È finalmente fuori, nelle cuffie e nelle orecchie di tutti, il nono album in studio dei De La Soul, trio newyorkese che ha contribuito a definire la tonalità dei marciapiedi e degli spigoli di ogni angolo presente tra un isolato e l’altro della Grande Mela. And the Anonymous Nobody è arrivato dopo quattro anni dall’ultimo Plug 1 & Plug 2 Present… First Serve (2012). Progetto lanciato su Kickstarter nel settembre scorso, era uno dei dischi più attesi di questo 2016 sopratutto per via dello spessore artistico e politico che Posdnuos, Trugoy The Dove e Pasemaster Mase hanno sempre lasciato intravedere nei loro lavori.
Le aspettative non sono state affatto tradite. L’inconfondibile sound di una delle formazioni più dure che l’hip hop abbia mai potuto vantare è quello della migliore Golden Age, con rullanti che picchiano e bassi che ti tengono con le spalle al muro per quanto sono secchi e diretti. Cori soul nei ritornelli come quello di Pain, dove ad accompagnare i De La Soul c’è uno Snoop Dogg come non si sentiva da anni. Le parti campionate dai brani di James Brown e Barry White, gli interlude che scalfiscono l’ascolto e distolgono per un attimo la mente dall’atmosfera che si crea. Sono voci che ti portano per le strade di Long Island, le stesse che i De La Soul non hanno mai smesso di frequentare.
La politica sottintesa di Memory of… (US), brano che vanta i featuring di Pete Rock e Estelle, oppure il clima di fine anni novanta che si viveva sui palchi sviluppato attraverso brani come Sexy Bitch e Trainwreck. And the Anonymous Nobody è un disco che fa rivivere i bei momenti andati di un’idea ben precisa di hip hop, lontana da quella di Kanye West e Jay – Z. Tutti i nostalgici di quegli anni possono finalmente godersi un lavoro che conferma la portata di un trio che, insieme ai Public Enemy – sin dagli anni ottanta – era la massima espressione di un certo modo di fare rap, ingrediente fondamentale di un movimento che ha da sempre cercato di creare e alimentare un equilibrio sociale lì dove mancava. La distanza tra bianchi e neri, in un paese come gli USA, è ancora viva. Farsi portavoce di un disagio e allo stesso tempo di una volontà di risolvere il problema facendo convogliare in un’unica direzione welfare e associazionismo dal basso.
Un tempo considerata la voce dei neri, i De La Soul sono apparsi nelle classifiche di tutto il mondo grazie alla collaborazione con i Gorillaz di Damon Albarn. In And the Anonymous Nobody si ripresenta ancora una volta il featuring tra i quattro – oltre a quello con Usher. Here in After è il simbolo della contaminazione di stili già accennata in Lord Intended (feat. Justin Hawkins). Albarn si lascia andare ai suoi fraseggi spezzati dalla malinconia, la sua voce sale e scende come fosse un’onda in alto mare. Il flow della formazione newyorkese scivola con la dovuta accortezza e la dovuta semplicità che necessitano situazioni come quelle da loro raccontante nei testi, nelle rime di anni e anni passati tra il proprio pubblico sempre devoto.
Seppure questi siano i giorni di Blonde, ultimo disco di Frank Ocean, quello dei De La Soul è quasi l’esatto opposto per sonorità e concezione. Le influenze jazz e funk esposte dal trio contraddistinguono l’intero album fino a condurlo tra le classifiche del passato, realizzando quasi un salto indietro nel tempo, raggiungendo i periodi in cui gli A Tribe Called Quest e KRS-ONE erano all’apice del loro successo. Quel che resta in comune con Frank Ocean sono la data di formazione del trio e il luogo da cui tutto ebbe inizio. I De La Soul si formarono nell’anno e nella zona in cui nacque Frank Ocean.
Qualcuno potrebbe azzardare il paragone tra And the Anonymous Nobody e i primi album di Jazzmatazz, band capitanata dal compianto Guru dei Gangstarr che sperimentava nuove forme di commistione tra generi, portando un’innovazione sopratutto nel settore dei live eseguiti da musicisti strumentisti.
And the Anonymous Nobody sembra essere il disco necessario non solo all’interno del panorama prettamente circoscritto alla scena hip hop americana, ma si spinge oltre il dato che lo vede rilegato alla cerchia dei fan più fedeli. Il tema, i contrasti su cui sposta l’attenzione, la riuscita e la riconferma di qualcosa che forse nemmeno ci si aspettava. Formazioni come questa dei De La Soul lasciano il segno, e non perdonano.