Non ascoltavamo nuova musica dei DARKSIDE da Psychic, un disco in cui l’elettronica di Nicolas Jaar si combinava alla perfezione con la vena multi-strumentista di Dave Harrington. Otto anni dopo possiamo finalmente ascoltare nuovo materiale dei Darkside, seguire le incredibili combinazioni che due musicisti di talento come loro possono avere intrecciato anche a distanza di anni. All’epoca Psychic era stato abbagliante e visionario. Composto di sole otto tracce, il disco riusciva a essere un ipnotico oggetto indefinito e impreziosito dai suoi contrasti, persino rock’n’roll se si pensa al modo in cui Jaar usava la voce per legarsi ai beat di elettronica o alla chitarra di Harrington. Dopo che con Space is Only Noise Jaar ci aveva aperto le porte della percezione di spazio e suono, Psychic arrivava come una nuova porta da sfondare, con la sua carica di talento naturale che nei concerti dal vivo e nelle registrazioni live come Boiler Room (c’è quella, molto bella, sui tetti newyorkesi) esplodeva ancora più magnifica.
A dire la verità dopo la parentesi Psychic non ci aspettavamo un vero ritorno dei Darkside. Gli anni andavano avanti e nel frattempo Nicolas Jaar si era consacrato come uno dei musicisti di più impatto degli ultimi anni, mentre Dave Harrington continuava a lavorare ai suoi album e ai suoi progetti. Per i nostalgici dello speciale suono Darkside sembrava non essere più tempo. Ma la leggenda narra che nell’estate del 2018 – che da qui pare così lontana – Harrington e Jaar abbiano fittato una casa nel New Jersey per lavorare a un nuovo album, per combinare i loro talenti e costruire nuove alchimie, perdersi in lunghe jam, come se avessero sentito ancora una volta l’urgenza di registrare quel tipo di musica che non potrebbero fare da soli. È da qui che è nato Spiral. Materiale grezzo che si fa album, l’incontro tra due menti che provano a sintonizzarsi sperimentando i propri lati oscuri.
Ci immergiamo in Spiral per ritrovare l’immaginifico mondo a doppia entità Jaar/Harrington – e sin dall’inizio i due musicisti sembrano dirci: benvenuti, passate pure a trovarci e non fermatevi. Il pezzo iniziale, Narrow Road, ci fa sentire già a casa con i suoi suoni freschi: tra elettronica e chitarre distorte pare subito di ritrovare l’andatura rock dei Darkside, anche se questa volta la voce di Jaar tende meno a quella piena e cavernosa di Morrison, si fa più introspettiva, e accade pure che in un’avventura sonora di ricerca psichedelica e onorica come The Question Is To See It All le atmosfere ricordino più da vicino quelle dei Pink Floyd di Syd Barrett. Insomma, Spiral non è Psychic, non è fatto della stessa ruggine e si presta meno alle danze, ma è un altro modo per declinare Psychic e l’unicità del progetto Darkside. Un album che lancina come le chitarre del pezzo di chiusura del disco, Only Young, chitarre che ci riportano a suoni perduti riemersi da ere remote. Ed eccoli, Nico Jaar e Dave Harrington, che scavano la terra a mani nude come due pazzi archeologi futuristi; eccoli, connettori di suoni, capaci di tirare fuori un disco che si scopre lancinante pure attraverso la voce di Jaar, nei battiti tambureggianti, con i rintocchi iniziali di un bellissimo guizzo come Lawmaker, o nella distorta apologia del rumore di I’m The Echo.
Quello che rende speciale una band come i Darkside è il continuo processo di ricerca del dark-side in cui sono immersi i due musicisti, la volontà di sperimentare l’uno il fiato dell’altro, di dare la caccia a un’armonia che abbia la forma di una spirale infinita, le bellissime visioni che ci arrivano addosso tentacolari sotto forma di musica, gli splendori tetri di una title-track annichilente come Spiral – ammorbidita da pizzicate di chitarre, canto profondo e brevi attimi di assorto silenzio. Spiral è un disco di presa e di incontri distorsivi, di beat selvaggi e perdizioni assolute come Liberty Bell, forse il pezzo che più ricorda il lavoro precedente. Con questo secondo album i Darkside continuano a dare prova del loro scintillante talento e sfondano ancora la porta immateriale del suono. Sembrano quasi due alieni che spingono l’ascoltatore ad avventurarsi verso nuovi mondi, lì dove le improvvise accelerazioni di chitarra che fanno riecheggiare così energico il suono puro del rock diventano qualcos’altro, si trascendono per dirottarci nel mondo nuovo promesso. Non capita spesso di trovare combinazioni così perfette.