Davvero ci stupiamo di quello che succede a Ferguson?

Sono le otto di sera (col fuso orario centrale degli Usa) del 24 Novembre quando arriva la decisione del Gran Giurì: l’agente Wilson che ha sparato e ammazzato il diciottenne nero Michael Brown lo scorso 9 Agosto a Ferguson non verrà incriminato. Come si può vedere da questa mappa i tweet sul tema prendono a girare come pistole fumanti dopo le 8 p.m.: avevamo forse dubbi che ci sarebbero stati anche degli scontri a Ferguson, e proteste in tutto il paese? In fondo è morto un ragazzo, disarmato: e a sparare è stato un poliziotto. E i reporter d’America stavano già aspettando le proteste da qualche giorno: era nell’aria. Era prevedibile. Ma era anche del tutto evitabile.

Non ci sono prove evidenti a parere del Gran Giurì, eppure un cadavere esiste. Persino il Presidente Obama, che invita tutti alla calma, non riesce a negarlo: ”C’è una profonda sfiducia tra comunità afroamericana e polizia”. Del resto non parliamo del primo episodio del genere in America, che ha creato una vera e propria sfiducia nel sistema di giustizia da parte delle comunità afro-americane (soprattutto se poi vivono in quartieri difficili come Ferguson). Si inseguono i racconti su quello che è successo la scorsa notte a Ferguson dopo la decisione del giurì: strade congestionate da fumo e rabbia, disillusione e sfiducia, si sono riempite di animate proteste, all’urlo di ”Fuck the police”. Ma tutta l’America oggi ha manifestato la sua rabbia: da New York a Los Angeles un vero e proprio on the road di sdegno.

Ferguson, Reuters

 

Foto di copertina: SCOTT OLSON—GETTY IMAGES
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