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Draghi si mangia lo spread!

«All’interno del proprio mandato, la Bce è pronta a fare qualunque cosa per preservare l’euro, e credetemi, questo basterà». Queste parole pronunciate da Mario Draghi, attuale presidente della Banca Centrale Europea, danno una speranza agli indici spread che cominciano a scendere e a calmarsi – una discesa di quasi cinquanta punti: il mostro numerico si rilassa nel momento in cui un banchiere – non uno qualsiasi – usa parole come “siamo pronti a tutto”.

Cosa vuol dire essere pronti a tutto? A cosa si è pronti?  Stiamo ancora incassando il colpo dei nuovi otto contratti lavorativi del signor Monti – l’uomo della soluzione che non ha ancora risolto niente – e stiamo ancora ingoiando la pillola di un ministro del lavoro che dice “Il lavoro non è un diritto”. Ricordando a tutti che “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”, cosa vuole ancora questo levitano economico chiamato “spread”?

Viviamo in uno strano momento storico e credo di poterlo esemplificare con un esempio molto lineare: una pasticceria è piena di dolci, stanno lì in vetrina stracolmi di nutella e crema, di ciliegie e amarene, il negozio sta per scoppiare; il pasticcere esce dall’esercizio e va nei quartieri poveri a rubare le caramelle ai bambini per aggiungere altri dolciumi alla sua meravigliosa vetrina. Dolciumi che nessuno mangerà mai. Un paradosso.

La mancanza di capitali o il debito pubblico sono davvero problemi così gravi da rinunciare alla sovranità popolare? E’ davvero così importante da avere un governo tecnocrate messo lì non da noi ma da terzi? Il valore di questo “allarmismo spreadiano” è reale o è un altro modo per accumulare capitale alla cieca sulle spalle del cittadino medio-basso?

Quasi come se il debito l’avessimo voluto noi, che le nostre scelte da cittadini abbiano davvero influito sul formarsi dello stesso e che noi fossimo gli unici responsabili, il governo taglia posti letto negli ospedali, distrugge il contratto nazionale del lavoro e si inventa una “spending review” giusto per non usare ancora la parola “austerità”.

Perché non tassare i patrimoni scudati? Perché non imporre alle banche un coefficiente di riserva più elevato? Quali interessi si ledono? Queste sono le domande che bisognerebbe porsi.

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Di seguito il link della conferenza live dove Draghi ha parlato qualche ora fa

http://www.guardian.co.uk/business/2012/jul/26/eurozone-crisis-greece-bailout-barroso#block-501117ec95cb1d4f92af2233

(Foto dalla Rete)

Eugenio Maddalena

Studente magistrale del CoRiS alla Sapienza di Roma, ma anche formatore e consulente di comunicazione, è appassionato delle dinamiche che riguardano l’impatto delle nuove culture digitali all'interno della società. Scrive di comunicazione in giro per la rete e di musica qui. Nasce nel 1987, anno in cui si sono sciolti gli Smiths e sono nati i Nirvana.

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Eugenio Maddalena

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