Cosmetic – Nomoretato

Concluso il viaggio disegnato della trilogia del fumetto, i Cosmetic ritornano alle realtà quotidiane con Nomoretato o, meglio, a una nuova antologia di situazioni che si situano a metà fra l’adolescenziale e l’affermazione adulta, all’interno di quella cosa tragicomica che è il mondo reale. Il distacco, tra finzione e realtà, però, non è di quelli che comporta dei traumi. Un percorso segue l’altro, senza abbandonare quella direzione spontanea che ha sempre contraddistinto la band romagnola, nonostante alcune scosse di assestamento all’interno della band. Così Nomoretato è l’espressione più diretta del processo creativo che gli sta dietro, registrato completamente in analogico, distorto e immediato, affascinato da un pop nostalgico che però non si completa mai, mediato com’è dalla componente più shoegaze e psych, mentre i testi della mancanza, dai Crediti alle certezze di Bordonero, scorrono disincantati su uno sfondo solo apparentemente semplicistico. Lento e famigliare questo nuovo album conferma tutto quello che i Cosmetic avevano già dimostrato in passato, nel loro dirigersi verso una sperimentazione che tende ad avvicinare chi lo ascolta, nel rivendicare quella dimensione diy che, più che fare figo, è il mezzo per creare un legame ed esprimere al meglio ciò che sentono.

Così, rapidamente, i Cosmetic si ritagliano la loro dimensione particolare, che non aspetta una vera soluzione o un modo per svoltare (Nelle mani giuste), che è un po’ un’ammissione di poetica quanto dichiarazione di intenti. Quello che può scoppiare nelle mani giuste sembra non essere tanto diretto verso un successo, che in fretta dimentica, quanto quel cuore da salvare di chi li ascolta in determinate condizioni. Ad anestetizzare le ferite servono allora gli strumentali di Continuum, dai toni quasi-Fugazi di un Instument Soundtrack, e Reprise. Ma non è tanto il dolore, o la sofferenza interiore, l’oggetto di Nomoretato, come non lo era del resto degli altri dischi, quanto quel senso apatico dell’esistenza quotidiana (da leggersi non come connotazione negativa, perché, dopotutto, pochi altri aggettivi ci descrivono meglio). In questo senso si configura un racconto dell’apatia, quasi rilassante nel suo essere leggero e coerente con sé stesso, senza cambi rapidi di ritmo o un’ossessiva ricerca di stupire. Il suono registrato analogicamente, ruvido e altalenante, mostra un risvolto musicale nostalgico, di cui il disco si infarcisce, contribuendo alla creazione del momento magico della creazione. Si sente, rispetto al passato, la presenza di un produttore artistico che converga le energia nei canali giusti e tracci una linea continua fra i pezzi, senza nulla lasciato al caso.

Nomoretato, in sostanza, raccoglie tutte le cose buone dei precedenti album, rinnovando le intenzioni di essere sempre più naturali, confermandosi nel panorama di quelle innovazioni che, nel panorama italiano, spesso si limitano solo alle esperienze più elettroniche. Che si sia inaugurato il capitolo di una nuova serie, nel grande libro dei Cosmetic, non ci è dato sapere, che la direzione sia quella giusta sì.

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