La domanda ce la siamo posta un po’ tutti: com’è possibile che i sostenitori di Donald Trump siano così inconsapevoli delle sue stronzate e della ridicolezza delle sue idee?
La risposta ci viene suggerita dalla newsletter di David Byrne, un pioniere eclettico la cui capacità di leggere i tempi va oltre il suo successo di carriera. Il suo ultimo saggio, infatti, è fonte di numerosi spunti, a partire dall’eloquentissimo titolo (poi vedremo perché) The Echo Chamber – per i poco anglofoni La cassa di risonanza. Siamo dunque ad un regolamento di conti, con la presidenza Obama in scadenza e le primarie di asinelli (i democratici) ed elefantini (i repubblicani) che non risparmiano colpi di scena. La prima osservazione del fondatore dei Talking Heads è un dato di fatto: gli Americani, la classe media bianca in particolare, è molto preoccupata su alcune questioni che potrebbero benissimo essere le stesse nostre, ovvero l’economia, l’immigrazione e una nazione di fatto divisa. Senza voler risuonare isterici complottisti, il borghese bianco Americano sente che il suo sogno, ovvero quella summa di teorie sull’ ”uomo che si è fatto da solo” che ci dobbiamo sorbire dal 1776, sembra svanire sempre più per colpa di quei cattivoni del governo che rispondono soltanto a speciali gruppi di interesse (come dargli torto).
Ora, questo sentimento è generale, se non globale (e condiviso dallo stesso Byrne), ma le reazioni sembrano voler prendere due binari paralleli: una verso il “Robin Hood americano” Bernie Sanders e l’altra verso il famigerato Donald Trump, un Berlusconi de noantri se proprio vogliamo fare i campanilisti. Ma resta irrisolto il dubbio di una caterva di analisti politici dell’ultima ora su come Donald Trump sia riuscito a polverizzare Jeb Bush o Marco Rubio, candidati repubblicani molto più favoriti dai sondaggi all’inizio. E allora la spiegazione ci viene fornita da uno dei massimi esponenti della vecchia (avan)guardia musicale la cui esperienza e fame di conoscenza è la stessa di un qualsiasi studioso di fama internazionale; la cassa di risonanza di Byrne è il posto in cui uno ascolta solo quello con cui è d’accordo, il luogo dove è impossibile avere un dialogo con chi non la pensa come te, ovvero i social network. Twitter e Facebook sono diventati, nostro malgrado, le prime fonti di notizie per tutti. Inoltre queste piattaforme per social media sono costruite appositamente per espandere quella nostra tendenza a cercare ovviamente tutto ciò che è simile ai nostri gusti. Questo sistema impedisce di sviluppare una vera apertura mentale o senso critico di cui ci si dovrebbe invece armare nel favoloso mondo globalizzato di oggi.
La logica del “se ti piace questo, allora può piacerti anche quello” è la motivazione per cui stiamo diventando sempre più isole, contrastando quanto espresso da quel famoso libro di Thomas Merton. Siamo meno disposti al dialogo e all’approfondimento perché ci siamo abituati a “scrollare” col pollice tutto ciò che non ci interessa e perché sembra sempre che il tempo poi ci scivoli dalle mani. È una teoria condivisa non solo da Byrne il musicista, ma anche da numerosi intellettuali, a partire dal profetico Zygmunt Bauman, inventore del concetto di società liquida, per finire al nostro compianto Umberto Eco. Il rischio è che questa condizione sia irreversibile. Dove ci porteranno i social network? A questa domanda, una risposta (fortunatamente?) ancora non c’è, ma almeno saprete come funziona la cassa di risonanza. Attenti a non lasciarvi intontire dal rumore.