Cosa pensiamo del referendum del 17 aprile

“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘Per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”.

Oramai lo sapete, il quesito in questione è quello che domenica prossima, 17 c.m., troverete nei seggi elettorali allestiti in tutta Italia per un referendum abrogativo.

Nonostante un iniziale oscurantismo, volenti o nolenti, di questo referendum, quantomeno negli ultimi giorni, avrete sicuramente sentito parlare.
Nelle pedestri e sbrigative abbreviazioni giornalistiche è stato ribattezzato “Referendum antitrivelle”.

Non è interesse di quest’articolo entrare nelle ragioni del Sì così come in quelle del No, già molte sono infatti le trattazioni, più o meno attendibili, in favore dell’una o dell’altra espressione di voto.

Piuttosto la Redazione intera di questo giornale si sente di sottolineare come, in un momento che vede i cittadini per lo più messi al margine della vita decisionale, l’espressione di voto, prima che “dovere civico”, sia un diritto sancito dalla Costituzione Italiana (art48):

“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.”

Insomma non per farvi la menata, però riteniamo che la partecipazione, qualsiasi idea abbiate in materia, sia un ottimo modo per far sentire la voce di una cittadinanza che, talvolta anche con ragioni pienamente comprensibili, non si dimostra granché affezionata ai propri diritti.

Con Affetto

La Redazione dell’Indiependente

La foto in copertina è di Mindaugas Kulbis

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