3 Dicembre 2011
C2O, Eboli
Si tiene al C2O di Eboli l’unica data campana del “Io tra di noi” tour di Dente e, nonostante le prove tecniche di diluvio universale che imperversano su tutta la Campania, in tanti sono accorsi, da tutta la regione, per ascoltare il cantautore fidentino.
Arrivati in anticipo ci si intrattiene nella zona bar, tra un sorso di birra e l’altro, si scambiano due chiacchiere nell’attesa che il locale si riempia. E il flusso di gente rimane costante almeno fino alle 23:00, quando la sala del live è piena, quasi non si riesce a vedere il palco (il fatto che sia effettivamente troppo basso non aiuta di certo). La foto in copertina del nuovo album, disegnata su un telone, fa da sfondo allo stage. Tutto è pronto, giusto un po’ di attesa per aumentare la suspence, poi le luci si spengono, i musicisti arrivano e le prime note introducono “Piccolo destino ridicolo”. La tastiera è troppo bassa e il trascinante riff non può essere apprezzato a pieno, Dente sale sul palco e tutti iniziano a cantare “più che il destino è stata l’ADSL che vi ha unito“, è buffo pensare a come certi brani ci mettano davvero poco a diventare popolari, fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai pensato che i brani di Dente sarebbero diventati quasi dei classici moderni da cantare a squarciagola durante i concerti. L’inizio del live è un po’ meccanico, i primi pezzi tratti dal nuovo disco, infilati senza sosta uno dopo l’altro, appaiono un po’ freddi, ma dopo “Saldati” e “La settimana enigmatica”, il piccolo tuffo nel passato di “Quel mazzolino” (riarrangiata quasi in chiave combat), rimette in tiro l’attenzione. La band è affiatata e per tutto il resto della serata sarà la vera protagonista del concerto, restituendo ai pezzi dei precedenti album una veste decisa e convincente. D’ora in poi sarà tutto un alternarsi tra nuovo e vecchio, tra siparietti comici talvolta poco riusciti (che servono a celare l’evidente timidezza di chi si trova a gestire un successo più grande di ciò che si aspettava) e canzoni che sfumano in altre canzoni come il ben riuscito intreccio di “A me piace lei” con “Casa mia”, o la sessione ritmica di “Scanto di sirene” che si prolunga nella carnevalesca coda musicale di “Rette parallela”, che, ahimè, non sarà eseguita per intero.
E’ vero, ci troviamo di fronte a un tour promozionale, ma sono soprattutto i brani vecchi ad emozionare: l’ormai classica ”Baby building”, che fa ballare e muovere il pubblico come un vecchio club di boogie woogie, e anche il richiamo alla vena lo-fi primordiale dell’esordio discografico: ”Io della bellezza non me ne faccio un cazzo”, tratta da quell’Anice in bocca che consacrò al successo il talento chitarra e voce di Giuseppe Peveri. Il destino di un cantautore di provincia è in fondo quello di sudare sette camicie per rincorrere il successo, e Dente è uno di quelli che in qualche modo ci è riuscito, pur con gli ostacoli che trovano oggi i giovani cantautori indipendenti: sembra quasi di tornare al sapore dei primi live, quando erano ben pochi gli affezionati del nostro, ben pochi a comprendere la poesia di quella voce troppo poco educata, quasi soffusa e d’accompagnamento per una chitarra che suona pochi accordi, e parole che però sono forti come sassi, che si perdono in giochi che conquistano.
Il cuore del successo di Dente, in fondo, sono proprio le parole: quasi piccoli slogan violenti nella matassa dei mille autori che cercano il colpo di genio ossessivamente.
Molto intenso sarà il bis, che vede snocciolare tutti i singoli messi da parte durante il set, da “Buon appetito” a “Vieni a vivere” passando per una versione di “Beato me” che non puoi fare altro che apprezzare.
Bel concerto.