Chi ha visto il film Ieri, oggi, domani, di Vittorio De Sica, ricorderà l’inizio del secondo episodio (il film è scandito in tre parti). Quello in cui la Loren interpreta una ricchissima spocchiosa moglie di industriale e Mastroianni un poveraccio qualsiasi. Lei lo “usa” come passatempo per sentirsi a suo agio con la propria ricchezza, per poi abbandonarlo alla prima occasione.
Il corto, scritto da Moravia e Cesare Zavattini, inizia con l’attrice sul sedile posteriore di una Rolls Royce che attraversa il centro di Milano. La Loren si lamenta della dura giornata che la attende, piena di così tanti eventi di beneficenza ai quali “deve” partecipare.
Il film, nei suoi tre episodi, è un interessante spaccato di cultura italiana anni ’60 e se al grande pubblico è rimasto soprattutto il celebre spogliarello della Loren, a me quella scena in macchina ha colpito da subito.
Che cos è la beneficenza?
Secondo il dizionario Treccani: “Qualunque prestazione gratuita o semigratuita di beni o di servizi, che ha per scopo di recare aiuto e assistenza a persone bisognose: b. pubblica, proveniente da un ente pubblico e rivolta alla generalità dei destinatari, b. privata, quella erogata da privati.”
Ma andiamo a monte. Chi fa beneficenza? Il filantropo.
Sempre la Treccani mi aiuta nella mia ricerca semantica, definendo filantropia come “Amore verso il prossimo, disposizione d’animo e sforzo operoso di un individuo o anche di gruppi sociali a promuovere la felicità e il benessere degli altri.”
Si parla quindi di amore. Un bellissimo concetto, un po’ astratto, un po’ inflazionato, ma sempre di moda.
L’amore si prende il posto di primo termine nella definizione del filantropo. Il filantropo è colui che ama. Non se stesso, ma il prossimo.
Apro Wikipedia, che a riguardo mi parla pure di sentimento e conseguente atteggiamento di amore nei confronti degli esseri umani (dalla semplice etimologia della parola). Mi fa notare poi che nel circolo degli Scipioni il termine veniva utilizzato per indicare “cultura letteraria e filosofica” e dal nostro amico Cicerone come sinonimo di “profonda sensibilità”, “raffinatezza”, “generosità”.
Tutto regolare. Il filantropo è colui che ama. Nello specifico, più che se stesso ama il prossimo, che per aiutare compie sforzi operosi, portatori di cultura, profonda sensibilità e raffinatezza.
Esattamente: questo.
Prendo appunti e osservo l’interessante evoluzione del termine, intuendo dove le cose andranno a parare.
Leggo infatti negli ultimi giorni di una nuova moda per sensibilizzare il mondo verso chi è meno fortunato.
Il geniale titolo del Corriere recita: “una foto appena svegli per i bambini siriani. #wakeupcall”
Prontamente mi guardo intorno alla ricerca di un secchio di acqua ghiacciata, in questo caso per essere certo di aver letto ciò che ho appena letto.
Non trovo il secchio ma bevo un caffè, porto fuori il cane e tornato a casa l’articolo è ancora lì’. Lo leggo.
Naomi Campbell si è fatta una foto, e fin qui tutto bene.
Guardo la foto e non capisco se è una selfie, se gliel ha fatta il fidanzato, se ha appeso l’iphone al ventilatore. Non importa.
Il medium è il messaggio? Caro Marshall Mcluhan, anche in questo caso ci hai visto lungo. O forse no.
Qual è in questo caso il messaggio? Quale il medium?
Noto infatti subito questa evidente discrepanza: qual è il nesso tra una foto nel tuo letto e i bambini siriani? (Ok, #wakeupcall è un bellissimo hashtag con dietro un bellissimo ufficio marketing). Ma non ho finito l’articolo e una volta finito colgo l’importante particolare: Noemi pare sia struccata.
Oh My Gosh!
Controllo la foto. Il makeup e i capelli mi sembrano a posto. Ma non sono un esperto, quindi faccio un giro su Instagram.
Iamnaomiloverofallthepeoplecampbell sprona i suoi fan a donare 5 sterle all’Unicef (contro la quale non ho nulla ma in passato sono stati in tanti a far notare alla ONLUS che quasi la metà dei soldi donati non arrivavano ai destinatari) ma soprattutto sprona tutti A FARSI UNA BELLA FOTO APPENA SVEGLI PER SALVARE LA SIRIA.
Accorrete gente, riponete l’amore per il vostro ego e pensate un po’ agli altri, maledizione!
Altre celebrità sulla cresta dell’onda tra cui Hugh Grant e Warwick Davis (il professor Vitious di Harry Potter) hanno aderito subito, insieme a Sam Smith che ultimamente se la passa un pochino meglio.
Ora direte, stanno facendo qualcosa per la Siria, è una cosa bella!
Mmmm
La filantropia come la beneficenza fanno in effetti parte di un lato interessante dei nostri retaggi storici, della visione del capitalismo come appropriazione e (in parte) restituzione, di base protestante ma presente oggi in modo trasversale all’interno di culture e mix culturali diversi.
Di fatto storicamente diversi personaggi di spicco sono stati filantropi, da JP Morgan (un personaggio talmente trasparente che si pensa abbia causato volontariamente diverse crisi economiche negli Stati Uniti), a persone più vicine a noi come Bill Gates, Sean Penn o George Lucas.
Per riallacciarmi alla Treccani parliamo di persone che fanno beneficenza privata (cioè da privati cittadini) ma quasi sempre pubblicamente, cioè sotto gli occhi e i riflettori sociali.
E non è di certo un concetto nuovo o deprecabile quello della dimensione pubblica della filantropia. Aiutare il prossimo e farlo sapere al mondo è un ottimo modo per farsi pubblicità, probabilmente il migliore.
Facciamo però una piccola distinzione tra chi ha speso la propria vita nell’intento di aiutare il prossimo (vedi, che ne so, Gandhi, Dylan Dog, il signor Burns sotto morfina, Madre Teresa di Calcutta…) e chi ha capito che con qualche sterlina può ricevere una visibilità mediatica globale e una pubblicità con un ROI spaventoso (economicamente parlando un ritorno sull’investimento).
La cosa migliore poi in questo caso è che non serve neanche informarsi sulla situazione della Siria, non è necessario trovare chiavi di lettura di un conflitto lacerante e di importanza strategica per le nostre politiche estere presenti e future.
A sto giro non ti devi neanche bagnare!
Questa trovata è talmente geniale che per salvare il mondo basta fare ciò che ci viene meglio, prendere l’iphone, aprire la fotocamera, controllare come stanno i capelli e farci una bella selfie!
Come dicevo. Amore per il prossimo, sforzo operoso e soprattutto cultura e profonda raffinatezza.