival (a chiudere saranno Matteo Cabassi & Alexander Cherry), poco importa, l’attesa per il sette settembre si fa quasi spasmodica.
Meeting #3, 7 settembre @ Centro Loris Malaguzzi, Arena Campovolo, Tunnel Club
È un sabato di inizio settembre, la gente torna dalle vacanze a Reggio Emilia, con la faccia disgustata perché dopo un’estate di liberazione torna l’autunno da passare in casa, senza avere davvero qualcosa da fare per mesi. Quest’anno però c’è Eleva, e ci va un po’ meglio, e il fatto che un altro dj si esibisca da un’altra parte evita di portare masse di discotecari scassati ad un festival di qualità. Questa giornata parte presto, prima un workshop di Ableton al Loris Malaguzzi, all’ora dell’aperitivo, poi l’arrivo all’Arena Campovolo in cui inizia davvero il bello. Se le persone ancora fanno fatica a pensare di arrivare prima delle undici agli eventi è pur vero che ti puoi godere uno dei migliori djset senza nessuno attorno. Siamo in pochi alle nove, qualcuno si aggiunge per le dieci, prima che l’arena esploda nell’ora più tarda, prima dell’aftershow previsto al Tunnel Club. Reggio Emilia è una piccola città e questo festival lo giri a piedi, che significa che le madri e gli alcol test possono stare tranquilli per una sera. Sono le dieci, ci saranno un centinaio di persone, dopo la degna esibizione dei Nerd Flanders, coppia di dj della zona, sale sul palco un omone con i rasta e un pezzo di storia della musica sulle spalle, dicono che sia di Bristol e che abbia contribuito a fondare il trip hop insieme alla sua band. È il turno del dj set di Daddy G, dei Massive Attack, e la qualità dell’evento prende un picco che, strano a dirsi, sarà mantenuto se non superato per tutta la serata. Daddy G non tradisce le sue origini e la componente più particolare della sua musica esce fuori, creando un’atmosfera che se non ti porta a ballare rende soddisfatti quelli che ai festival elettronici ci vanno per la buona musica e non solo per il bar. Sono ormai le undici, Daddy G ci sta per salutare, ma prima di andarsene lascia una pesante eredità da
raccogliere a chi lo sostituirà, una versione inedita e remixata di Teadrop, una della canzoni più importanti della band di Bristol che, non esagerando, si può definire tra le migliori sentite in tutto il festival. Tocca a Andy Butler, dj e producer degli Hercules & Love Affair, tra le band più innovative degli ultimi anni, salire sul palco e continuare a stupire e, senza problemi, ci riesce. Perché le persone si sono moltiplicate, ed hanno raccolto la sfida di Daddy G e sono pronte a ballare. La sua musica elettronica pura, dai forti bassi e dai ritmi cadenzati ma mai banali, sorprende anche chi pensava che l’Eleva fosse soltanto una discoteca spostata all’aperto. Il livello continua ad alzarsi e se tradisce la vena funk degli Hercules poco importa, realizza il migliore dj set dell’intero festival e il pubblico apprezza, anche perché è difficile trovare questo tipo di musica in Italia. Il suo live passa troppo velocemente, come solo la musica di livello riesce a fare, con il sudore che ti fa attaccare sabbia e vestiti alla pelle. Intanto viene annunciato che Blawan, incaricato di chiudere la serata, non si esibirà e il suo posto sarà sostituito dalla doppia esibizione di Benoit & Sergio, anche loro tra i dj più importanti nella scena musicale dentro e fuori i club. Eleva prende, per l’ennesima volta, una nuova piega, diversa da quella con cui era partita. La location, da grandi live, si riempie di persone che ballano, che cercano di parlarsi o che si fanno soltanto trascinare all’interno della serata. Sono le due di notte, e tutto sembra finire, perché il fiato manca, le sigarette ti hanno bruciato l’ossigeno e la stanchezza si fa sentire. Per i più coraggiosi c’è l’aftershow, noi ci fermiamo a fare due chiacchiere con Daddy G e poi torniamo a casa, ancora con la musica dentro le orecchie.
Eleva Festival ha portato qualcosa in più di tre serate di fine estate, ha aggiunto un pezzo alla coscienza musicale di una città, portando una sana cultura elettronica in cui la qualità ha superato la quantità. L’augurio è che l’anno prossimo si ripeta, prendendo spunto dalle cose negative quanto da quelle positive, che continui a sperimentare e a mantenere i prezzi accessibili come quest’anno e che la gente, finalmente, si renda conto che la musica elettronica non è soltanto quella da discoteca.
(Le foto sono concessione di Eleva Advanced Music Meetings, tutti i diritti riservati ©)