Under the shifting skies, decontestualizzazione allo stato dell’arte
Il bello della fotografia è che per essere bravi fotografi non basta solo saper usare una macchina fotografica. Per imparare ad usare la macchina più difficile mai costruita, al massimo ci vogliono un paio di giorni. Quello che fa davvero un buon fotografo è l’occhio, il saper guardare. Un fotografo dovrebbe allenarsi a guardare allo stesso modo in cui si allena a scattare.
Stavo iniziando a scrivere l’articolo di oggi con queste parole ma poi ho capito che saremo piombati inevitabilmente nel vortice della diatriba storica che un po’ tutte le discipline tocca: forma vs contenuto. Non è quello di cui volevo parlarvi oggi e quindi seguitemi in questa brusca virata; un leggero volo pindarico che ci porterà ad un caso davvero unico nella fotografia contemporanea.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”
– disse una volta un certo Marcel e il nostro piccolo viaggio di scoperta di oggi parte proprio da questa frase.
Parafrasando le parole di sopra, non è necessario scovare posti fantasmagorici per poter confezionare un libro fotografico suggestivo; non bisogna per forza fotografare pigmei o le rovine di Macchu Picchu per comunicare ciò che si ha dentro attraverso le proprie immagini. Anche se si è liberi di farlo, questo è il bello della fotografia: ha praticamente zero regole. Ad ogni modo, uno dei fotografi che più mi ha colpito senza percorrere migliaia di chilometri è stato Jens Assur. Prolifico e poliedrico regista e fotografo svedese, Assur ad un certo punto della sua incredibile carriera artistica decide di confezionare Under the Shifting Skies.
Under the Shifting Skies è un libro che si interroga sul sentirsi a casa. Un progetto davvero speciale in cui Assur è capace di usare la decontestualizzazione a un livello sublime, regalando al lettore una storia visiva ricca di collegamenti, riferimenti, ironia e tragicità. Il libro è diviso in due tomi, uno raccoglie esclusivamente fotografie in bianco e nero e l’altro raccoglie fotografie a colori. Questa suddivisione superficiale diventa più complessa man mano che si inizia ad intravedere il concept alla base del progetto.
Assur inizia il suo viaggio fotografando rifugiati, Hells Angels, neo nazisti, attori porno e altra varia umanità in giro per la Svezia, il suo paese. Queste fotografie diventeranno il primo tomo del suo progetto. A questo punto Assur spiega di essersi accorto che ogni situazione che aveva fotografato in Svezia poteva ricollegarsi visualmente o concettualmente ad altre fotografie che aveva scattato in altre parti del mondo. Questa seconda raccolta diventerà il tomo di fotografie a colori.
Una volta concluso il progetto, Under the Shifting Skies diventa una esibizione itinerante con le fotografie stampate in 1.5×2 metri, non sarà difficile assistere a scene di visitatori che si commuovono e piangono letteralmente avvolti dalla fotografia che stanno guardando.
Ogni singola mossa di Jens Assur sembra calcolata in virtù dell’arte più pura. Il linguaggio di questo artista è molto potente e difficilmente una fotografia, una parola, un piccolo particolare è al suo posto per puro caso ed effettivamente in questo suo particolare è evidente il suo carattere da regista (ricordiamo che è anche regista di diversi film).
Dopo l’esibizione itinerante, il progetto diventa finalmente un libro, una raccolta di fotografie strane, difficili, ironiche, pesanti, leggere, tragiche, comiche, dolci. Under the Shifting Skies è la storia di mille storie diverse. Una di quelle storie scritte con un inchiostro magico, grazie al quale ciascuno ci legge un poco della sua storia e sente la fotografia che ha di fronte un poco sua, lasciandola entrare nel cuore attraverso gli occhi.