Ci sarà tempo fino al 13 novembre per visitare la mostra David Bowie is che inaugura oggi, 14 luglio, al MAMbo di Bologna. Dopo tre anni di tour in giro per il mondo e 1,5 milioni di visitatori, la retrospettiva dedicata al Duca Bianco approda nel capoluogo emiliano nell’anno dell’uscita di Blackstar (di cui abbiamo parlato qui) e, purtroppo, della sua scomparsa.
Con una produzione internazionale alle spalle (è stata realizzata dal Victoria & Albert Museum di Londra) la mostra è un percorso multimediale tra luci, suoni e atmosfere e i visitatori, grazie alle cuffie e alla tecnologia Sennheiser, sono immersi a 360 gradi nel mondo di Bowie, costantemente accompagnati dalla sua musica e dalla sua voce. A fare da sfondo a più 300 oggetti tra abiti, dipinti, bozze di composizioni e cimeli vari, una scenografia studiata ad hoc, diversa a seconda del periodo, composta da televisori, neon, maxischermi e istallazioni originali come la riproduzione virtuale di un salotto e due pupazzi con la testa del cantante inglese. All’interno tutto è eccentrico, luminoso, teatrale come l’uomo che l’ha ispirata. E’ un viaggio lungo la timeline del suo percorso artistico, dagli esordi a Beckenam, fino ai giorni nostri passando per Ziggy Stardust e il soggiorno berlinese. Ma alla fine dei conti, questo Bowie, cos’è?
David Bowie is…a wanderer
Un vagabondo. Ha cambiato città, stati, luoghi, ogni volta trasformando radicalmente se stesso e l’ambiente che lo circondava. Dalla Londra degli anni ’60 della quale sono in mostra non solo oggetti legati all’artista ma anche simboli e testimonianze di un periodo di profonda trasformazione, a Berlino, a cui è stata dedicata una stanza trasformata in mappa della metropolitana in cui troviamo, tra le altre cose, il sintetizzatore utilizzato nella registrazione di Low, Heroes, e Lodger, accompagnato da una lettera di Brian Eno che recita “Abbine cura. Arrangialo in modi strani – è sorprendente come ancora possa far nascere suoni che nessun’altra cosa riesca a generare”.
David Bowie is…a nerd (se mi passate il termine)
Nella collezione sono presenti i manifesti di alcuni tra i film che hanno maggiormente influenzato la sua carriera artistica (Arancia Meccanica, 2001 Odissea nello Spazio, Chelsea Girls) e moltissimi libri che lo hanno ispirato, da Goodbye to Berlin di Christopher Isherwood ai testi cult della beat generation. E proprio con il beat W. Burroughs lo troviamo ritratto in una polaroid scattata per Rolling Stone esposta di fianco a una loro reciproca intervista.
David Bowie is…a fashion icon
Nonostante lui stesso abbia affermato che avrebbe preferito essere considerato una persona alla moda piuttosto che una moda, è innegabile che la sua eccentricità, il suo continuo reinventarsi e il suo genio artistico siano stati dei punti di non ritorno nello stile. La sensazione, camminando circondati dai suoi abiti, tra cui spiccano le bellissime creazioni di Freddie Burretti, Kansai Yamamoto, Alexander McQueen e Natasha Korniloff è quella di essersi materializzati in un video di MTV, in qualche universo alieno e fuori dal tempo.
David Bowie is…a free spirit
Incarnazione della sexual revolution con la sua originalità e il suo essere fuori dagli schemi è ancora oggi un modello per chi in un mondo di regole e convenzioni proprio non ci si trova e un’ispirazione per chi combatte per essere considerato, prima di ogni altra cosa, un essere umano. Il culto dell’androgino si respira ovunque in una mostra che è un inno alla diversità, una celebrazione all’artista che, in 50 anni di carriera, più di chiunque altro è riuscito a trasformarsi (spesso letteralmente) ogni giorno in una nuova persona.
Uscendo dal MAMbo però l’unica risposta che rimane dopo essere entrati anche solo per un’ora e mezza nella vita di un uomo che forse un alieno lo era davvero, è che con un po’ di fiducia e tanto coraggio David Bowie is…everyone (ma se diventare Bowie è un obiettivo troppo impegnativo va bene anche impegnarci a diventare ogni giorno noi stessi).