Un estratto dal nuovo pamphlet femminista di Lorenzo Gasparrini

Ci scalderemo al fuoco delle vostre code di paglia è il nuovo incendiario pamphlet di Lorenzo Gasparrini, filosofo e divulgatore femminista, pubblicato da D Editore. Nel ripercorrere linguaggi e tic del maschilismo introiettato, Gasparrini passa in rassegna una collezione di tipi umani ricorrenti, mostrando la debolezza e l’inconsistenza dei loro argomenti. Un bestiario che raccoglie 27 tipologie di maschilismi, e le loro code di paglia.
Qui sotto potete leggerne una, la coda del nostalgico. L’appuntamento è in libreria, dove vi aspettano le copie fresche di stampa di Ci scalderemo al fuoco delle vostre code di paglia.
Lorenzo Gasparrini

§ la coda del nostalgico

Il nostalgico di come erano una volta i rapporti tra uomini e donne lo abbiamo incontrato tuttə, è un personaggio diffusissimo. Si tratta di quella persona che a ogni difficoltà o questione anche solo blandamente complicata oppone il ricordo, vissuto o meno, di qualcosa che esisteva prima ed era più chiara, più semplice, più felice per tuttə.

Permettetemi una piccola digressione filosofica. In tanti secoli di arte e di pensiero gli esseri umani si sono sempre barcamenati tra due poli, due estremi esempi di nostalgia, ben esemplificati da due parole tedesche: la heimweh, che è la nostalgia della casa, del luogo di origine, di una cosa già conosciuta e vissuta felicemente, e la sehnsucht, la nostalgia per qualcosa che non si conosce, il desiderio per qualcosa che non si comprende fino in fondo, un anelito a un futuro diverso dal presente ma ancora non immaginabile. In mezzo a questi due poli possiamo trovarci infinite sfumature, che nella nostra cultura trovano esempi dall’antichità classica a Martin Heidegger, e anche oltre. Vale la pena, qui dove parliamo di questioni di genere, ricordare il mito degli androgini: creature potenti tanto da conquistare l’Olimpo e sottomettere Zeus per un po’, prima che questo tornasse al potere scacciandoli. Ma non volle ucciderli: ne diminuì la forza dividendoli in due, generando così gli esseri umani, alla ricerca continua dell’altrə, legati ma dominati da due forze: Eros e appunto Pothos, la nostalgia. I Greci antichi hanno un mito per ogni problema attuale; peccato che i miti non forniscano strategie per le soluzioni, ma solo metafore per i problemi.
Il nostalgico di cui vogliamo parlare qui si presenta in diverse accezioni, alle quali proviamo a dare un’etichetta, tanto per capirci, e che racconteremo in ordine di pericolosità sociale, cioè di dimensioni della sua coda di paglia.

IL CERAUNAVOLTA – è quello che una volta si stava meglio, uomini a lavorare e donne a casa, e non c’era molto da perdere tempo con tante chiacchiere perché dovevi portare a casa il pane e badare alle faccende o morivi di fame. È convinto che tutti questi problemi legati ai generi sono dovuti alla perdita di tempo sprecato per badare a cose che non sono bisogni essenziali, che per lui sono respirare, mangiare, bere, dormire – mi raccomando il tutto con piacere molto limitato, perché anche godere è tempo perso. In fondo, a parte il brontolìo continuo, è sostanzialmente innocuo, e la sua coda di paglia si basa soprattutto sulla paura che ha di qualsiasi cosa non conosce o non gli sembra direttamente legata a quelli che per lui sono bisogni primari. Riflettere sull’insensatezza di quello che dice non è tra questi bisogni primari, e non lo è neanche accorgersi che quel beato tempo di cui parla non è mai esistito.

IL LEDONNEDEIMIEITEMPI – questo nostalgico ha chiara di chi è la colpa di tempi tanto confusi riguardo i ruoli di genere: le donne, che oggi vogliono studiare in ogni settore, lavorare autonomamente, essere ricche e potenti, divertirsi, addirittura fare un piacevole sesso quando pare a loro, invece di fare quello che da sempre hanno fatto, cioè dedicarsi ai loro uomini. La sua pietra di paragone, irraggiungibile per perfezione e abnegazione, è ovviamente una sua ava, o madre o nonna o zia, comunque esempio di una moltitudine di donne dedite a ciò che la natura – secondo il dettato patriarcale – ha destinato loro: la cura dei bambini, la cura degli uomini, la cura della casa, la cura di chiunque altro tranne che loro stesse. Questo nostalgico non sa rapportarsi a nessuna donna che non sia una simile al modello ideale che si è costruito, quindi ne ha paura: la sua coda è folta ma non molto nociva.

IL GLIUOMINIDEIMIEITEMPI – in questo caso invece la nostalgia è per il mitico e proverbiale uomo d’altri tempi, cioè dei tempi inventati dal nostalgico. Quest’uomo era dedito anima corpo e muscoli alla protezione della sua donna, della sua famiglia, della sua terra, della sua patria, insomma di tutto ciò che riteneva suo finché un altro uomo di quei tempi non lo menava più forte. Anche in questo caso il modello irraggiungibile del nostalgico non è se stesso ma un avo più o meno lontano – padre, nonno, zio. Costui sapeva regolare le stranezze della vita, per esempio le persone che vorrebbero essere uomini e donne in maniera diversa da come la vede lui, con la forza gentile del suo bastone, metaforico ora più ora meno. Cominciamo con questo l’elenco delle code di paglia nostalgiche più pericolose, perché questo tipo di nostalgico ama nascondere le sue paure di essere inadeguato, la sua coda di paglia, in quella di una moltitudine di simili a lui dalle scelte politiche piuttosto pericolose.

IL GIOVENTÙDIOGGI – In questo caso la nostalgia comincia a intrecciarsi in maniera inquietante col desiderio non più realizzabile, e neanche a volte esprimibile, di fare oggi quello che una volta era impossibile fare. Quindi questo tizio vede nei giovani e nelle loro possibili identità di genere così varie, colorate, divertenti e disinibite, quello che gli è stato impedito quando lui era giovane, da forze e poteri che non ha neanche provato a controbattere. Il risultato di questa sua nostalgica frustrazione, o di questa nostalgia frustrante, è che tutta questa confusione di sessi e tutta questa carne al vento che vede ora è colpa della gioventù che non vuole obbedire – non importa a cosa, è che dovrebbe obbedire e basta. La sua considerevole coda di paglia, la sua paura, sta nel fatto che si potrebbe facilmente imputare alla sua mancanza di coraggio il non essersi divertito a essere quello che voleva, e alla sua codardia il non aver provato a essere come voleva. La paura di essere il primo responsabile dei suoi rimpianti di ieri lo rende ferocemente critico di chi, oggi, preferisce avere rimorsi provando a essere più felice.

IL LAMOREDIUNAVOLTA – disponibile nella variante romantica (quello che ancora cerca lamorediunavolta) o in quella provolona (quello che vuole farti capire cos’è lamorediunavolta), questo nostalgico è una sorta di somma per la nostalgia sia degli uomini che delle donne di una volta, sempre esistiti solo nelle sue fantasie. Il primo, il romantico, passa ore a criticare il tuo modo di amare – qualsiasi cosa voglia dire – perché capisce che la tua identità di genere ti fa rifiutare cavalleria, galanteria, corteggiamento, in quanto codici di comportamento opprimenti; il secondo, il provolone, passa ore ad assicurarti che tu non hai mai provato il vero amore perché la tua identità di genere ti fa rifiutare cavalleria, galateria, corteggiamento, in quanto codici di comportamento opprimenti. Il primo si limita a chiacchiere noiosissime e a volte moleste, il secondo molesta proprio, verbalmente e a volte anche fisicamente.
Questa nostalgia maschera la paura di non essere in grado di affrontare la complessità di una persona che non rientra in quei “semplici” ruoli di genere del passato, ma che suscita desiderio; l’arma con il quale costui si difende, la sua coda di paglia, è una idea di amore che non è mai esistita se non nella sua fantasia e in quella letteratura che serviva a mascherare una realtà di per sé davvero poco amorevole.

IL NONSICAPISCEPIÙNIENTE – Questo nostalgico aggiunge al rimpianto per i bei tempi che non ci sono più la propria rabbia per il fatto di non saper distinguere, in molti casi, il genere della persona che ha davanti. Costui cioè non è solo disorientato da un aspetto esteriore che non dice più nulla di rilevante sulle preferenze sessuali di unə soggettə, ma che questo aspetto esteriore il più delle volte lo trae in inganno. Scopre cioè che potrebbe essere attratto da corpi che “una volta” erano più distinguibili come appartenenti a quel genere che non vuole proprio toccare, e dal quale non vuole farsi assolutamente toccare. Il suo lamentarsi nella formula del “non si capisce più niente” può essere agevolmente tradotto con “non riesco a distinguere una donna etero con la quale posso fare sesso” perché troppi corpi non di donne etero cominciano a essere desiderabili, e questo gli procura un sacro terrore: quello di infrangere il patto di cameratismo con gli altri uomini etero.

Questa paura è la sua coda di paglia: che possa scoprire di poter provare piacere anche insieme a corpi che non sono di quel genere unico ammesso per lui dal patriarcato come corpo sessualmente attraente. A questa paura è capace di reagire anche con rabbia verso chi, secondo lui, lo sta “ingannando”.

Copertina

IL SECOMANDASSIIO – Proseguendo nell’escalation di pericolosità sociale, questo nostalgico può essere restìo ad agire ma certamente ha le idee chiare su cosa andrebbe fatto per risolvere i problemi di genere: far sparire i generi diversi dai due tradizionali. Questo nostalgico è molto programmatico: farebbe adottare da tutti i luoghi pubblici regole ferree sul decoro, quello strumento patriarcale per non far vedere differenze dall’eterosessismo. Dai vestiti presentabili alle rappresentazioni artistiche ammissibili, dai libri vendibili alle quote di genere da abolire, il nostro nostalgico ha una misura da proporre in ogni campo per risolvere le questioni di genere alla vecchia maniera: seppellendo ogni possibilità di porle, quelle questioni. Nel privato invece ciascuno può fare come vuole, basta che non lo faccia vedere: comunque, se non si tratta di famiglie tradizionali o poco ricche, per loro non ci sono agevolazioni, welfare o assistenza sociale di nessun tipo.

In questo caso siamo oltre anche la paura, sfioriamo il terrore: la coda di paglia è non solo molto grande, ma anche robusta (forse di saggina?). Dietro queste nostalgiche idee chiare c’è un terrore sociale altrettanto chiaro: che la presenza di soggettività diverse per genere vada a minare quelle maggioranze di persone che hanno conservato da sempre abitudini, pensieri e linguaggi patriarcali, ma che ora sono messi in discussione e che traballano nella loro consistenza numerica. Il nostalgico di questo tipo, se comandasse lui, riporterebbe a zero le presenze per lui paurose, cioè portatrici di un modello relazionale e sociale diverso dall’eterosessismo. Nella sua fantasia, ovviamente: nessun non-etero ha voglia di perdere tempo a far cambiare idea a un sessista nostalgico, vuole starsene in pace libero di esercitare i suoi diritti umani.

IL FASCIOINCEL – il pensiero fascioincel è caratterizzato dall’incrocio di paure multiple. Esse rimangono e anche se si fosse in buona fede a parlare di quelli patriarcali come “valori”, rimpiangendo le speranze andate; nessuna paura può giustificare l’abolizione di altri immaginari solo perché più recenti o più complessi, né giustificare il ritorno a tempi andati perché immaginati più semplici e salutari.

Sì, salutari: questi nostalgici della società di una volta, che imputano direttamente alle femministe la colpa della liberazione dei costumi sessuali che ha portato alla fine del matrimonio tradizionale, legano il numero di suicidi e depressi maschi alla fine del rassicurante equilibrio numerico dato dal matrimonio etero. Avete capito bene: siccome era pressoché sicuro che un uomo, per quanto poco desiderabile o sfortunato, riuscisse comunque a sposarsi, questa garanzia di soddisfazione sessuale e accettazione culturale serviva a mantenere un equilibrio sociale di salute, benessere, soddisfazione maschile. Da quando le femministe hanno lottato per pari diritti, questo equilibrio non è più garantito né “naturale”, e gli uomini subiscono una selezione al ribasso: potendo scegliere gli uomini più potenti e ricchi, la maggior parte degli uomini è abbandonata alla solitudine, non potendo dare alcuna assicurazione di potere, mantenimento, scalata sociale a una donna.

Questa nostalgia dei tempi andati quindi non si basa solo su una visione riduttiva e sprezzante delle donne, pensate come spinte solo da una naturale ricerca dell’uomo che possa assicurare solo soldi e prestigio in quanto “moglie di”. Contiene anche una visione ben misera dell’uomo, che già di suo era condannato a una lotta per essere il migliore possibile (in termini di ricchezza e potere) ma ora per colpa delle femministe è pure condannato a una solitudine invincibile, se nasce non ricco né potente ma neanche “bello”.

Questa coda di paglia quindi ha un preciso nemico da combattere; e la situazione paradossale è che questo tipo di uomo nostalgico individua perfettamente il sistema di potere che lo schiaccia, ma scambiando la causa con l’effetto, prende la libertà dei generi di definirsi e autodeterminarsi come ciò che ha distrutto la “sicurezza” del suo genere. Al contrario, le lotte femministe dovrebbero mostrare quanto quel sistema sia ingiusto anche verso gli uomini; ma se si ha paura della libertà, della capacità di costruirsi la propria identità al di fuori degli schemi prefissati dal patriarcato, quella possibilità di liberarsi non la si vedrà mai. Anzi, se ne avrà paura.

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