Come scongiurare la paura del negro e dell’ebola

È solo questione di tempo, e poi succederà: avremo paura del nero di fronte a noi, lo chiameremo negro, dimenticheremo Hendrix e Kanye West, penseremo che è un portatore ingrato di ebola come fosse inscritto nel suo dna. Lo guarderemo negli occhi ripetendo un mantra: che ne so che tu non stai tornando dal Senegal? Non sputarmi addosso, non mi sudare addosso, non toccarmi, non guardarmi neanche: io non so niente di te, e dalle tue parti è scoppiata un’epidemia pericolosa con cui non voglio spartire niente, neanche l’informazione. Non voglio difendermi, non devo avere neanche la possibilità del rischio sulle mie spalle: sei tu a dover andare via da qui.

La chiamano bushmeat la carne di animali selvatici cacciata nelle foreste africane: carne di scimmia, antilopi, roditori, pipistrelli, che viene poi portata sul mercato occidentale, cinese, sudamericano. Ma siamo sicuri che macellare uno scimpanzé sia stata una buona idea? Secondo un rapporto svizzero per la sicurezza all’alimentazione ”il 75 % delle nuove malattie trasmissibili risultano essere zoonosi, ossia malattie trasmissibili dagli animali all‘uomo”, e la bushmeat che viene dalle terre africane è una merce importata illegalmente, non soggetta perciò a controlli. Si dice che grandi quantità di bushmeat siano arrivate anche a Londra dopo uno scalo all’aeroporto di Charles De Gaulle. La caccia alla carne di questi animali in realtà è stata favorita anche dalle imprese occidentali che hanno disboscato le foreste africane, rendendo ai cacciatori più facile il commercio di bushmeat. Inizia a pensare a tutto questo, e comprendi quant’è globale il problema, e quanto la parola negro c’entri veramente poco con tutta la faccenda.

Sempre nel rapporto svizzero non si esclude che l’ebola potrebbe essere introdotta in Svizzera (o in Europa) anche attraverso l’importazione illegale di carne, anche se per ora ci si limita alle ipotesi piuttosto che alle certezze. Per ”difendersi” a questo mondo la risposta non è guardare con sospetto agli altri, ma conoscere con certezza tutte le armi in nostro potere per cambiare le cose. L’equazione che andava in voga subito dopo l’11 Settembre ”tutti gli arabi sono terroristi” si è scoperta sbagliata, e così pure si può dire con certezza che ”non è vero che tutti i neri sono portatori di ebola”. O che sia esplicitamente colpa delle condizioni dei villaggi rurali della Guinea se tutto è esploso. Ci sono innumerevoli concatenazioni di eventi, i mangiatori di carne cinesi ne sanno qualcosa. Piuttosto che credere al grande complotto delle case farmaceutiche purtroppo bisogna accettare la realtà che è stato un lungo percorso di ignoranza di situazioni a creare questa mortale epidemia che non smette di mietere vittime.

Ad oggi l’Oms conta un numero di oltre 2.400 vittime di ebola, tanto che il presidente Obama addirittura si esprime a riguardo della crisi: ”diffusione fuori controllo”. L’unica cosa che ci resta da fare è sbarazzarci della nostra fede e del nostro razzismo, e credere che per fermare la crisi (quella che iniziano a chiamare ”guerra che si diffonde a macchia d’olio”) bisogna informarsi attivamente tutti, uno per uno. Il nero accanto a te te ne sarà grato.

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