Death Grips – No Love Deep Web

Voto: 6.5/10

Lo scorso anno i Death Grips raggiunsero, con il loro primo mixtape, Exmilitary, una significativa notorietà, ponendosi prepotentemente all’attenzione della critica e della comunità globale di ascoltatori e assurgendo rapidamente allo status di uno dei fenomeni più interessanti e seguiti della rete, complice la smaliziata comunicazione del trio, sopra le righe e incontrollabile nel rapporto con i followers, come nello schizofrenico prodotto musicale che propone, una formula di Hip Hop che incamera sia la brutalità del punk-noise che elementi dell’elettronica-industrial più disturbante. Un concetto ovvio da tenere a mente per sempre più artisti, ma particolarmente per i Death Grips, è la radicale compenetrazione tra prodotto ed immagine proposta.

Risale all’inizio di quest’anno lo stridente ed inaspettato annuncio della firma con la major (Epic Records), con la quale avrebbero pubblicato 2 album nel corso del 2012. Al momento dell’uscita del primo, gigantesco, The Money Store, la portata del gruppo in termini di diffusione è massimizzata ad arte. Il disco è violento, schizofrenico, ben prodotto, intenso, sorprendente, con una straripante quantità di hooks efficacissimi, un’esplosione di sintetizzatori brutali, ritmiche intense e martellanti, con la massiccia personalità paranoide del vocalist MC Ride a riempire di deliri, immagini brutali e contenuti anarchici, col suo registro urlato ed aggressivo, ogni secondo del disco, che non lascia veramente un attimo di respiro. L’attività dei Death Grips è inarrestabile, pubblicano streaming e download gratuiti dal loro sito, nuove tracce, anticipazioni, annullano un tour europeo per terminare No Love Deep Web e torturano i propri fan con l’approssimarsi dell’uscita. A seguito dell’annuncio circa il rifiuto della casa discografica di pubblicare il nuovo lavoro nel 2012, il gruppo rilascia il disco gratuitamente in rete su ogni piattaforma e il loro sito viene, a detta della band, chiuso dall’etichetta per rappresaglia.

I Death Grips detengono il perfetto e consapevole controllo del Marketing della propria arte, in una maniera che aderisce perfettamente alla loro identità e che nessuna etichetta potrebbe assicurare a nessun artista. La grande unicità ed intensità del prodotto sostiene le manovre di autentico terrorismo mediatico della band garantendo una costante credibilità agli occhi dei fan, sempre ricompensati e mai delusi, impigliati ormai in una sorta di sindrome di stoccolma sviluppata nei confronti del trio di Sacramento. No Love Deep Web, con tanto di copertina disturbante ed universalmente censurata, vede la luce via etere e tutti sono contenti. I Death Grips l’hanno “messo in quel posto” alla major, l’arte circola gratis e la dipendenza dei fan è viscerale, l’iter complessivo ricompensa la band oltre qualsiasi vendita, oltre qualsiasi dato di mercato. Questo è un fatto. Non vai dai Death Grips per la verità, vai dai Death Grips per godere.

NLDW è (anche), ovviamente, musica ed è un disco in cui a spostarsi è il baricentro nell’equilibrio dei ruoli dei 3 artisti. Troviamo qualcosa di più simile ad un rapporto Producers/Rapper, rispetto alle sfuriate di 3 aggressivi linguaggi che cozzano e si prendono il tempo reciprocamente, come in precedenza. C’è meno distorsione, i suoni sono più algidi, le percussioni più elettroniche e meno animali, gli strumentali fanno un passo indietro e MC Ride moltiplica gli sforzi e le manifestazioni; è sopra le righe come e anzi più di prima, tant’è che forse talvolta pesa l’assenza di un commisurato sostegno, o forse manca il maniacale richiamo d’attenzione che marchia solitamente le produzioni dei Death Grips, lasciando le liriche ad unico e, può darsi, insufficiente standout. Sostanzialmente rispetto a The Money Store (bissare l’intensità e l’originalità del quale, sarebbe una sfida per chiunque e ad ogni modo non era necessariamente questo l’obiettivo della band), NLDW è un disco a cui manca qualcosa, o perlomeno un lavoro che punta più in basso, certamente meno catchy, ma che nel complesso non delude. Se alcuni episodi, per questioni di gusto o di stasi, mancano di emozionare, ce ne sono altri che regalano performance decisamente valide.

La forza del prodotto Death Grips sta nel saper catalizzare l’attenzione essendo deviato e polarizzante, sapendo impersonare e dipingere il disturbante, il controverso, il male. Ne è indicativo il fatto che una poetica che ha nucleo centrale nel radicale abbrutimento sonoro ed umano, risulti comunque estremamente divertente ed affascinante per un numero così grande di persone. Ed esca (o anche no) per una major. Non so quanto altro ci sia da dire, non i migliori Death Grips, ma i Death Grips rimangono i migliori. (A fare i Death Grips, ovvio).

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