Sembra incredibile che sia passato un decennio da quando per la prima volta abbiamo sentito la voce spezza-ossa di Justin Vernon venire fuori dal ritiro spirituale della sua casa con un disco auto-prodotto che divenne subito un piccolo cult indipendente. For Emma, Forever Ago seguiva la rottura con la ragazza dell’epoca, un album tributo e una dedica in 9 tracce tutte perfette. Bon Iver era riuscito a suggellare un intero mondo in un album, e di qui si assisteva alla nascita di uno dei cantautori più influenti dell’ultima decade. Chi lo avrebbe mai detto che il boscaiolo tutto d’un pezzo in fuga dal mondo poi si sarebbe aperto anche all’elettronica? Ma questa è un’altra storia.
Qui parliamo dell’incantato mondo folk, di puro indie folk, degli esordi di Bon Iver. Parliamo della chitarra rovente di Flume, della voce incredibile che canta “only love is all maroon“, che suona tanto come un’invocazione, una preghiera. Vernon ci apre il suo mondo, fa un tentativo totale di dedicarci un intimismo pieno di fantasmi e memorie perdute.
Il disco corre via nelle vene veloce, ascoltarlo tutto è un piacere: cose che capitano di rado. Fit it all, fit it in the doldrums, ripete in Lump Slum, invocando il dolore, quel dolore feroce che coglie le costole. La presenza della chitarra è assoluta, un meraviglioso matrimonio finito bene, e per nostra fortuna registrato.
Così arriva anche uno dei capolavori catartici dell’intero album, Skinny Love. Bon Iver ci canta il suo sogno spezzato accompagnandosi con la chitarra.
“And I told you to be patient
And I told you to be fine
And I told you to be balanced
And I told you to be kind
And in the morning I’ll be with you”
Naturalmente lei non è stata abbastanza paziente, ma questo ci ha regalato un pezzo bellissimo. E allora grazie da parte nostra, donna poco paziente, per averci concesso in dote l’ascolto di Skinny Love, da ascoltare e riascoltare. E perdonaci Justin se un po’ le siamo grati (ma magari anche tu lo sei un poco poco).
I lupi, ci sono anche i lupi naturalmente nella foresta, creature mostruose e selvatiche che arrivano di notte. The Wolves (Act I and II) li evoca, ancora la chitarra, e ancora quella voce, ancora il richiamo non ascoltato, ancora la promessa di rimettersi in contatto come i lupi selvatici.
Bon Iver racconta di aver messo tutto l’inverno possibile in For Emma, Forever Ago e si sente. C’è l’inverno intero condensato dentro le note solitarie che esplodono e diventano umane nelle creature a cui dà vita. Tutto per Emma, quella per cui ha visto “la morte sulla neve assolata”. Come dimenticare il Take Away Show sulle strade per la title-track.
Erano anni in cui non eravamo ancora così disincantati, eppure ci lasciavamo spezzare le ossa da Vernon perché riusciva a farlo con dolcezza e classe: gli avremmo concesso tutto. A conclusione di tutto una re: Stacks che era la paralisi, la meraviglia, il commiato eterno. Da questo commiato finale nascerà quel cantautore di nome Bon Iver e tutti i dischi futuri (e ormai passati), ma quel primo album chi se lo scorda.
Un decennio fa che sembra ieri sera. La ruggine viva. Tutti i nostri bicchieri alzati al cielo per quel luglio lontanissimo: ancora oggi fa caldo in quest’inverno 2017.