Dai Radiohead a Pj Harvey, sei album per cui vale la pena aspettare

È una attesa che ha a che fare più con il cuore che le date di scadenza. Ce li hanno annunciati e poi sono scomparsi, alcuni nemmeno sappiamo quando e se usciranno ma ci è bastato sapere che erano al lavoro per farci risentire tutta la discografia che ci ha cambiato la vita o che ha contribuito a essere quello che siamo. Sono ragioni del cuore che non possiamo capire e non possiamo che aspettare. Sei album che aspettiamo, tra rumors e smentite, ma che non vediamo l’ora di ascoltare perché, così, potremo aspettarne ancora un altro.

 

RADIOHEAD – TBA 

[Previsto per la prima parte del 2016 o un giorno random deciso da loro]

 

La certezza è una sola e nemmeno su quella possiamo contarci fino in fondo: i Radiohead stanno registrando il nuovo album, così dicono le foto in studio, così ci piace pensare ma, per ora, nulla è uscito da quella stanza. Ci tocca seguire Thom Yorke nei suoi folli movimenti perché, da qualche anno a questa parte, è una delle poche cose che ci ricordano com’era stato scoprire solo quattro giorni prima che King of the Limbs sarebbe uscito. Dannata malinconia.

 

JAMES BLAKE – RADIO SILENCE

[Entro il 2015]

 

Tempi pieni per il giovane favoloso della musica elettronica. Sono passati due anni da Overgrown, i più fortunati se lo sono potuti godere al Vasto Siren Festival, gli altri si sono dovuti accontentare di qualche Ep o delle sue produzioni. Annunciato da mesi Radio Silence rimane ancora un mistero in tutto e per tutto, se non per la collaborazione con Bon Iver e Kanye West ma da quell’intervista su BBC Radio è, ormai, passato un anno.

 

AFTERHOURS – TBA

[In studio, vedi 2016]

 

Riusciranno Stefano Pilia (Massimo Volume) e Fabio Rondanini (Calibro 35) a sostituire Ceccarelli e Prette? È solo una delle domande che affollano la mente di chi segue gli Afterhours. La celebrazione di Hai paura del buio è stata il giusto commiato  a due componenti fondamentali della band che, dopo Padania del 2012, ritornano in studio per provare a guardare avanti.

 

PJ HARVEY – TBA

[Prima parte del 2016]

 

Il Recording in progress ha un obiettivo: fare entrare le persone in contatto con la parte finale del processo creativo, rendendole parte attiva con sguardi e rumori inevitabili. Musica che diventa tableau vivente, al pari della altre installazioni che affollano le stagioni della Somerset House. Polly Jean ci aveva già abituato a manipolare la musica ma questo album, che seguirà Let England Shake del 2011, sembra voler proprio scardinare anche l’ultimo baluardo della creazione artistica, già compromesso da social network e mosse di marketing. Sembra evidente che qualcuno dei due protagonisti cederà, e ancora non sappiamo cosa scegliere, fra la musica e i simboli che ci sono rimasti.

 

DIIV – IS THE IS ARE

[Entro il 2015]

 

Ci sono certe band in cui la vita mondana sembra superare quella musicale. La storia ne è piena e gli esempi si sprecano. Non sappiamo se Zachary Cole e Sky Ferreira possano essere i nuovi Pete & Kate e, francamente, poco ci interessa ma seguirne le gesta ha fatto passare tre anni più in fretta di quanto ci aspettassimo. Anticipato, finalmente, da Dopamine il successore di Oshin sembra ormai prossimo ad uscire anche se, ormai, è più di un anno che lo suonano live.

 

 

CHROMATICS – DEAR TOMMY

[Oggi no, domani forse, dopodomani si vedrà]

 

Dear Tommy è il disco che tutti hanno già sentito ma nessuno ha mai visto, un fantasma che aleggia nella discografia dei Chromatics datato 10 aprile. Metà dei brani sono già usciti e promossi ma della release ufficiale non se ne vede l’ombra tanto che ci si inizia a chiedere se, effettivamente, sia mai esistito questo album o non sia soltanto un disco destinato a diventare una di quelle leggende a cui nessuno più crede.

 

 

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