Uno dei vizi del nuovo anno – quando si presenta – è quello di fare i conti con i suoi centenari. È un modo di contare il tempo, tenere il ritmo, e con un’occhiata veloce capire – se da qui, a cent’anni di distanza – ci sia stato o meno un cambiamento nelle umane percezioni e sensibilità. Il 2018 è l’anno del centenario della morte di Egon Schiele, ad esempio, il geniale artista austriaco di cui tutti ricorderete gli incantevoli ritratti. Alcuni provocatori, per il 1918.
Come ci ricordava proprio Schiele: “Nessuna opera d’arte erotica è una porcheria, quand’è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l’osservatore, se costui è un porco”. Di seguito una prova visiva.
Qui, dal 2018, pare che i cento anni non abbiamo cambiato granché. Il mese scorso la compagnia che gestisce la metropolitana di Londra avrebbe rifiutato di esporre due manifesti che raffiguravano due dipinti di Schiele perché troppo osé. Si trattava di due manifesti per il centenario della scomparsa dell’artista austriaco creati dall’ente del turismo di Vienna: due nudi che però sarebbero ancora troppo scandalosi.
La risposta di Vienna non si è fatta attendere, e l’ente del turismo ha reinviato a Londra i manifesti con un avvertimento/scritta che censura le nudità dei ritratti: “SORRY, 100 years old but still too daring today”.
In un’epoca in cui abbiamo avuto una petizione per la Thérèse Dreaming di Balthus al Met di New York (opera accusata di promuovere la pedofilia), e in cui la Carmen di Bizet viene reinterpretata a Firenze con un finale alternativo per dire no al femminicidio, ci chiediamo – qui dal 2018 – che ne sarà dell’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità morale. Se le metropolitane di domani saranno affollate di manifesti con opere d’arte opportunamente censurate, e che ne sarà – anche peggio – dei musei, se sia solo un trend della gran cappa conservatrice, oppure Schiele vincerà la sua battaglia con il tempo, cento anni dopo.