Conferma emiliana | Arti Vive Festival

tutte le foto sono di Alise Blandini

Si è conclusa lo scorso 9 luglio l’undicesima edizione dell’Arti Vive festival di Soliera che ogni anno anima la provincia modenese con proposte sempre più varie e interessanti. Durante questo caldissimo weekend lungo, iniziato giovedì 6, i palchi di Piazza Sassi, Pizza Lusvardi e dell’Arci Dude hanno ospitato diversi artisti italiani e internazionali che si sono esibiti davanti a un pubblico numeroso e come ogni anno accogliente. La formula rimane invariata per un festival che sembra aver trovato il giusto equilibrio coinvolgendo piccole realtà locali, per le quali rappresenta uno degli eventi più amati e sentiti della stagione, e importanti partecipazioni sia italiane che straniere. La scelta di inserirlo in un contesto provinciale come quello di Soliera si dimostra ancora una volta vincente su tutti i fronti riuscendo, tra le altre cose, a far conoscere artisti emergenti per i quali Arti Vive da anni rappresenta un trampolino di lancio.

La rassegna è partita la sera di giovedì con un programma dalle tinte un po’ busker, con ospiti come il comico Ugo Sanchez JR e la band Jashgawronsky Brothers. Venerdì 7 si è entrati a tutti gli effetti nel vivo del festival con Giungla ad aprire la serata, artista sempre più conosciuta a livello internazionale e che ha riproposto dal vivo il suo EP Camo uscito poco più di un anno fa per l’etichetta Factory Flaws. I secondi ospiti ad esibirsi sono stati invece His Clancyness, band che ormai conosciamo bene e seguiamo fin dagli esordi, attualmente in tour con l’ultimo lavoro Isolation Culture di cui avevamo parlato qui. L’ex bassista dei Woods, Kevin Morby era forse uno degli ospiti più attesi di questa edizione del festival ed è stato all’altezza delle aspettative avvolgendo la piazza con le sue sonorità indie-folk che ricordavano a tratti i lavori solisti di Alex Turner.

Quella di sabato sera è stata la serata con più partecipazione e, con un cartellone di artisti tutti italiani, non sorprende. Si è iniziato puntuali alle 21.00 con i giovanissimi Mood, di casa nel modenese e sempre apprezzatissimi, per continuare con i marchigiani Soviet Soviet che hanno portato sul palco l’ultimo album Endless, disco energico e riflessivo uscito lo scorso dicembre per Black Candy Records. Più tardi il registro è decisamente cambiato con i Sick Tamburo, anche loro attualmente in tour con il quarto lavoro in studio Un giorno nuovo, e il producer romano Capibara che ha fatto ballare l’Arci Dude con la sua elettronica dai ritmi tribali.

Christaux – Foto di Alise Blandini

Si chiude la rassegna con una serata, quella di domenica (unica a pagamento), dal gusto un po’ 80’s e a esibirsi per primo è Claudio “Clod” Nigliazzo seconda parte degli Iori’s Eyes, formazione da cui si era già staccata la promettente L I M, che proprio Arti Vive aveva ospitato lo scorso anno. Clod aka Christaux, ha debuttato lo scorso aprile con l’album Ecstasy e il suo è un progetto dalle tonalità oscure che unisce melodie pop a ritmi new wave e fa da intro perfetto per la serata. Si presenta sul palco vestito di nero, minimale, e la sua esibizione ricalca fedelmente le sonorità del disco che esegue magistralmente creando un’atmosfera eterea e sognante. La voce, pulita e limpida si staglia in contrasto con un suono complesso e ricercato che non lascia niente al caso.

Xiu Xiu – Foto di Alise Blandini

Dopo di lui è il momento degli Xiu Xiu, formazione sperimentale californiana che si esibisce intorno alle 21.30 e rappresenta una presenza importante all’interno del festival. Il loro è un live efficace e coinvolgente anche a livello visivo, caratterizzato da un suono potente dai forti echi industrial in grado di catturare anche l’attenzione dell’orecchio più distratto. Reduci dall’ultimo periodo che li ha visti impegnatissimi, al lavoro sul nuovo album Forget e quasi contemporaneamente sulla colonna sonora di Twin Peaks, sul palco del festival portano una selezione di pezzi nuovi e grandi successi (come Crank Heart, Sad Pony Guerrilla Girl e Fabulous Muscles) trovando anche il tempo di cimentarsi in una cover degli ZZ Top del brano Sharp Dressed Man. La loro esibizione è magnetica e il frontman Jamie Stewart tiene il palco con un carisma e un’attitudine teatrale che rendono impossibile distogliere lo sguardo.

Ultimi ma non certo di importanza, i newyorchesi Blonde Redhead. In questo caso il live è essenziale e semplice e Kazu Makino ricorda una cantante degli ’70, ipnotica ed elegante, in modo particolare sulle note della splendida Elephant Woman. Amedeo e Simone Pace sono composti dietro i loro strumenti ed eseguono ogni pezzo con il gusto raffinato che ha da sempre contraddistinto questa longeva band e che risalta soprattutto al momento di Falling Man e 23, due tra i pezzi più apprezzati dal pubblico. Nonostante i quasi 25 anni di attività alle spalle, il trio italo-giapponese si conferma una formazione innovativa e mai noiosa capace di unire in un’unica performance le diverse sonorità esplorare durante la carriera.

Blonde Redhead – Foto di Alise Blandini

A parte piccoli incidenti di percorso, un amplificatore che abbandona i Blonde Redhead appena qualche minuto dopo l’inizio del live e in generale i suoni che nella serata di domenica forse necessitavano di qualche maggiore accorgimento, il festival dimostra di essere una realtà via via più solida nel panorama emiliano con una risposta del pubblico sempre più positiva ed entusiasta. La varietà della proposta, con una selezione mai banale, e una location particolarmente suggestiva, rappresentano i veri punti di forza che stanno permettendo a Arti Vive una rapida e meritatissima crescita che speriamo di poter testimoniare ancora a lungo.


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