“Gli si appoggiò sul petto, cercando l’incavo sotto la spalla. Era la prima volta che trovava il suo spazio. Un punto leggero, come una foglia cadente dell’autunno che inizia”
Non c’è niente di più reale dei sogni a volte. Dosolina, il romanzo scritto da Mara Di Noia e pubblicato da Edizioni Spartaco, forse ci suggerisce proprio questo nelle sue battute finali. Mara Di Noia in questo libro ripercorre eventi storici che hanno attraversato il nostro paese e lo hanno irrimediabilmente segnato. Già dalle prime righe del capitolo di apertura siamo catapultati tra le strade di una Milano violentata dai bombardamenti dell’Agosto del 1943, per le strade il coprifuoco e il mercato nero segnano il confine tra chi vive e chi muore, non esiste legge se non quella del sopruso. È proprio così che la protagonista (involontaria) di questa storia e anche della Storia, con la esse maiuscola, conosce l’uomo che le cambierà la vita.
Mara Di Noia, terapista alimentare e veterinario milanese, nel suo libro ci porta tra le strade della città che più conosce. Siamo tra i navigli a ripercorrere storie che oggi, guardando la movida dei locali degli aperitivi, potrebbero sembrare perdute. Invece con Dosolina riusciamo a guardare le strade di Milano in modo diverso, allo stesso modo con questo libro riusciamo ritrovare dentro di noi, come fanno gli stessi personaggi, l’umanità che orienta le scelte che segneranno la nostra esistenza. La stessa umanità che pervade gli altri protagonisti di questo romanzo, una famiglia svizzera in cui i figli Lucien e Jaqueline si trovano ad affrontare l’incipiente Alzheimer del padre Alain.
“I genitori esistono, per i figli, per quel tratto di vita che inizia con la loro nascita, ignorando tutto ciò che è venuto prima”
I sogni, dicevamo, sono forse la parte più reale della nostra vita. La vita come vorremmo che fosse stata davvero o, a volte, la parte mancante del mosaico dei nostri ricordi. Così, più si perde la memoria del reale e più quella della parte mancante torna a galla con il progredire della lettura del libro. Più i personaggi si inoltrano nelle oscurità degli eventi che li colpiscono e più torna a galla come in un’eruzione la vita che avevamo provato a dimenticare o che credevamo andata via per sempre.
Poi i gatti, che spuntano qua e là tra le pagine a puntellare la storia di momenti di catarsi, come anche personaggi felliniani come La Poeta o il vecchio fotografo custode con le sue immagini anche di una grande fetta di memoria non solo storica ma anche e soprattutto sentimentale.
L’evoluzione del libro avviene tramite due storie che partono da posti apparentemente lontani e slegati tra loro, ma con lo scorrere delle pagine e dei capitoli questi due filoni narrativi si legano sempre di più come a formare una treccia. Terza protagonista, non dichiarata ma presentissima, la città di Milano. Alla fine della storia ci si ritrova per le strade da dove tutto è partito, l’arco narrativo sarebbe più fragile senza la sua imprescindibile cornice, la città che oggi associamo di più alla modernità che invece affonda le sue radici molto in profondità nella memoria del nostro paese. La guerra, la resistenza e tutta una pagina che se pur già raccontata da molti autori ha ancora storie da riportare in vita. Dosolina era una di queste.
“C’è sempre una ragione per cui ci innamoriamo di una persona, e la scopriamo quando l’amore è finito, in un percorso a ritroso. Oppure quando la persona che amiamo non c’è più, per mille motivi. Magari è morta, oppure non è più la stessa. O è malata, e noi continuiamo a pensarla com’era, quando stava bene. L’amore lo capiamo alla fine”
Dosolina, di Mara Di Noia, è come trovare una vecchia foto in un mercato dell’antiquariato. Ti costringe a fissare i volti delle persone ritratte e a provare a (ri)dare una storia a quell’immagine. Non un ritratto bidimensionale, bensì un percorso a ritroso che ti si spalanca in un momento davanti costringendoti a fare i conti anche e soprattutto con la tua di vita, perché alla fine tutto si tiene.