“Divido tutti i lettori in due classi; coloro che leggono per ricordare e coloro che leggono per dimenticare” (William Lyon Phelps)
In una scena de La meglio gioventù la madre di Matteo, uno dei protagonisti, resta sconcertata dalla quantità di libri nell’appartamento del figlio. Ispeziona gli spazi, scruta i volumi ammonticchiati sugli scaffali e sul pavimento. A guardarli, tutti quei libri, sembrano costruzioni, tracce di pensieri impenetrabili, segni di esperienze riservate eppur tangibili. Amélie Nothomb dice che un lettore vero si immerge talmente nella lettura di un testo da uscirne cambiato. Matteo, il personaggio del film, legge come un pazzo, quasi che cerchi tra le parole altrui una risposta o solo conforto. Forse, tante ragioni non lo conosce neanche lui.
La relazione con le storie cambia le persone: centinaia di lettori sono pronti a testimoniare la scoperta dell’affabulazione, l’effetto delle parole sulla mente e i pensieri, i risvolti di tutto ciò nella vita, sia pure in termini di svago. Proust diceva che ogni lettore, quando legge, legge se stesso: instauriamo con la pagina, che sia di carta o digitale, un rapporto di fiducia e, quando questa aspettativa non viene tradita, gioiamo, pronti a riconoscere pezzetti di noi nelle frasi di altri. È un’alchimia, è la magia dello scrivere per comunicare una storia, un’esperienza, un punto di vista, una visione o un incubo. Questo processo umanissimo nasce con l’essere umano, con il ritmo che domina e attraversa tutte le cose, con un senso di impotenza a volte ingestibile e paralizzante.
Le storie sono nate per un bisogno di sopravvivenza e nella scrittura hanno trovato la loro consacrazione. Chi legge entra in questo cerchio, con più o meno intensità, per una o più ragioni, tra consapevolezza e inconsapevolezza. Molti di noi, da bambini, hanno avuto la fortuna di essere traghettati verso i libri e le storie. Altri ci sono arrivati crescendo, da soli o attraverso persone vicine. Comunque sia, continuiamo a scegliere libri, a impilare testi, a scaricare file (nel caso abbiate un e-reader), a essere le voci che ascoltiamo, le frasi che sottolineiamo, le citazioni che postiamo.
Ma come si sceglie un libro? Senza perderci tra le mille sfumature dell’essere lettore (debole, forte e bla bla bla), diciamo che pescare un libro dal mucchio e decidere di farci un pezzo di strada insieme è un momento clou, identificativo anche. La determinazione con la quale giungiamo a questo momento dipende da alcune variabili: sapere cosa si cerca o non volerlo sapere affatto, avere o meno introiettato un certo numero di letture, riuscire – entrando in una libreria o rovistando su una bancarella – a intercettare i propri desideri e stati d’animo.
È probabile che chi legge con costanza sia più anarchico ed autonomo di altri. Il lettore navigato è quello a cui domandiamo dritte e consigli. Lui, a sua volta, si confronterà con altri lettori, a riprova del fatto che dobbiamo smetterla di parlare della lettura come un’attività solitaria. Solo quando entreremo nell’ottica che leggere attiva una serie di condivisioni, relazioni, scambi, riusciremo ad essere protagonisti delle nostre scelte. Chi riesce a consigliare libri agli altri dona loro benessere, spunti, specchi. E ci riesce perché ha già interiorizzato il nesso tra una voce e tutto il resto.
La cosa migliore da fare quando si ha voglia di leggere, ma non si sa bene che cosa, è uscire di casa e andare in libreria. E non necessariamente per comprare un libro. Anche solo per toccare, sfogliare, curiosare. Così inizieremo a distinguere i generi, gli autori che ci piacciono, a farci un’idea dei testi che preferiamo di carta o in digitale. Ci accorgeremo che la convivenza tra Amazon, e-book e librerie indipendenti è possibile, a patto che queste ultime ci guidino verso una crescita e verso quel confronto di cui si diceva prima. La grande abbuffata su Amazon non confonde il fascino di incontrare gli autori, di partecipare alle presentazioni, di connettersi con operatori culturali, lettori e scrittori. A furia di stare nelle storie e vicino a chi le compone, potremmo persino renderci conto quanto c’è di posticcio in certi libri e che lo scrittore sul piedistallo è una categoria da bypassare con convinzione. Se poi tutto ciò ci interessa poco o niente, possiamo continuare a sfogliare le classifiche dei libri più venduti e credere che leggere sia un passatempo da spiaggia. Non tutti dobbiamo accanirci sulle stesse cose.
Annie François ne La lettrice (Guanda editore, traduzione di Francesco Bruno) scrive: “Di fronte alla lettura non soltanto i cittadini non sono uguali, uomini e donne non più divisi, ma l’individuo stesso non reagisce in modo identico. Il libro può essere saporito o indigesto, il lettore sazio o affamato. Il suo appetito varia in funzione del suo temperamento, ma anche delle stagioni, delle circostanze, dei luoghi, della compagnia, della pace, del rumore, della carenza, dell’abbondanza, dell’amore, dell’odio. Egli segue i moti dell’umore e del cuore, le fluttuazioni del morale e del fisico”. Ma il processo della scelta di un libro si sta complicando, anche per i lettori di razza. Nel 2015 sono stati pubblicati 65mila nuovi titoli su carta e 63mila ebook, mentre tra gennaio e febbraio 2016 c’è stato un incremento del + 6,3% dei titoli pubblicati nello stesso periodo l’anno prima.
Il mercato editoriale è un mare magnum dove stanno iniziando ad annaspare pure i librai che un poco vanno a naso e un poco si affidano a recensioni e post. Certo, se si scrivesse di libri pensando più ai lettori che a compiacere autori amici, uffici stampa e compagnia cantante, i lettori potrebbero contare almeno su un servizio, su una bussola. Per orientarsi vale la pena leggere Il libraio, Satisfiction, Rivista studio, Critica letteraria, Minima&moralia, Nazione indiana, Scratchbook, il blog di Matteo B. Bianchi, i post e gli articoli di Laura Pezzino e le dritte di Luca Pantarotto. Oppure, lasciate perdere e sperimentate da voi, acquisto dopo acquisto, senza temere di toppare. Parafrasando Non ci resta che piangere: bisogna provare, provare, provare.