Il prossimo 30 Novembre arriva a sorpresa il nuovo album in solo di Elena Tonra dei Daughter via 4AD. Il progetto personale della raffinata cantautrice inglese e il disco di debutto in solo portano lo stesso nome, Ex:Re, da ‘regarding ex’ e ‘X-Ray’. Si tratta di un disco intimo e speciale, nato dalla fine di una relazione e dall’assenza. Abbiamo fatto qualche domanda alla Tonra a proposito del nuovo album: lei ci ha raccontato come è nato, e quanto sia stato catartico scriverlo. Sono tanti i breakup album che sono diventati iconici nella storia della musica, basti pensare a For Emma, Forever Ago di Bon Iver, o The Boatman’s Call di Nick Cave & The Bad Seeds. Ex:Re è il breakup album di Elena Tonra, e doveva per forza di cose essere solista.
Mentre leggete potete gustarvi le fotografie di Alise Blandini che ha incontrato Elena Tonra a Milano per qualche scatto in esclusiva.
Come ti senti ad uscire con un album solista?
Mi sento bene, abbastanza nervosa perché esce tra pochissimo e quindi continuo a chiedermi: avrò dimenticato qualcosa? è davvero tutto pronto? Ma mi sento bene, credo sia una cosa positiva.
Rassicuriamo tutti che tu non stai lasciando i Daughter.
Oh no, no, stiamo benissimo. Stiamo già lavorando al terzo album.Anzi, è andato tutto alla perfezione. Il disco probabilmente è arrivato anche perché abbiamo deciso di prenderci una piccola vacanza dalla band dopo esser stati insieme continuativamente per tipo otto anni. Credo che ognuno di noi abbia pensato: “forse dovremmo prenderci un 6 mesi per fare le nostre cose?“. Si è trattata di una felice casualità, perché ho effettivamente avuto modo di dedicarmi alle mie cose.
Ex-Re vuol dire Regarding Ex: il disco sembra essere ispirato da una separazione, un’assenza, o — come hai detto tu — una presenza fantasma. Cosa ci racconti in proposito?
Il focus si è spostato man mano, perché l’ho scritto probabilmente nel corso di un anno o forse di più. Il disco che stavo componendo all’inizio era più centrato su una relazione, sulla persona all’interno di questa relazione. Poi dopo un po’ di tempo è diventato più diretto verso me stessa, il modo in cui reagivo, o cosa facevo durante l’assenza di quella persona. Anche se penso che si tratti di un disco da relazione finita, mi sembra che lui non sia poi così molto presente. Alla fine si tratta di un disco da relazione finita che riguarda me stessa (ride).
In realtà l’arte, la musica, hanno spesso preso ispirazione da una situazione di separazione, basti pensare a Blood On The Tracks di Bob Dylan. Credi sia catartico?
Sì, la penso così. Penso di dar senso alle cose scrivendole, e in fondo credo di aver fatto così sin da quando ero una teenager di fronte a un sacco di situazioni. Sono sicura che per ognuno di noi affrontare la fine di una relazione possa rivelarsi una sensazione tremenda, si può sentire dolore così come un cambiamento, perché sai che l’altra persona è viva e sta bene, ma non sai come se la passi sul serio, che cosa stia facendo. Così la tua testa è come un fiume in piena, ed è riposante buttare tutto giù scrivendo perché puoi sbarazzarti di tutti i pensieri. Quindi non mi sorprende per niente che un disco da fine relazione sia qualcosa di forte, anche perché riesce a connettere le persone, i loro sentimenti, pensieri.
Ex-Re è anche una collezione di immagini e ricordi: riusciamo a vederti vagabondare per New York, e poi alle 5 del mattino svegliarti seguita da un fantasma. Hai scritto prima i testi del disco o le parole sono venute insieme alla musica?
I testi vengono tutti da ricordi molto specifici di eventi. Direi che per la maggior parte del disco i testi sono venuti prima, perché per esempio li ho presi da lettere che alla fine non ho mai scritto, o da appunti che ho preso nei miei quaderni, o persino note sul telefono di tanto in tanto. Quindi sì, ho scritto prima i testi, poi mi sono presa il tempo per provare a ricreare la scena attraverso la canzone, o almeno questa è stata l’idea dell’inizio. Per esempio Romance rievoca un po’ l’atmosfera di un nightclub, The Dazzler invece è un posto evocato in modo astratto.
Nel disco troviamo pianoforte, violoncello, batteria, i feature di Josephine Stephenson, la collaborazione con Fabian Prynn. Come hai lavorato con loro per creare il sound finale?
Fantastico, è stato davvero meraviglioso. È successo che abbiamo passato un sacco di tempo assieme, diciamo quasi tutti i giorni considerando che abbiamo fatto persino qualche weekend in studio. Ma volevamo fare davvero qualcosa e andare avanti. Fabian suona la batteria nel disco ed è un fantastico batterista, mi ha aiutato un sacco. Gli avevo portato un sacco di demo delle canzoni perché avevo già l’idea della direzione che il suono avrebbe dovuto prendere. Quindi abbiamo cominciato a registrare le versioni live solo con un paio di elementi: piano, batteria e voce, e chitarra, batteria e voce. Abbiamo registrato una decina di canzoni in un paio di giorni, e poi siamo tornati in studio per mettere tutto insieme. Da qui abbiamo aggiunto il violoncello, che dava un risultato meraviglioso. È stato tutto un processo di coesione, una vera sorpresa. Penso che Fabian e Josephine abbiano aggiunto un elemento cinematografico alle canzoni, siano riusciti a estendere il suono. Il risultato mi sembra quasi quello di una soundtrack di un film.
Stai pensando di fare anche un tour di questo disco?
Lo spero, vorrei davvero. Mi piacerebbe portare con me Fabian e Josephine, ma dovremmo essere tutti liberi nello stesso momento. Abbiamo qualche data in arrivo, forse un paio di concerti. Sarebbe bello un tour di questo disco, credo che queste canzoni funzionino molto bene dal vivo, e poi loro sono incredibili musicisti.
Sei inglese e ora c’è questa decisione del Regno Unito di lasciare l’Europa. Credi sia un altro modo di sperimentare la sensazione di separazione?
Beh si, è un incubo. È strano, è stato strano, anche perché forse gli amici e il gruppo di persone che frequento hanno votato in modo del tutto differente, e cioè Remain. Quindi è stato un po’ uno shock e una sorpresa, perché non me lo aspettavo per niente. Sì, sembra quasi un’altra separazione. E poi io sono molto attaccata al mio passaporto europeo, vorrei essere nata in Italia (ride). Molti dei miei amici a Londra non sono nemmeno inglesi, quindi sento una speciale disconnessione .
E come ti senti a essere in Italia al momento?
Amo l’Italia. Mi piace tornare qui, e spesso ci torno in estate perché ho la famiglia che vive molto vicino a Milano, e mio fratello vive nel sud in Calabria. È un posto meraviglioso, mi piace sempre tornarci, spero di poterci venire in realtà, sarebbe bello. Sono davvero desolata per la Brexit (ride).
Come ci si sente ad essere un’artista donna nell’industria musicale oggi?
Molto bene, ho tante amiche artiste che registrano album e fanno grandi cose, bellissime produzioni. Proprio oggi stavo parlando con degli amici di alcuni cambiamenti che spero potrebbero riguardare le line up dei festival, che per ora sono abbastanza ineguali – diciamo che non è mai un 50 e 50. Però mi sento anche molto sicura del disco che sta per uscire, credo che sia brutalmente onesto. Forte.