Il concetto del viaggio, di per sé, rappresenta la storia delle persone. Esperienze, eredità, luoghi in cui si arriva e da cui si proviene. La musica si è sempre sentita parte delle avventure, raccontando le storie di interi stati, come nel caso dei puri e angelici USA di Sufjan Stevens o diventando il sottofondo naturale di un road trip, come il jazz e il bop di Sal Paradiso e Dean Moriarty, di un’avventura a Durango o di una vacanza, organizzata dopo gli esami all’università, quando ancora tutto è potenzialità allo stato puro. Viaggi fisici, viaggi interiori, abbiamo cercato di raccogliere quelle canzoni che per un motivo o per l’altro ci hanno raccontato il presente e il passato.
Articolo realizzato in collaborazione con Utravel
I’m a travelin’ man
I’ve made a lot of stops all over the world
And in every part I own the heart
Of at least one lovely girl
Bob Dylan – On the Road Again
Chi, meglio di un menestrello nato a Duluth, viaggiatore nella storia, per inaugurare un viaggio? Salire in macchina, sentire l’umido odore dell’asfalto bagnato, la notte fredda che passa dalla giacca mentre si alza il pollice verso una nuova avventura. Verso la città degli angeli, o l’inferno di un Hotel California, caro amico, la risposta, è sempre nel vento.
Interpol- The Heinrich Maneuver
Viaggio nelle aspettative, viaggio lontano dalle provincie, col sogno della West Coast dorata, veloce, immersa fra i marciapiedi illuminati a giorno, su e giù per i loop infiniti, per i ritornelli di Paul Banks, giovane Heinrich Gerhardt deciso a compiere le scelte e le strade sbagliate.
Kazy Lambist – Annecy
Il sogno di noleggiare un maggiolino, abbassare la capotte, usare le infradito per accelerare sulle coste più azzurre. Un filmino fuori luce da super 8, con i vestiti di lino, i panama e i bambini felici, come nelle cartoline anni ’80 di qualche nostalgica avant garde.
M. Ward – Vincent O’Brien
Non sappiamo se fuori da Buffalo raccontino ancora la storia di Vincent O’Brien, il più grande allenatore di cavalli da corsa di tutti i tempi, siamo sicuri, però, che Il Maestro, ogni volta che li vedeva correre doveva sentirsi libero.
Mount Kimbie – Blue Train Lines
La canzone per ogni interrail, su rotaia o per l’ultima volta che si è stati pendolari, anche solo per un’estate, per quella sensazione di liberazione che ti fa correre e poi buttare nell’acqua congelata o in un bicchiere. A scuotere la testa non appena il beat sale, o si è timbrato l’ultimo esame.
Violent Femmes – Blister in the Sun
Leggasi alla voce canzoni da viaggio, che hanno poco o niente a che fare col tema, ma solo un ritmo necessario per passare dalle strade intasate alle scorribande di un paesino quasi bucolico, per contrastare il vuoto del che cerca di riempire il cornetto delle sei di mattina.
Milky Chance – Down by the River
Guardare fuori dal finestrino, con certe canzoni, funziona meglio.
Le luci della centrale elettrica – Summer on a Solitary Beach
È sempre stata colpa dei nostri ricordi, di rapportarli a quelli degli altri, e ci usciva solo una canzone stonata ma, in fondo, più nostra. I cinemini all’aperto, nel deserto della città ad agosto che ci sembravano improvvisamente una città al mare, il Grand Hotel Zigane Magique, e quei minatori bruni fuori dai club sulla spiaggia.
Arcade Fire – No Cars Go
Il trucco è darsi dei limiti, oltre cui conviene cambiare aria, riprendere fiato, tagliare per scoprire nuove cose, nuovi stili, il cibo di una bettola e i junk locali per riprendersi. La macchina non parte mai, se non decidi di accenderla.
Phoenix – Lisztomania
Certo, forse i film americani ci hanno rovinato più di quanto non avrebbero dovuto, ma questa è come la chiave, il boarding pass, il suono della valigia che si chiude.