Craxi – Dentro i battimenti delle rondini

A scanso di equivoci, la parola Craxi non ha qui nulla a che vedere con i revival socialisti che di tanto in tanto compaiono nel nostro amato bel Paese. Tutt’altro, il Craxi di cui si parla è un convivio di cervelli musicali fumanti, supergruppo che nasce e muore praticamente prima ancora che la sua opera veda la luce. I Craxi sono, o forse meglio dire erano, Luca Cavina (Zeus!, Calibro 35) al basso, Andrea Belfi (Hobocombo, Rosolina Mar, Belfi/Grubbs/Pilia trio) alla batteria, Alessandro Fiori (Mariposa, Amore) alla voce e alla tastiera ed Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35) alla chitarra e al sax; non gli ultimi arrivati, ecco, e si sente.

Registrato nell’ormai lontano 2010 e tenuto nel cassetto fino a poche settimane fa, “Dentro i battimenti delle rondini” è un album complesso, che mescola isteria punk, sperimentazioni  prog e una teatralità di manzOniana memoria (quella di Gigi Tenca, per intenderci), esaltata da un Alessandro Fiori quanto mai ironico ed espressivo e da un insieme di musicisti fuori dalle righe. Le undici tracce dell’album, al tempo stesso così fuggevoli e taglienti, mosse da colpi di percussioni sferzanti, fiati impazziti e distorsioni noise, sembrano esulare da ogni linearità melodica in senso stretto, eppure si rivelano coinvolgenti sceneggiature ora noir, ora decadenti, ora crudelmente ciniche e sarcastiche.

Rosario” scomoda una certa poetica del macabro dai toni baudelairiani, tra rondini che “beccano i grani del rosario” e coppie di fidanzati che marciscono “in una fossa comune”, in un collage di immagini fortemente simboliche, mentre “E tu non ci sei” si presenta come un amaro monologo sull’amore; l’originalità dell’impianto sonoro emerge in tutta la sua forza negli episodi più convulsi come avviene in “I diari dei kamikaze”, “Le ali di Alì” e “Santa Brigida” o in “Drive Inn”, in quello che è una sorta di amarcord punk avanguardistico rumoroso e tirato, mentre “Se me lo chiedi dolcemente” o la title-track “Dentro i battimenti delle rondini” celano un animo noise che accentua un lirismo pesante come un macigno.

Particolarmente riusciti risultano poi i momenti che sfuggono a qualsiasi tentativo di incatenamento, momenti in cui i quattro folli soci sembrano rincorrere solo e soltanto i propri nobili istinti artistici: è il caso del jazz sghembo di “Si appressa la morte, non ci è dato sapere cosa c’è al di qua” e di “Sono il mio passeggero”, in cui l’interpretazione di Fiori raggiunge livelli di grazia, fino alla chiusura con “Le mostre di pittura”, dominato da un improbabile botta e risposta tra un sax su di giri e uno sfrontato handclapping.

Nonostante quella dei Craxi sia solo una piccola parentesi nelle già consistenti carriere dei suoi componenti, ora che gli esperimenti del quartetto hanno visto la luce resta un po’ di amaro in bocca per un progetto che ha chiuso i battenti forse troppo frettolosamente. Ci resta, tuttavia, in eredità un album di assoluto valore artistico, lontano dalle produzioni indipendenti più classiche e tutto da godere.

Tracklist:

  1. Rosario
  2. E tu non ci sei
  3. I diari dei kamikaze
  4. Drive Inn
  5. Le ali di Alì
  6. Si appressa la morte, non ci è dato sapere cosa c’è al di qua
  7. Santa Brigida
  8. Se me lo chiedi dolcemente
  9. Dentro i battimenti delle rondini
  10. Sono il mio passeggero
  11. Le mostre di pittura
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