Curtis Harding: l’amore, il soul e il groove

Uscito il 5 Novembre su licenza di ANTI- Records, “If Words Were Flowers” è il nuovo album di Curtis Harding, brillante omaggio agli anni d’oro dell’american soul condito con gospel, hard funk, soft jazz, R&B, catchy pop e psych rock.

Regalami fiori mentre sono ancora qui” è la frase che sua madre gli ripeteva spesso, a sottolineare quanto sia importante dimostrare amore alle persone care quando se ne ha tempo, prima che sia troppo tardi. Ed è così che “If words were flowers, I’d give them all to you, they carry power so proud and beautiful” diventa l’incipit dell’album da cui partire per narrare amore e relazioni umane con naturale disinvoltura.

Il soulman del Michigan rende omaggio ai fasti della Motown come a quelli della Stax e lo fa con stile e personalità, producendosi quasi tutto da solo, seppur col supporto dell’immancabile Sam Cohen (già presente nel precedente “Face Your Fear”). Le sue radici gospel, l’ispirazione della musica di Curtis Mayfield, Stevie Wonder, Gil Scott Heron, Nina Simone, Otis Redding e i messaggi di ottimismo e speranza fanno di questo terzo album un lavoro energico, coinvolgente e squisitamente groovy.

 

È un disco pieno di bisogno d’amore e di fiducia nel futuro, costruito sul forte legame con le proprie radici afroamericane (il movimento Know Your Rights Camp e l’eroe dei diritti civili John Lewis citati in “Hopeful”) e sulla propria forza emotiva. Non un disco nostalgico dunque, né tantomeno politico, piuttosto un disco che attinge al passato per guardare al futuro, nonostante i tempi difficili che stiamo vivendo.

Curtis si pone onesto e sensibile, regala fiori al mondo, a chiunque voglia emozionarsi, e lo fa con classe e talento. Non è un caso che sia oggi tra i nomi di spicco del fortunato Soul Revival, in compagnia di Michael Kiwanuka, Bruno Mars e Leon Bridges, tanto per citarne alcuni.

Siamo davanti a un disco stravagante, ricco di sfumature e suoni diversi, in cui Harding da libero sfogo alla sua fervida immaginazione creando un mix di stili diversi e distanti fra loro che fa dell’immediatezza il suo fiore all’occhiello, tanto da andare ben oltre l’idea di un semplice ‘vintage album’.

Dimostra bravura anche nel trasformare in ottimismo la solitudine e l’oscurità di certi brani come “With you” (notevole il duetto con la cantante Sasami), la bellissima “So low” o “Where is the love”, con giochi di ritmo e ritornelli davvero contagiosi.

 

Harding mescola easy pop e cosmic jazz nella title-track, funk, gospel, hip hop e psichedelia in “Hopeful” e “Can’t hide it”, elettronica e soul in “Explore”, sfodera splendidi assoli di sax in “Forever more” e pura magia di fiati e piano in “I won’t let you down”. È un disco movimentato nella prima parte e lento nella seconda, ma forse è proprio questo a rendere il viaggio ancora più interessante.

A sette anni da “Soul Power” e a quattro da “Face Your Fear”, “If Words Were Flowers” conferma il talento di un artista che impreziosisce sempre di più la nuova scena black soul.
Uno dei dischi imperdibili di quest’anno.


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