Nell’anno della pandemia di coronavirus – sventurato per il cinema e per tutto il settore artistico – era difficile e anche un po’ ambizioso immaginare di poter tornare a riempire – con il dovuto distanziamento – le sale cinematografiche, ma soprattutto pensare di essere in grado di mettere su un festival nel rispetto delle norme e della salute di tutti. Molti festival in Italia e non solo – basti pensare a Cannes tra i più importanti per fama e risonanza – hanno dovuto abbandonare l’idea di poter portare avanti i loro progetti per l’anno 2020, cancellando o spostandosi interamente online. Anche il Sicilia Queer FilmFest, come di consuetudine inizialmente programmato per la primavera, aveva dovuto cedere alla prima morsa di restrizioni, rinviando a tempi più sereni. E quei tempi – sulla scia di una Mostra Internazionale del Cinema di Venezia tenutasi contro ogni pronostico – forse sono finalmente arrivati.
D’altro canto, dicava così il direttore artistico Andrea Inzerillo poco prima della conferenza stampa che avrebbe dato maggiori informazioni in merito all’organizzazione:
Da un punto di vista più generale viviamo sulla nostra pelle le difficoltà che caratterizzano le tante forme di precarietà del lavoro culturale nell’Italia di oggi, ed è per questo che non intendiamo arretrare di fronte alle contrarietà né isolare le tante persone che permettono a questa manifestazione di esistere.
Queste ed altre ragioni ci spingono a portare avanti con ostinazione un festival che compie quest’anno un anniversario importante, e che punta con forza verso il futuro rilanciando con un’edizione necessariamente molto diversa da come l’avevamo immaginata e da tutte le altre realizzate finora, ma che vuole porre al centro della sua azione il cinema e il lavoro.
Consapevoli delle difficoltà – tra restrizioni e mascherine -, ma anche grande voglia di far spegnere le dieci candeline a questo festival, ci troviamo quindi oggi alla vigilia di un’edizione ridotta, rimodulata, ma non per questo non densa di film e animata dallo spirito che la regge di anno in anno.
Il Sicilia Queer FilmFest si apre quindi domani martedì 15 settembre alle ore 20.30 con SAMP di Antonio Rezza e Flavia Mastrella reduce dal Festival di Venezia.
Nei sei giorni di programmazione saranno poi presentati 9 lungometraggi per il Concorso Internazionale di Nuove Visioni, realizzati da nuovi autori significativi del presente cinematografico che si muovono tra il documentario e la finzione, e 14 cortometraggi per il Concorso Internazionale di cortometraggi Queer Short, che interpretano il cinema queer come cinema del desiderio nelle sue molteplici sfaccettature. I 23 film dei due Concorsi, che saranno valutati dalla giuria internazionale composta dall’italiano Ernesto Tomasini (attore, musicista, artista e performer), dalla svizzera Jasmin Basic (storica del cinema, selezionatrice e produttrice), dalla spagnola Nuria Cubas (direttrice artistica Filmadrid), dal francese Michael Dacheux (regista) e dall’austriaco Dietmar Schwarzler (distributore, curatore e scrittore), oltre che in sala saranno disponibili anche in streaming sulla piattaforma MyMovies.
A impreziosire il programma di questa edizione – unica sezione non competitiva di questo anno straordinario – Retrovie italiane a cura di Umberto Cantone, che presenta Donne Inattese. Omaggio a Franca Valeri e Catherine Spaak, un ritratto parallelo di due donne “inattese” che si sono conquistate con fatica la loro autorevole posizione nell’Italia moralistica e sessuofobica degli anni ’60, rivendicando la dignità del loro essere “altre”, esibendo la loro inquietudine e spregiudicatezza, la loro intelligenza di interpreti.
Verrà dato anche spazio alle arti visive con il progetto fotografico inedito Cose da salvare in caso di incendio, a cura di Antonio Leone.
Il festival si chiuderà poi domenica 20 alle 20:30 con l’anteprima nazionale di Days di Tsai Ming-liang, amato regista taiwanese nonché Leone d’oro a Venezia nel 1992 con Vive L’amour.
L’intero programma è consultabile nel sito del Sicilia Queer FilmFest qui.