DARKSIDE – Psychic

Nicolas Jaar è da più di qualche anno uno dei cuori pulsanti dell’elettronica made in NYC. Space is only noise, ha ridefinito molti dei canoni dell’underground elettronico newyorkese, guardando con forza all’aria di rinnovamento che proveniva dall’altro lato dell’oceano. Nel 2009, lo stesso Jaar ha fondato un’etichetta indipendente, la Clown & Sunset (ora Other People), diventata ben presto una delle realtà artisticamente più prolifiche della Grande Mela.

Nel 2011 proprio sotto la nuova label, nasce il progetto DARKSIDE, ovvero la collaborazione tra Nico Jaar e il chitarrista Dave Harrington, con cui aveva collaborato durante il tour di Space is Only Noise. L’esordio del progetto è il self-titled EP, definito dallo stesso Jaar come “the closest thing to rock & roll I’ve ever done”. Un progetto in cui viene dato libero sfogo all’eclettismo e alla contaminazione, in cui i due affrescano panorami sonori nuovi ed innovativi, fondendo suoni sintetici e sospesi con trame acustiche e jazz.

A due anni di distanza, il progetto DARKSIDE si concretizza nell’album Psychic, non tradendo le attese della vigilia.

Psychic è un album estremamente ricco e stimolante, ma anche difficile da descrivere. Fin dai primi ascolti la ricchezza e la ricercatezza sonora si mostrano come basi portanti di un sound emotivamente coinvolgente che esonda da qualunque definizione di sorta. La base portante è composta da complessi tappeti ambient, di cui avevano già assaporato nell’ep d’esordio, sui quali evolvono, in un continuo spleen artistico, scenari sonori che sono punto di incontro tra universi e storie musicali appartenenti a pianeti diversi: la deep-house e il blues, il rock psichedelico e la minimal, senza tuttavia che nessuna di queste mantenga il sapore che ci aspetteremmo, in una sorta di jam-session progressiva del nuovo millennio.

L’opening track, Golden Arrow, evolve in uno spazio che si dilata lentamente, una freccia aurea che attraversa prima le nebbie artiche per poi sorvolare paesaggi desertici e ariosi e disperdersi definitivamente in mezzo all’oceano. Il minuto e 23’’ di Sitra è una visione repentina, di sfuggita, in un caleidoscopio che apre la strada ad Heart dove la chitarra di Harrington fa da padrone e i loop di Jaar ridipingono sopra. Paper Trails è forse il pezzo che prende di più al primo ascolto, grazie al sinuoso beat e alla chitarra blues, mentre la successiva The Only Shrine I’ve Seen è un viaggio sotterraneo e claustrofobico. Freak, Go Home è uno dei punti più alti dell’album, tra beat violenti, bassi oscuri e suoni metallici, combinati dalla mano istrionica di Nico Jaar. Negli ultimi due pezzi i tempi si ridilatano, riportando tutto alle soffuse  atmosfere delle tracce iniziali, la conclusiva Metatron è una delle ballad elettroniche più belle degli ultimi anni, pura e malinconica, la perfetta chiusura del cerchio.

Un disco che ha il sapore di un viaggio che inizia con un biglietto di solo andata e niente più. Complesso ma coinvolgente, apparentemente indistricabile e afinalistico, finisce sorprendentemente col mostrarsi ciclico e a tuttotondo. Un disco per cui vale la pena spendere più di qualche ascolto per viverlo a fondo e percepirne a pieno tutti i sapori.

Other People, 2013

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