Nel 2013 i Phosphorescent di Matthew Houck hanno rilasciato un singolo di una bellezza assoluta, Song for Zula. A corollario un intero album, Muchacho, le cui atmosfere rarefatte mescolavano un minimal folk intimista e poco originale che non raggiungeva i livelli del singolo. Con i Destroyer sembra di rivivere un piccolo déjà-vu. Dan Bejar è il cuore del gruppo, i sassofoni del singolo Dream Lover conquistano al primo ascolto: una canzone assolutamente bella, che però sembra un piccolo capitolo a parte nel nuovo album di 13 tracce Poison Season.
Cosa manca a questo disco per essere assolutamente bello? Probabilmente la risposta la si trova tutta in una latitante originalità. I due capitoli Times Square, Poison Season (I e II) somigliano a un rimpasto generazionale ricchissimo di strumenti (pianoforte, fiati), in cui Bejar si diverte addirittura a collaudati riferimenti a David Bowie (II). Il disco appare fiacco, si sperimenta quella stanchezza che deriva dalla mancanza di uno scatto o di una fiamma capace di accendere, risvegliare, smuovere. The River è uno di quei pezzi che ben rappresenta lo scarto tra la dimensione personale e oggettiva, se anche non se ne può dire nulla di male il risultato evoca comunque una certa mancanza di appeal sonoro.
Persino la voce di Bejar trasmette poca forza, paradossalmente si ripete piatta per tutto il disco, e nel mondo del folk rock senza una voce capace di dare una direzione e un imprinting alle melodie è davvero difficile conquistare l’orecchio altrui. La cosa probabilmente più divertente che toccherà all’ascoltatore italiano non sprovveduto è la somiglianza del cantato di Bejar con quelle dei Dimartino (vedi Hell).Così i pezzi più piacevoli sono anche quelli più ritmati, in cui i vocalizzi di Bejar cambiano e marcano quantomeno la direzione della mono-tonia, come Midnight Meet the Rain.
A tratti Bejar ci guida, come dentro una seduta spiritica, all’evocazione di Springsteen. Ma il disco va via così, stanco come una vecchia giornata passata a camminare di cui restano poche istantanee nella memoria del tempo.