Spira | L’esordio coraggioso di Daniela Pes

Daniela Pes

Addentrarsi in Spira, album d’esordio di Daniela Pes uscito per Tanca Records, la nuova etichetta fondata e diretta da Iacopo Incani (aka Iosonouncane), significa addentrarsi in un mondo brumoso squarciato da improvvisi lampi di luce. La sensazione, sin dalla prima traccia, Ca mira, e poi sino alla chiusura con A te sola, è quella di prendere parte a un rito, un ipnotico cerimoniale che incute rispetto e a cui è impossibile sottrarsi. Per questa ragione, per non spezzarne l’incanto, è un disco che si consiglia di sorbire tutto d’un fiato, possibilmente in cuffia per poter fruire al meglio delle sonorità di un’elettronica che nella sua rarefazione è mirabilmente elaborata, figlia di un lavoro di sottrazione che dà vita a un paesaggio sonoro autosufficiente, articolato con la coerenza d’una narrazione lungo i sette capitoli che lo compongono.

 

Parte fondamentale dell’ordito è la lingua del canto, idioma inesistente o decostruzione di un idioma che ne mette a nudo gli ingranaggi, ne rende evidente il darsi come convenzione riportandolo alla sua essenza d’impasto sonoro, materia da plasmare da cui di tanto in tanto affiorano, ricami familiari nell’intrico, lemmi in limba o in italiano, in un mare in cui la parola, in virtù delle suggestioni di una particolare concatenazione di suoni, è creatrice e metamorfica e si muove tra mantra, gioco o litania.

Tesa e carica di debordante espressività, la voce di Pes è strumento duttile che torna in primo piano quando serve ma che sa anche miscelarsi con i colori della tela di fondo in un album in cui ripetizione e circolarità ammiccano e divengono cifra stilistica quando serve (impossibile non pensare in molti momenti alle sonorità di DIE, e non è un caso che qui Incani compaia anche nel ruolo di produttore artistico e coautore di alcuni brani) e in cui l’utilizzo dei fraseggi e degli intervalli in sede compositiva non è mai scontato. In tal senso Carme brilla come vera e propria gemma, il suo incedere è in grado di commuovere, nella doppia accezione di sopraffare emotivamente l’ascoltatore e di metterne in movimento l’immaginazione conducendolo verso un altrove a tratti insidioso e a tratti accogliente.

Spira è anche un esordio coraggioso: Daniela Pes possiede infatti doti vocali invidiabili e, nonostante la giovane età, competenze musicali e una formazione di tutto rispetto: qualità che ha deciso di convogliare in un disco personalissimo e sperimentale restando fedele a un’urgenza comunicativa. Una scelta, questa, senza dubbio encomiabile.


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